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“Da grande voglio fare il medico” | |||
di Alessandra Gualdani - e-mail | |||
Nel corridoio del reparto di Oncoematologia in-fantile dell’Ospedale “Di Cristina” l'atmosfera è quella di una qualsiasi ludoteca: muri colorati, libri, giocattoli, matite e pennelli sparsi su piccoli tavoli, minuscole sedie a misura di bambino. Ci sono infermieri e volontari, ma soprattutto tante mamme con i loro piccoli, intenti a dipingere, disegnare o giocare al computer. Rosanna, mamma di Dario, ci racconta la sua storia: "Ho scoperto che Dario era malato nell'agosto del 2007. Fu il suo pallore a mettermi in allarme, cosi l'ho portato in ospedale per un controllo. Quando mi dissero cos'aveva, mi sentii spiazzata, come una bambina che non sa cosa aspettarsi. Mi feci spiegare tutto. I medici furono molto disponibili: ho sentito tanta umanità, non mi sono sentita in un ambiente freddo, ma trattata con molta attenzione. E' bastato poco perché s'instaurasse un rapporto amichevole con il personale: impari tutti i loro nomi, ci trascorri le giornate. Dario è consapevole, il sapere in anticipo di dover affrontare delle cure lo ha reso più coraggioso. Per me è stata una sorpresa vederlo affrontare la terapia con coraggio e maturità". In effetti, il calore, diremmo quasi la familiarità che si respira all'interno del reparto è quasi tangibile, soprattutto tra le mamme, anche se non sempre si ha voglia di parlare del male che ha colpito i propri figli. La consapevolezza del dramma incombente rende chi ha un figlio ricoverato "particolarmente sensibile e fragile", come ci sentiamo ripetere da più madri. Cambiano anche le abitudini in casa, intanto "l'igiene assoluta, che dev'esserci nei confronti del bambino, perche immunodepresso e quindi a rischio d'infezioni". Fortunatamente, grazie all'ospedale e all'ASLTI, i genitori sono ben assistiti a livello psicologico. Parlando con le madri ci si rende conto di come i bambini siano assistiti bene, da tutti e con ogni mezzo. Fondamentale è sicuramente la comunicazione in tutte le sue forme. Dario con i suoi occhi vispi e il suo bel sorriso ci racconta che trascorre le giornate in ospedale giocando al PC con gli scacchi, in compagnia di altri bimbi e della sua mamma. La sua materia preferita è la matematica e da grande vorrebbe fare il calciatore come sport, ma come professione: "voglio fare il medico". |
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