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A proposito di influenza e di “amplificazione” | |||
di Diego Fabra - e-mail | |||
Si chiama "amplificazione". Letteralmente è "l'aumento della quantità e della grandezza di un fenomeno". Negli ultimi tempi troppe persone mi hanno posto strane domande ai primi sintomi di un raffreddore o al manifestarsi di un rialzo della temperatura corporea. Mai accaduto negli anni passati che si sia creato allarme durante le comunissime e banalissime febbri estive. Non so chi sia stato il primo a innescare il processo di "amplificazione" della notizia, ma è riuscito benissimo. Andiamo ai fatti. Un virus influenzale colpisce parte della popolazione: gli elementi deboli e defedati (soggetti immunodepressi, anziani, malati, ecc…) possono subire complicanze, gli altri guariscono. E' l'influenza. Il processo di amplificazione della notizia inizia a pressare l'opinione pubblica con avvertimenti, toni allarmistici, prime pagine dai titoli inquietanti. L'allarme diventa giallo, arancione, rosso, un po' come la faccia dei miei pazienti più ansiosi. La prima e più banale febbre, così, fa scattare una paura matta. "Sarò io in preda a un'infezione incurabile?...". Nel frattempo si susseguono altre notizie che fanno crescere sempre più l'attenzione pubblica. E' l'amplificazione: l'aumento della quantità e della grandezza del fenomeno. In altre parole: il fenomeno è 5, ma viene amplificato a dovere, fino a farlo apparire 5 mila! Perché? Leggiamo da Repubblica: "Le aziende farmaceutiche incaricate di immunizzarci dal virus della nuova influenza hanno i motori impegnati al massimo. In palio c'è una torta che promette di raggiungere i 10 miliardi di incasso, se sarà confermata la stima di 18 euro per ogni ciclo di vaccinazione. E che sarà suddivisa soprattutto fra 4 grandi giganti dell'industria farmaceutica: Novartis, GlaxoSmithKline, Sanofi e Baxter". Quattro colossi farmaceutici spingono sull'acceleratore. Molte persone hanno aperto il dizionario alla ricerca del significato della parola "pandemia": si tratta di un'epidemia di proporzioni mondiali. Alto numero di infetti, con aumento della probabilità di contrarre il virus. Se ne annuncia una da anni, ed è per questo motivo che noi sanitari invitiamo la popolazione a "chiudere la porta in faccia al virus" e a vaccinarsi. Adesso, secondo gli organi d'informazione, la pandemia sembra alle porte. Così si diceva anche l'anno scorso, a proposito dell'Australiana. Leggiamo ancora su un giornale specializzato: "L'Emea, l´ente europeo per i farmaci, si starebbe orientando verso una registrazione del vaccino non accelerata, vista proprio la non gravità della pandemia. Il che significherebbe, se così fosse, che i vaccini saranno pronti per la fine di gennaio. Una conferma indiretta a questa prospettiva dai tempi più lunghi si ha da una delle multinazionali farmaceutiche produttrici di vaccini, la Glaxo, secondo la quale col Governo italiano il dialogo si è infittito, ma ordini per farmaci e vaccini non ne sono arrivati". In altre parole, gli addetti ai lavori, i medici, il Governo, i tecnici non vivono alcun allarme. Non più e non meno dei normali preparativi che in questo periodo dell'anno hanno visto impegnati immunologi, infettivologi, tecnici e governo. Il virus A H1-N1, è questa la sua denominazione convenzionale, spaventa, in altre parole, solo i non addeti ai lavori. Noi medici non abbiamo ricevuto ordini particolari, non è stata allestita alcuna task-force, siamo tranquilli. Inoltre, come chiarito dalle autorità canadesi, le persone vaccinate contro la normale influenza sarebbero immunizzate, in parte, contro questo nuovo virus. Dunque, seguiamo il consiglio: in autunno vacciniamoci, ma come ogni anno. Adesso, invece, cerchiamo di frenare il fenomeno dell'amplificazione della notizia…"cambiando pagina!". |
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