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pagina 4 - MEDICINA | |||
La prostatite, patologia urogenitale con diversi quadri clinici |
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di Giuseppe Lauria - Dirigente medico Urologia ARNAS Ospedale Civico di Palermo - www.urologiaandrologialauria.com | ||||
La prostatite, con i suoi svariati aspetti clinici, etiopatogenetici, anatomo-patologici e diagnostici, è una malattia frequente ed ha un'incidenza che aumenta, in maniera progressiva, dai giovani all'età adulta. Spesso, in età avanzata, è associata ad un'iperplasia prostatica. Tra gli agenti etiologici, la maggiore responsabilità è attribuibile alla flora batterica gram negativa (E. Coli, Kleb-siella, Proteus, Enterobacter, Pseudomonas), meno frequenti i casi attribuibili alla flora batterica gram positiva (Stafilococchi, Streptococchi-Enterococco) e a forme miste (Coli, Proteus, Pseudomonas, più raramente batteri più protozoi o miceti). Le prostatiti vengono comunemente classificate in: "batteriche" (acute e croniche) ed "abatteriche" (croniche, prostatosi, prostodinia). Le prostatiti batteriche sono le più frequenti, di diagnosi relativamente facile in base ai dati clinici e di laboratorio. E’ da tenere presente che la loro sintomatologia si confonde con quella dell'infiammazione delle vescicole e/o uretrale e può mimetizzarsi con quadri pseudo-influenzali. Le prostatiti abatteriche sono caratterizzate dal mancato isolamento di germi, neppure su colture da prelievo bioptico e su terreni particolari per Mycoplasmi, Chlamydie, Miceti. Presumibilmente, sono sostenute da un processo immunitario locale cellulo mediato verso antigeni misconosciuti, oppure, come alcune ricerche di immunoflorescenza hanno evidenziato, dall'attivazione di un processo "immunitario-umorale" con reazione anticorpale verso antigeni tessutali, fissazione del complemento e conseguente liberazione di fattori chemioattivi locali. Da includere, tra queste forme di prostatiti, "la prostatosi" (dolore prostatico con aumento di volume e di consistenza della ghiandola) e "la prostatodinia" (con disturbi minzionali, algie perineali-pelviche, psicogene ed aspecifiche). Sintomatologicamente, queste forme decorrono come prostatiti croniche, in un'età compresa tra i venticinque e i cinquantacinque anni, ma non sono esenti le altre età. Nelle forme acute, il polimorfismo sintomatologico può trovare giustificazione nei diversi meccanismi patogenetici che le inducono. Tra questi, la "patogenesi ematogena" si manifesta, spesso, con inizio pseudo influenzale, come malessere generale, astenia, febbre e/o sintomi urinari (pollachiuria, stranguria, ritenzione urinaria). Questa forma non è la più frequente, ma è quella che porta alla sintomatologia più subdola, in quanto i sintomi urinari spesso secondari a quelli generali sono sfumati. Tra gli altri meccanismi patogenetici che inducono al polimorfismo sintomatologico, ricordiamo la "patogenesi uretrogena o urinogena", quasi sempre con sintomi locali che precedono quelli generali, anch'essi con pollachiuria, stranguria, pseudoincontinenza, secrezioni uretrali, febbricola. E, ancora, la "patogenesi da diffusione linfatica" che si manifesta con sintomi spesso confusi con quelli degli organi primitivamente colpiti, ed è caratterizzata da dolori addominali, dolori ipogastrici, crisi emorroidarie, tenesmo anorettale. Nelle forme croniche la sintomatologia è quanto mai varia, in funzione del quadro anatomopatologico, della localizzazione, del grado di evoluzione, dello stato psico-emotivo, passando da forme asintomatiche (salvo riacutizzazioni), disuria saltuaria (crisi di congestione pelvica), algie pelviche e perineali (conseguenza a volte di periprostatite), disuria persistente (rigidità o edema dell'uretra posteriore e/o sclerosi del collo vescicale), turbe sessuali. |
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