Dire ai genitori che il loro bambino ha un tumore o una leucemia comporta sempre una sorta di shock: si trovano improvvisamente davanti a paure, emozioni e interrogativi sulla struttura meglio organizzata che potrà guarire il loro piccolo. Nelle prime fasi della malattia la famiglia vive un momento molto difficile. Ne parliamo con il Dott. Paolo D'Angelo responsabile dell'U. O. di Oncoematologia pediatrica dell'Ospedale G. Di Cristina.
Di cosa si occupa il reparto?
"Della diagnosi e del trattamento delle leucemie, dei tumori in età pediatrica e di malattie del sangue non tumorali come le immunodeficienze e l'ematologia non oncologica".
Quanti pazienti ospita?
"In carico al centro sono circa 700, compresi quelli in terapia da parecchio tempo. Negli ultimi 6-7 anni la media delle nuove diagnosi è tra i 50-60 casi all'anno. Il trend è abbastanza costante: siamo partiti da una situazione (precedente l'istituzione dell'Unità) in cui il tasso di migrazione sanitaria era del 70%, con forte diminuzione negli anni a seguire".
E' migliorata la sopravvivenza dei bambini colpiti da tumore?
"Sì, attraverso un approccio multidisciplinare al paziente, che si traduce in un migliore impiego e sviluppo dei chemioterapici, della tecnica radioterapica e un più preciso adeguamento della terapia alla diagnosi. L' inserimento del catetere venoso centrale (dispositivo utile per il trattamento dei pazienti che necessitano di chemioterapia, soprattutto nei casi di trapianto di midollo) ci consente di fare le infusioni, la terapia trasfusionale, di migliorare anche la terapia di supporto e, dunque, di ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti, determinando un ulteriore aumento delle percentuali di successo. Inoltre, la stratificazione dei pazienti, ossia la loro distribuzione in base alle caratteristiche del rischio, ci permette di trattarli meglio e di gestire le complicanze che dovessero incontrarsi".
Quali le percentuali di successo?
"Siamo passati da una situazione, diffusa negli anni '60, in cui la sopravvivenza per leucemie e tumori era intorno al 20%, ad unapercentuale che raggiunge valori dell'80%. Ci sono dei picchi di eccellenza nei casi, più frequenti, di tumori renali, leucemie, linfomi e, in particolare, nella leucemia linfoblastica (il tumore più frequente in età pediatrica) in cui la percentuale di guarigione è nella misura dell'80%.
Nei casi di tumori cerebrali, al secondo posto per incidenza tra la popolazione pediatrica, oggi due bambini su tre ce la fanno".
Il trattamento chemioterapico è sempre efficace?
"Ci sono condizioni in cui la chemioterapia da sola dà il 90% di possibilità, ma quando ci troviamo di fronte a situazioni di maggiore rischio siamo riusciti a migliorare la prognosi dei nostri pazienti ricorrendo al trapianto di cellule staminali emopoietiche, che ha delle indicazioni ben precise".
Com'è la situazione in Italia?
"L'Italia oggi è capofila nei risultati raggiunti nei confronti di diverse patologie, riducendo il gap storico che la allontanava dagli altri Paesi. I risultati attuali sono ottimi. I protocolli terapeutici sono uguali in 17 Paesi europei. L'universalità dell'approccio globale al paziente, dal punto di vista dell'accuratezza diagnostica, permette di condividere tutte le strategie terapeutiche".
Come sono i rapporti tra ospedale e famiglie dei piccoli pazienti?
"E' un contesto nel quale si va oltre il normale rapporto medico-paziente. Spesso intratteniamo rapporti personali con i familiari che vanno al di là della gestione della malattia.Nascono emozioni e sentimenti che ci portiamo anche fuori dell'ospedale: è impossibile non farsi coinvolgere, i momenti di commozione sono inevitabili, vissuti come medico e come padre di famiglia. In tutto questo, un grande sostegno ci viene dall'ASLTI che ha migliorato gli aspetti alberghieri, del day hospital, dotando il reparto di apparecchiature, strumenti e supporti laddove l'Azienda è carente, compresi i compensi dello psicologo e delle due biologhe che operano nel reparto e sostenendo l'aggiornamento e la formazione dei medici. La presenza dei volontari dell'associazione consente di migliorare l'approccio al bambino e rilassa le mamme, permettendoci di lavorare meglio".
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