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Una riforma che premia la qualità e il merito | |||
di Barbara Cittadini - Presidente dell'AIOP Sicilia | |||
Ora che l'iter della riforma può dirsi sostanzialmente concluso, l'Aiop sente il dovere di ringraziare il Governo della Regione e le forze politiche presenti all'Ars, ciascuno nel proprio ruolo, sia perché hanno mostrato nei nostri confronti la massima disponibilità e considerazione, sia perché hanno voluto e saputo tenere conto delle nostre ragioni e della nostra realtà. Questo è potuto succedere non solo perché l'Aiop si è guadagnata sul campo, con la serietà delle sue proposte e con la concretezza delle sue iniziative, una preziosa credibilità contrattuale, ma, soprattutto, perché l'ospedalità privata ha deciso, fin dalle prime battute del dibattito sulla nuova sanità, di fare la propria parte. Ha accettato con grande senso di responsabilità i sacrifici imposti dal piano di rientro e, quando si è trattato di aiutare la Regione a mettere ordine nei propri conti non si è certo tirata indietro. In cambio, abbiamo chiesto, oltre alla legittima tutela dei nostri interessi, il pieno riconoscimento del nostro ruolo e di quel vasto patrimonio umano, professionale e tecnologico che per le case di cura private rappresenta giustamente un grande motivo di orgoglio. Oggi, grazie appunto al fruttuoso confronto con il Governo e con le forze politiche, possiamo con soddisfazione dire di avere raggiunto due importanti risultati. L'Ars non solo ha sancito il principio della libera scelta del paziente e, dunque, la pari dignità tra pubblico e privato: principio che finalmente elimina l'odiosa discriminazione tra figli e figliastri; ma ha anche avuto la forza e - perché no? - il coraggio di introdurre per legge, nella gestione della sanità, il valore premiale del merito e della qualità. Un valore per il quale l'Aiop si è intestata da tempo una battaglia di coerenza, certa che ogni associato avrà la possibilità di dimostrare che i nostri livelli di assistenza riescono a raggiungere anche punte di eccellenza. I risultati ottenuti hanno per noi una portata storica, un valore che non esito a definire costituzionale. E per capirlo in pieno, basta ricordare le asperità e i fraintendimenti insorti nelle prime battute del dibattito: mi riferisco all'estate scorsa, quando qualcuno voleva stringerci all'angolo di una mal sopportata complementarietà. Con la nostra tenacia - "le grandi opere", annotava Samuel Johnson, "non si realizzano con la forza ma con la perseveranza" - siamo riusciti però a sgomberare il terreno da ogni pregiudizio e da ogni malevolenza. E oggi possiamo addirittura parlare di conquiste importanti non solo per le nostre aziende, ma anche per le tantissime famiglie che alle nostre aziende hanno legato il proprio destino. Non siamo nati ieri e l'approvazione di una legge, per quanto importante, non significa tuttavia che i problemi della sanità siano stati tutti risolti. Anzi. Ci sono ancora molti nodi da sciogliere, non ultimo quello dei controlli, per i quali continuiamo ad auspicare l'istituzione di un ente terzo ed equidistante. E poi c'è il peso, a tratti opprimente, di una burocrazia ancora incapace di allinearsi alle esigenze di una società computerizzata e globalizzata. E, soprattutto, c'è il rischio che principi sacrosanti, come quelli ai quali abbiamo fatto fin qui riferimento, possano subire nella fase attuativa contraccolpi tali da vanificare ogni speranza e ogni legittima attesa. Per questo vorrei lanciare un appello al Governo e a quanti ci hanno dimostrato sensibilità politica e istituzionale: di vigilare perché a principi così alti corrispondano fatti e comportamenti conseguenti. I nostri associati, come tutti gli imprenditori responsabili e avveduti, chiedono nient'altro che certezze. Senza le quali sarà impossibile programmare il futuro delle nostre imprese e avviare i necessari investimenti. Sappia la Regione che la crisi economica, di cui si avvertono già i primi morsi, non ci perdonerà né ritardi né inadempienze. |
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