pagina 4 - PROBLEMI SOCIALI | |||
Per le terapie di riabilitazione delle persone diversamente abili
necessaria una diversa e più mirata politica di assistenza |
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di Salvatore Crispi - e-mail | |||
Recentemente un'associazione di disabili, per protesta, dopo aver sistemato in un angolo di marciapiede gli attrezzi necessari, davanti alla porta dell'Assessorato alla Sanità della Regione Siciliana, ha fatto svolgere, ai propri iscritti, i quotidiani esercizi di riabilitazione. Il problema di fondo è che la persona con disabilità, con evidente gravità, non dovrebbe essere trattata da queste strutture, com'è indicato chiaramente dalle normative esistenti, ma, bensì, dai centri accreditati e convenzionati, secondo l'articolo 26 della legge 833/1978 e secondo quanto disposto dalla legge 104/1992. Secondo quanto riportato da alcuni organi d'informazione, dall'ufficio di gabinetto dell'Assessorato alla Sanità avrebbero fatto sapere all'associazione, che aveva inscenato la protesta, che "le prestazioni mediche per i disabili continuano ad essere attive e che certi disguidi sono dovuti a problemi di comunicazione" e che "sono in programma iniziative per offrire nuovi tipi di servizi assistenziali per i disabili". Risposte certamente interlocutorie, prive di contenuti reali, che saranno state offerte, certamente, per limitare la protesta, ma che, in ogni caso, non inquadrano il problema nella sua effettiva dimensione, o per mancata conoscenza, o per superficialità, ovvero perché, le stesse risposte, fornite a persone bisognose e piene di rabbia e disperazione, non possono far altro che aumentare la confusione ed alimentare l'incertezza operativa che, invece, non dovrebbe esserci se si seguissero con precisione le regole imposte dalla legislazione vigente. La realtà, invece, molto amara, parte dall'irrazionalità della spesa nell'ambito della riabilitazione che suscita molte perplessità ed induce a delle riflessioni. A Catania, altro grosso centro di spesa per la riabilitazione, 11 mlioni 226 mila euro sono andati, sempre per il 2008, alle strutture in convenzionamento esterno, mentre 70 milioni 296 mila euro sono andati ai centri di riabilitazione per i disabili. Questi sono due degli esempi più eclatanti e significativi, rispetto alle altre province della Sicilia poiché le risorse impiegate sono notevoli, ma non si riesce a fare decollare un sistema, distribuito omogeneamente sul territorio, che dia ai servizi caratteristiche di efficienza, efficacia, economicità, trasparenza e, soprattutto, qualità. A Catania, questa differenza è più contenuta e normale perché i centri di riabilitazione, in città e provincia, sono più di 19 e, quindi, la fisiokinesiterapia in convenzionamento esterno è usata in modo ridotto e contenuto al minimo dalle persone con disabilità. A Palermo, invece, i centri di riabilitazione sono 12 e, quindi, la differenza di spesa risalta di più ed è incomprensibile perché, mentre gli stessi centri di riabilitazione sono tenuti a rispettare nella maggioranza dei casi il rapporto 1 a 1, il convenzionamento esterno non ha questo vincolo. Per questo si ribadisce che in una programmazione reale e concreta bisognerebbe pensare operativamente a dare un maggiore senso alle cose da realizzare, equilibrando le somme da spendere secondo delle priorità, che, per altro, vengono stabilite dalle attuali disposizioni legislative. Lo strumento operativo di sistema è, soprattutto, il piano triennale a favore delle persone con disabilità della Regione Siciliana, perché, appunto, è necessario che il sistema venga reso più agile ed operativamente più congruo affinché proteste come quella messa in campo da quell'associazione davanti all'Asses-sorato alla Sanità, frutto di rabbia e di disperazione, non si ripetano più ed i diritti delle persone con disabilità vengano tutelati, offrendo loro condizioni di vita più dignitose e di qualità. |
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