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pagina 5 - MEDICINA | |||
C'è la crisi? Gli italiani incrementano le richieste di ritocchi estetici |
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Effetti inaspettati della crisi economica: invece che risparmiare sul superfluo, gli italiani ricorrono anche più di prima al chirurgo estetico. Poche e sporadiche richieste, invece, per quella che i francesi chiamano ninfoplastica, cioè la ricostruzione delle parti intime femminili. Un'operazione ormai più frequente delle appendicectomie "o delle colecistectomie - aggiunge Nicolò Scuderi, ordinario di Chirurgia plastica dell'università La Sapienza di Roma - che sono circa sessantamila ogni anno nel nostro Paese". Ma "l'incertezza delle attuali norme regionali sulla formazione, totalmente differenti fra loro come se esistessero pazienti di serie A e di serie B - evidenzia Valeriani - fa emergere a mio avviso la necessità di un nuovo testo di legge o di linee guida che uniformino il panorama nazionale nell'interesse, innanzitutto, del paziente". "Oggi si parla di esperti in chirurgia estetica allo stesso modo che di specialisti - sottolinea Scuderi - e per questa disciplina non è previsto l'obbligo di una formazione universitaria specifica, come per l'anestesia o la cardiochirurgia. Ma di certo non si è mai sentito parlare di esperti in anestesiologia o cardiochirurgia. Ci si chiede se la chirurgia estetica abbia caratteristiche tali da richiedere una specializzazione accademica obbligatoria, dato che è una chirurgia superficiale e non tocca organi interni vitali. Per rispondere basti pensare che in America i chirurghi estetici pagano tariffe assicurative più alte rispetto ai cardiochirurghi: i rischi sono tanti e concreti, e un percorso formativo adeguato e riconosciuto è la risposta per evitarli". |
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