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Il teatro degli over “settanta” ci dà una lezione di solidarietà |
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di Enza Bruno - e-mail | |||
Che il teatro sia un potente mezzo di comunicazione efficace e suggestivo è noto a tutti. Che possa diventare anche una forma di terapia lo stanno sperimentando per la prima volta degli anziani di Palermo che mettono in scena spettacoli teatrali per altri anziani meno fortunati ospiti delle case di riposo della città e della provincia. Motore di questo piccolo miracolo è Marcello Ceraulo, tecnico riparatore di elettrodomestici che, dopo la prematura moglie della moglie, dedica la sua vita ad aiutare il prossimo attraverso la scrittura di commedie. Già animatore teatrale dell’Associazione Johnatan al Villaggio S. Rosalia, Ceraulo da circa un anno anima uno dei dieci laboratori, quello teatrale, attivati dall’Opera Pia, Istituto S. Lucia di via Principe di Belmonte. Così gli anziani attori hanno potuto scoprire, e quindi provare meraviglia, che “mettersi nei panni" di un personaggio, diverso dal proprio modo di essere e di agire, richiede un lavoro su di sé, che parte dalla necessaria graduale consapevolezza di limiti e pregi personali e si esplica attraverso la valorizzazione di capacità e possibilità espressive talvolta "nascoste" o volutamente represse. Ogni individuo, di ogni età, può fare teatro. Le persone anziane, però, sono spesso custodi di memorie del tempo passato, di piccoli o grandi eventi vissuti nel quotidiano, di sensazioni dal sapore ormai velato e quindi gli "attori" e gli "spettatori ideali" per rappresentare eventi del passato dal sapore grottesco. Da qui il segreto del successo de "La Fuitina". L'opera, scritta da Marcello Ceraulo, è un lavoro per la rappresentazione teatrale e che, grazie alla disponibilità dell'Opera Pia, viene rappresentata nel corso di una serie di spettacoli itineranti presso case di riposo e ospizi di Palermo e provincia, con la collaborazione dei volontari dell' Associazione Jonathan, solitamente impegnata in recite di beneficenza. Si tratta di una esilarante commedia dialettale, rappresentata da una decina di anziani, i quali, seguiti con molta professionalità dalla d.ssa Tania Comparetto, responsabile delle attività sociali del Centro e da Marcello Ceraulo che ne è anche il regista, si spendono completamente per offrire un sorriso ad altri anziani come loro, ma spesso dimenticati da figli troppo presi dalla propria quotidianità. I personaggi di questa commedia sono incastonati in una Sicilia anni '50 intrisa di pregiudizi e di strascichi risalenti al diciannovesimo secolo, come il neoborghese arricchito che vuole che la figlia faccia un matrimonio importante per guadagnarsi un gradino in più nella società, ma che poi, nei momenti di debolezza, lascia trasparire tutta la propria goffa cafonaggine, o la suocera volitiva e tenace che non nasconde di voler gestire la vita dei propri familiari, passando come un carro armato sui sentimenti di chiunque pur di ottenere i propri obiettivi. La "compagnia teatrale" è costituita da una maggioranza di donne, delle quali addirittura una ricopre un ruolo maschile perchè c'è "penuria di uomini" e non vi nascondo che lasciano trasparire, come nelle grandi compagnie di una volta, una sana competizione, anche se i pochi uomini sanno farsi valere credendo nel progetto e rivendicando la propria "sicilitudine" come disse Leonardo Sciascia, con grande orgoglio. Dalla descrizione delle scene di Marcello Ceraulo, forte del proprio vissuto, è emersa molta tenerezza e soprattutto una condivisione senza divismi e senza pretese. Tutti "attori e spettatori" hanno un solo obiettivo: trascorrere qualche momento di gioia e leggerezza insieme. |
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