punti di vista | |||
Se io fossi ricco… | |||
di Diego Fabra | |||
Tra i sogni che si fanno fin da bambini uno dei più ricorrenti è immaginarsi ricchi. Dinanzi ad un periodo di forte crisi, come l'attuale, siamo in tanti a far questo sogno e tentare soluzioni facili e leggere, come la lotteria o il gioco. Come sarebbe una vita senza stenti? Il mio pensiero oggi non va tanto al benessere, all'agiatezza, alla tranquillità di chi vive e può metter da parte qualche soldo. No. Mi chiedo: cosa farei se fossi ricco. Uno di quei ricchi che comprano banche (comprensive di uomini e loro destini), o collezionano ville storiche di valore incalcolabile, come fossero soldatini di piombo, o francobolli… Come potrei soffocare il disagio che potrebbe produrmi l'assillo delle notizie sulla povertà e sulla miseria in cui versa ormai la maggior parte degli italiani?... Giornali e telegiornali riportano gli elementi scarnificanti di una crisi economica pesante. La gente non arriva più nemmeno al dieci, altro che "27"!.. L'impoverimento conduce a non guardare feste, vacanze o acquisti se non attraverso avide finanziarie. Un figlio è un problema, una multa una tragedia, i licenziamenti pesano come mannaie. Io, ricco, non potrei non conoscere tutto ciò, impegnato come sarei a tessere le fila di un'economia che mi deve garantire. Forse penserei con disagio che se la gente impoverisce l'economia va in recessione e gli utili della mia famiglia vanno in malora? O può esserci mente così delittuosa da pensare addirittura ad un profitto sulle disgrazie altrui? (ma ci sarà…). Credo che, in una condizione di estrema ricchezza, sarei preoccupato, avrei un senso di forte disagio. Eviterei di fare elemosine, che saprebbero di purga per la coscienza. Penserei invece che una condizione di livellamento garantirebbe tutti, un po' come quando la pressione o la glicemia smettono di avere picchi e depressioni per diventare più costanti e tranquille. Darei piuttosto un occhio alla cosiddetta "economia di comunione", quella in cui una parte dei profitti (credo un terzo) vengono destinati alle economie povere e sofferenti per dar loro ossigeno. Solo attraverso un apparente sacrificio delle ricchezze respireremmo tutti, ma occorrere buon senso, spirito di appartenenza alla nazione, intelligenza e cuore. |
|||
|