anno 4
n. 11
23 marzo 2009
sommario


PRIMA 
- Punti di vista
Una sfida del nuovo millennio (di Diego Fabra)

pag. 2: INIZIATIVE
-
"Progetto Venus": due settimane di prevenzione gratuita del tumore al seno presso la clinica Demma 
- Prevenzione: consigliabile almeno una visita all'anno  (di Rino Cucinella) 

pag. 3: LA STORIA
-Da un ragazzo audioleso un bel gesto 
di fair play che onora lo sport (di Gaetano Talluto) 
- Minori fra tutela e abuso (di Mariella Falzone) 

pag. 4:  MEDICINA
-
Il massaggio infantile, un modo affettuoso 
per comunicare con il proprio neonato
(di Maria Maresi) 
- Quel bisogno di contatto fisico che dà conforto e benessere (di Viviana Cinque)

pag. 5:  MEDICINA
- La consulenza tecnica di parte: uno strumento efficace nei casi di separazioni difficili 
(di Angela Ganci)
- La rinite allergica nei bambini: sintomi, prevenzione e cura (di Claudio Ragno)
- Annunci immobiliari

pag. 6:MEDICINA
- Celiachia: piccoli ospiti dall’inferno del Sahara (di Giusy Egiziana Munda )
-
L'esodo di un popolo nelle pietraie algerine
- Consigliati

pag. 7: PROBLEMI SOCIALI
-
Rom: segnali inquietanti o lezione di civiltà?  (di Viviana Cinque) 
-
Le difficili condizioni di vita nel “campo nomadi” della Favorita  (di Mariella Falzone) 

pag. 8: CERCHI UNA FARMACIA?
- Farmacie di turno

pagina 1 - PUNTI DI VISTA
Una sfida del nuovo millennio
di Diego Fabra - e-mail

Anche noi, popolo italiano, siamo la Mecca di tanti poveri sventurati… Questo è certamente un motivo di stupore, ma anche di riflessione. Non c'è lavoro per noi, si parla diffusamente di crisi, eppure cresce il moto immigratorio. Evidentemente, nel mondo, c'è chi sta peggio. Così ci troviamo coi primi problemi di integrazione. 

Non è facile essere "grandi". Essere un grande popolo significa aver voglia di universalità, conoscere e affrontare i problemi del mondo, sapersi confrontare con altre culture, con religioni diverse. Mi accorgo, nella mia esperienza di medico di famiglia, che è necessario saper "viaggiare con la mente" per comprendere usi e costumi dei pazienti della Costa d'Avorio, o delle Filippine o dell'Est europeo. 

Ricordo una famiglia Rom, una di quelle che, quando si reca dal medico, va per intero… E' una cosa che mi colpiva molto: il problema di uno è sempre il problema dell'intera famiglia. Tutti fuori dalle regole. Nessuna idea di turni in ambulatorio, poca dimestichezza con visite ambulatoriali, prescrizioni, esami o altro. 

Una grande difficoltà si creava in sala d'attesa. Diffidenza reciproca: una coesistenza di tematiche uguali legate alla salute, ma con un modo di viverle distante, molto distante. Una distanza che richiama immediatamente il tema dell'integrazione. Ho sempre avuto dei dubbi che l'integrazione sia un processo unilaterale, cioè solo un adattamento alla mentalità del popolo che ospita. La ricchezza culturale e di esperienze che si può trarre dal confronto è senz'altro reciproco. Ma ciò può avvenire solo vivendo insieme, non in ghetti separati.

Sembrerà strano, ma la difficoltà maggiore che ho incontrato nell'attuazione di tali processi non è tanto nel fare accettare gli stranieri ai miei pazienti, quanto il contrario. Ogni regola ha le sue eccezioni, ma credo che convenga accettare le sfide che il nuovo millennio ci propone e avviarci, insieme, a diventare un grande popolo.

progetto  e realizzazione edizioni associazione nell'attesa - © tutti i diritti riservati