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Screening al seno: sbaglia chi fa o chi non fa? | |||
di Diego Fabra - diego@fabra.biz | |||
Una giovane coppia si trova improvvisamente dinanzi a un grave problema: l'infertilità. Tutto avviene pochi mesi dopo il matrimonio. Tutto come previsto, tutto bene. Ma ciò che non è possibile prevedere sono le conseguenze di un vecchio problema, trascurato fino in età adulta: si chiama "testicolo ritenuto". Un problema risolto chirurgicamente un po' tardi. Nessuno avrebbe mai immaginato che avrebbe creato i presupposti per una crisi inattesa quanto dolorosa. Il referto è impietoso: gli spermatozoi presenti sono pochi, inattivi e per gran parte mostruosi. Regna la disperazione. La prospettiva di una maternità negata, lo strisciante senso di colpa per una colpa non commessa, ma presente, danno luogo ai primi momenti in cui nessuno dei due riesce a guardare negli occhi il coniuge per la paura di leggere lo stesso dolore. Dinanzi a un dolore talmente grande a me, medico, vengono le solite parole, che sembrano vuote e prive di futuro, perfino a me stesso. Cerco di rassicurarli, dicendo che qualcosa tenteremo, che spenderemo tutte le energie e le conoscenze scientifiche per tentare anche l'impossibile. Mi viene in mente di tutto: dagli errori diagnostici, ai viaggi della speranza, alla Madonna di Lourdes… Poi propendo, molto più semplicemente, per inviare la coppia da un mio carissimo amico, specialista in problemi di infertilità. Lui si mostra possibilista. Fa un programma rigoroso: dieta dimagrante per lei, per aumentarne la fertilità; ricostituenti per lui. Una batteria d’indagini più che completa. Appunta-menti, congelamenti, impianti e, nel frattempo, cure anche per l'umore: scuola di danza, amici, lavoro e counselling. Oggi, nel vedere il bimbo, nato dagli eroici spermatozoi paterni e dagli ordinati ovociti materni, siamo in tanti a commuoverci. E a ringraziare uno specialista, innanzitutto, in serietà, determinazione e bravura. |
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