anno 4
n. 6
16 febbraio 2009
sommario


PRIMA 
- Editoriale
Il dono della vita è una questione di cuore
  (di Michele Guccione)


pag. 2: TESTIMONIANZE
- Punti di vista
Piccolo mondo antico
  (di Diego Fabra)
 
- La cultura della legalità in un quartiere degradato (di Marco Ceraulo) 

pag. 3: MEDICINA
- Il teatro degli over “settanta”  ci dà una lezione di solidarietà  (di Enza Bruno) 
- Inbox

pag. 4:  MEDICINA
-
Teatro nelle case di riposo: solo svago o anche cura? (di Giusy Egiziana Munda)
- Infezioni osteo-articolari una vera piaga sociale
L’Anio a tutela dei pazienti
(di Francesco Sanfilippo)

pag. 5: PREVENZIONE E SALUTE

- Progress: Dalla parte della salute

pag. 6: LAVORO
- Il lavoro domestico (a cura dell’ Associazione dei Giovani Consulenti del Lavoro di Palermo)
- Consigliati

pag. 7: RUBRICHE
- L'angolo dell'avvocato Accompagnamento: indennità anche in caso di degenza (di Eugenio Scotto Di Tella)
- Mangiarbene
L'asparago, un "germoglio" 
dolce e prelibato
(a cura dello Studio Nutrizione e Dietetica)

pag. 8: CERCHI UNA FARMACIA?
- Farmacie di turno
- Annunci immobiliari

pagina 2 - TESTIMONIANZE - punti di vista 
Piccolo mondo antico
di Diego Fabra - e-mail

Mentre andiamo in stampa stiamo lavorando alacremente a un progetto a vantaggio di anziani non autosufficienti. Si tratta di costruire un ambiente idoneo al più giusto modo di vivere la natura e le buone relazioni (anch'esse "naturali") anche se affetti dalle più gravi conseguenze dell'età. Di più non posso anticipare. 

Ma, progettando, si sa, si finisce col vivere interiormente le condizioni altrui. Immaginare cosa possa far bene a chi non dispone più delle proprie facoltà decisionali e intellettive vuol dire provare a mettersi in panni decisamente scomodi. Cosa si nasconde dietro i volti sperduti nella smemoratezza? Quale importanza ha, nel mondo, un uomo o una donna che non riesce più a comunicare nemmeno il proprio bisogno di acqua o di riposo o di cibo o di pulizia? Quanto vale una vita improduttiva e, apparentemente, vuota? Sono domande che sorgono quando ci colpisce da vicino la malattia che trasforma un essere umano nella sua copia vegetativa. 

Spesso è l'impotenza il sentimento che prevale nei familiari del malato, a volte la rabbia. In genere, però, il tutto si traduce nell'isolamento. Questa è la condizione "dell'anziano che non serve": l'isolamento. 

Ma una comunicazione può sempre avvenire. Sempre e in qualsiasi condizione. Lo dimostra la pazienza statuaria di coloro che assistono con amore anche i decerebrati. Comunicare non vuol dire solo parlare e capirsi. Significa molto più spesso trasferire sentimenti ed emozioni, evocare vecchi ricordi attraverso sapori, odori e suoni. 

Ci sono persone specializzate nella "comunicazione non verbale", cioè nell'arte di percepire e far pervenire i contenuti senza adoperare parole, che riescono a far vivere la normalità della relazione, anche a chi da tempo vive l'isolamento. Entrare con serenità e dolcezza nel "piccolo mondo fatto di antiche cose" può riservare sorprese inaudite, distese di serenità, ma soprattutto la soddisfazione di aver restituito un senso a persone come noi, assetate d'amore… come noi.

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