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Vittima dell’usura e della burocrazia decide di vendere un rene per vivere |
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di Viviana Cinque - e-mail | |||
"Vendo un rene per assicurare un futuro alla mia famiglia". E' l'ultimo atto, disperato e provocatorio al contempo, di Bernardo Raimondi, il ceramista di Borgo Molara che da più di tre anni combatte con l'intricato iter burocratico per avere riconosciuto lo status di "vittima dell'usura". Una vita difficile. Un susseguirsi di eventi tragici come la morte di un bimbo appena nato, la prematura scomparsa del fratello, lo "sfortunato" acquisto di una casa, la disabilità fisica e psichica di un figlio di 8 anni che ha continuo bisogno di cure. Difficoltà che hanno portato Raimondi a rivolgersi agli usurai. "Nel 1998 - spiega - il lavoro andava molto bene. Dal laboratorio di ceramica di Borgo Molara, in cui lavorano con me otto dipendenti, uscivano pezzi unici destinati al mercato italiano e straniero. Con i risparmi di una vita, allora, decidemmo con mia moglie di comprare una casa che si trovava di fronte al negozio. Da lì sono iniziati i miei guai perché la casa non è risultata in regola, i lavori di ristrutturazione richiedevano sempre più soldi, la morte prematura di mio fratello ha comportato grandi difficoltà economiche alla sua famiglia. Così la necessità di rivolgermi ad "amici di amici" che mi hanno prestato 40 milioni di vecchie lire che nel 2003 sono diventati circa 120 milioni". Spaventato, ma fiducioso nelle istituzioni, nel 2007 Bernardo Raimondi denuncia i suoi "cravattari" che vengono arrestati. Nonostante la testimonianza del ceramista di Borgo Molara e di altre vittime, i suoi aguzzini sono tornati in libertà. Raimondi ha stretto i denti e non si è piegato. Ha trovato tanti escamotage per farcela, anche vendere i suoi presepi o gli oggetti in terracotta sui sagrati delle chiese. "Devo ringraziare - continua - il vescovo e la diocesi tutta che mi hanno dato la possibilità di vendere le mie creazioni alla fine delle funzioni religiose. Grazie anche alla Caritas che mi ha aiutato con i generi alimentari e al Centro regionale dell'Ordine francescano secolare, di cui sono terziario, che mi invita a sagre e fiere". Da anni combatte con la burocrazia per aver riconosciuto lo status di "vittima dell'usura" e poter accedere così ai fondi a loro destinati. "Mi basterebbero diecimila euro - spiega - per acquistare l'argilla e potere continuare a fare le mie creazioni. C'è tanta richiesta, ma purtroppo non ho la liquidità per far fronte alle spese necessarie". A complicare la situazione, la disabilità fisica e motoria del figlio che ha continuo bisogno di cure. Operato con successo al Buccheri La Ferla per una ptosi palpebrale bilaterale congenita, oggi necessita di altri interventi a livello neurologico a causa di tremori, mal di testa continui, difficoltà di movimento e nell'eloquio. Stanco di porte chiuse, di moduli da compilare invano e di un aiuto dalle istituzioni che non arriva mai, ecco il gesto risolutivo: "vendere all'asta un rene per acquisire liquidità e poter garantire così alla mia famiglia un futuro migliore". Oggi il laboratorio di Borgo Molara non esiste più, gli otto dipendenti sono stati licenziati, la casa è stata venduta. I sacrifici di una vita si sono vanificati in un batter di ciglia. Per contattare Bernardo Raimondi la e-mail è: bennyraimondi@hotmail.it |
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