pagina 6 - INFLUENZA | |||
Bambini e influenza pandemica | |||
di Adolfo Porto - Segretario regionale Sicilia della Federazione Italiana Medici Pediatri e Danilo Perri - Pediatra di famiglia (Board Scientifico FIMP nazionale sulla pandemia) |
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Il 24 aprile scorso, in Messico, viene isolato per la prima volta un nuovo ceppo di virus dell'influenza A denominato H1N1. Tale patologia è stata soprannominata influenza suina in quanto proprio in questi animali, che normalmente sono dei serbatoi naturali del virus, si è verificato un "mescolamento" genico tra il virus influenzale dell'uomo e quello degli uccelli (aviaria) che ha dato origine al nuovo virus. L'H1N1, per essere precisi, non è completamente nuovo. Nel secolo scorso altri tipi di H1N1 molto simili, anche se non identici al 100%, avevano fatto la loro comparsa nel 1918 (la famosa "spagnola") e nel 1977. Ogni pandemia influenzale differisce dalla classica epidemia stagionale perché si ripresenta a distanza di tempo (anche decine di anni) e per questo motivo predilige le classi di età più giovani che, a differenza delle persone adulte, sono immunologicamente predisposte a contrarre il virus (prive cioè degli anticorpi specifici). I virus pandemici non scompaiono improvvisamente, così come sono apparsi, dalla scena mondiale. Una volta esaurita la fase del "contagio universale" (fase 6 della pandemia secondo la classificazione dell'OMS) continuano a circolare in gruppi ristretti di popolazione e/o di animali (suini, uccelli,
etc). Tale perdurare della presenza virale rafforza le difese anticorpali della popolazione che difficilmente, qualora si dovesse ripresentare un virus simile in futuro, potrà ammalarsi. Il virus H1N1 è estremamente contagioso e perciò molto diffusivo anche se poco patogeno (risulta attualmente più benigno del virus stagionale). Infatti a fronte di una influenza stagionale che può colpire dal 6 al 10% della popolazione, l'influenza pandemica può raggiungere percentuali del 30-40%. Questa caratteristica è l'aspetto più "preoccupante" del virus che pone in stato di allerta le organizzazioni scientifiche internazionali per due motivi: Esistono sostanzialmente due soluzioni al problema: le norme igieniche e le vaccinazioni. Lo strumento più efficace rimane il vaccino. Creare artificialmente una pseudo infezione influenzale nell'organismo induce lo stesso, pur senza ammalarsi, a reagire producendo anticorpi che saranno pronti ad aggredire il virus pandemico se questo cercherà di infettarlo. Si è molto discusso sugli effetti collaterali del vaccino. Le opinioni singole, se pur rispettabili, non fanno scienza. Tutte le organizzazioni sanitarie internazionali con in testa l'OMS, gruppi di studio e di ricerca e le società scientifiche mondiali ribadiscono l'assoluta validità del vaccino antipandemico. Sottolineano, inoltre, come quasi tutte le voci sugli effetti collaterali catastrofici del vaccino stesso non hanno alcuna validità scientifica nascendo, spesso, da errate interpretazioni e da "sentito dire". Ogni vaccino può presentare degli effetti collaterali anche se in percentuali ridottissime. Ma questo non deve far dubitare la popolazione sulla scelta vaccinale: oggi grazie alle vaccinazioni alcune malattie come la poliomielite, il vaiolo, la difterite, sono praticamente scomparse ed altre (tetano, morbillo, rosolia, epatite B) sono drasticamente diminuite tendendo anche loro, nel giro di qualche decennio, a scomparire. Dobbiamo dire grazie anche ai vaccini se la vita media dell'uomo si è innalzata in maniera notevole nell'ultimo secolo (addirittura per un neonato giapponese di oggi si prevede che possa raggiungere i 100 anni) e se la mortalità infantile è scesa a valori molto bassi nei paesi industrializzati. Certo! C'è ancora molto da fare nei paesi in via di sviluppo ma ciò non deve esimere noi occidentali a compiere le giuste scelte a tutela della nostra salute e di quella dei nostri bambini. |
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