Oggi, arrendersi al passare degli anni, rinunciando al sogno di portare in grembo la propria creatura è un'ipotesi che la donna accetta con difficoltà. Ma l'orologio biologico prima o poi suona per tutte, non bisogna dimenticarlo! Dopo i quarantadue anni le speranze di avere un figlio grazie alla provetta sono molto basse.
Le statistiche parlano chiaro: se una donna a vent'anni è fertile al cento per cento già a 35 le possibilità scendono al 25. Superati i quaranta, si cala al 7-10 per cento. Dopo i quarantadue, rimane solo il 2 per cento. In Italia la legge 40, che regola la fecondazione artificiale, ha messo parecchi paletti all'avanzare della scienza e ha favorito il cosiddetto "turismo procreativo".
Da un'indagine condotta dal Forum delle Associazioni di genetica e riproduzione risulta che il 25 per cento delle coppie si rivolge all'estero per superare le limitazioni vigenti in materia. I rischi di questi viaggi sono tanti: ci s'informa tramite il passaparola, attraverso Internet e sulle riviste.
E i prezzi, vista la richiesta sempre in aumento, sono cresciuti vertiginosamente, per un intervento si possono spendere più di diecimila euro. In Italia, dall'entrata in vigore della legge 40, molti centri di fertilizzazione hanno messo a punto nuove tecniche, ottenendo buoni risultati.
Per focalizzare questi punti, abbiamo incontrato il Dott. Giuseppe Valenti, responsabile del centro di sterilità "Genesi" di Palermo.
Una donna a 42 anni deve rinunciare al sogno di diventare mamma?
Non è detto, anche se dopo i 42 anni la percentuale di successi è molto bassa. Ecco perché per una forma di correttezza verso le pazienti, abbiamo messo in discussione l'opportunità di continuare la pratica della fertilizzazione in vitro superati i 42 anni.
I successi si abbassano per due motivi, proprio come accade in natura: invecchiamento dell'ovocita e dell'utero.
Ma non escludiamo comunque risultati positivi. Certo dipende dalle condizioni fisiche del paziente.
Quali sono le tecniche messe a punto per non entrare in conflitto con la legge 40?
In Italia attualmente si procede in due direzioni: una clinica ed una biologica. Clinicamente si sceglie sempre meno la cosiddetta tecnica Fivet con la quale si mettono a contatto ovocita e spermatozoo in vitro e si lasciano fertilizzare naturalmente. Predili-giamo la tecnica Icsi: sempre in vitro s'inietta direttamente lo spermatozoo nell'ovocita, in modo che la fertilizzazione sia assicurata. Alle pazienti più avanti con l'età si prescrive una terapia antinvecchiamento, somministrando grandi dosi di vitamine antiossidanti per circa sessanta giorni. Questa terapia fa sì che si selezionino gli ovociti più idonei ad essere fecondati con successo. I risultati li abbiamo già rilevati. Inoltre pratichiamo una resettoscopia del fondo uterino. In sostanza si elimina una piccola zona fibrosa, che con il passare degli anni tende a formarsi in fondo all'utero, proprio dove s'impianta l'embrione.
Così si favorisce l'attecchimento dell'ovocita fecondato, tecnica che in passato si eseguiva solo nel caso di utero malformato. E' un intervento indolore, eseguito in day surgery.
E le novità in laboratorio?
Iniettiamo nei tre migliori ovociti gli spermatozoi, lontano dal fuso meiotico, ossia la zona dove sono i cromosomi, tramite il polscopio, un computer che analizza le immagini. Così non si rischia di danneggiare l'ovocita.
Perché, allora, tante coppie si recano all'estero per praticare l'inseminazione artificiale?
Il cosiddetto "turismo procreativo" non è giustificato per le tecniche, che sono ammesse anche in Italia. Chi, invece, vuole tentare la fecondazione eterologa o vuole fare eseguire la diagnosi genetica dell'embrione prima dell'impianto, lo deve fare fuori dai nostri confini.
Quando ci si deve rivolgersi ad un centro di fecondazione assistita?
Suggerisco sempre alle donne sotto i 35 anni di cercare la gravidanza naturalmente per almeno 12 mesi. Oltre i 35 anni è bene ricorrere ad uno specialista dopo 6 mesi di tentativi inutili.
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