anno 4
n. 47
21 dicembre 2009
sommario



PRIMA
- EDITORIALE
HO VISTO... (di Michele Guccione)

pag. 2: INIZIATIVE
-
Diamo un piccolo aiuto concreto all'ANIO

pag. 3: SOLIDARIETA'
-
Missione giovani (di Franca Barra)

pag. 4:  SPECIALE
-
Attraverso il teatro si potrebbe fare tanto, basta volerlo (di Giusy Egiziana Munda)

pag. 5: SPECIALE
- A Palermo le "Giornate della salute mentale"

pag. 6: VETERINARIA
-
La caciotta della Mucca Carolina (di Paolo Giambruno)
- Consigliati

pag. 7: SERVIZI
-
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- Annunci immobiliari

pagina 6 - VETERINARIA
La caciotta della Mucca Carolina
di Paolo Giambruno - Presidente dell'Ordine dei Veterinari della Provincia di Palermo - paolo@giambruno.it
Qualche anno fa un amaro, l'Amaro del Veteri-nario, faceva pubblicità ai veterinari mostrandoli come portentosi guaritori: bastava che il veterinario bisbigliasse qualcosa all'orecchio del cavallo moribondo perché il quadrupede si rialzasse sorridente in un attimo. Ed il veterinario, dopo, gustava con calma il suo meritato Amaro.
Ho provato anch’io, qualche volta, a bisbigliare paroline dolci all'orecchio degli animali. Il giochetto mi riusciva solo con le vacche, le migliori, quelle che facevano più latte di tutte, dopo qualche giorno dal parto, proprio perché facevano troppo latte e scaricavano troppo calcio. E con poco calcio nel sangue restavano distese a terra senza la forza di rialzarsi: collasso puerperale per le mammelle gonfie di latte. Gonfi, ma di lacrime e di preoccupazione gli occhi del padrone, con moglie e figli a far da pubblico ansioso e partecipe. Nove mesi di attesa e adesso, che sfortuna, la Mucca Carolina con le mammelle che promettevano latte a fiumi non si alzava più. 

Ed ecco riuscire alla perfezione la scena del veterinario dell'Amaro. Un paio di flebo a base di calcio ed un bisbiglio all'orecchio a voce bassa, in modo, però, che tutti potessero sentire: " alzati e cammina! "E Carolina - con le mammelle gonfie di latte che i capezzoli non riuscivano a trattenere - tremando e barcollando, tornava alla sua mangiatoia ed al suo vitellino.
Sotto gli occhi umidi e riconoscenti del padrone che, oltre ad un sospiro di sollievo, tirava fuori pochi spiccioli, giusto per le flebo a base di calcio, una fascella di ricotta e qualche caciotta dal sapore perduto. Perduto, come il saldo della parcella.
Ma l'Amaro del veterinario no. Quello non me l'hanno mai offerto. Solo il caffè. O qualche bicchiere di vino fatto in casa. 

E fu così, tra una flebo ed una puntura, tra un vaccino e due punti di sutura, anche per consolarmi della parcella, presto destinata fra i crediti inesigibili, che cominciai ad apprezzare la salsiccia pasqualora ed il caciocavallo, il primosale e la tuma, tanto più buoni e saporiti quanto meglio stavano in salute i miei pazienti. Per non parlare di bistecche, involtini e “brocioloni”, favolosi e gustosi, quanto più buono e sano era il cibo (fieno, fave e mangimi) dei miei assistiti. 

E la ricotta e la crema di ricotta di cannoli e cassate? Ed il mascarpone del tiramisù? Ed il latte dei gelati e la panna montata? E la mozzarella? Solo da animali controllati accuratamente che danno il piacere di cibi sani e genuini, sicuri e di ottima qualità.
Qualche uovo fresco poi non mancava mai. E siccome costavano pure poco, godevo della generosità delle galline controllate attentamente: pan di spagna, torte salate, brioche, maionese e frittate. Senza salmonella, naturalmente.

E fu così che, piano piano, anche per non pensare più alle parcelle perdute, cominciai a dedicarmi sempre più agli aspetti meno conosciuti della professione del veterinario: animali sani significa alimenti sani. Fieno e mangime debbono essere controllati accuratamente per far crescere i nostri animali sani e forti. Che debbono essere visitati e controllati, per evitare malattie che possono passare all'uomo con gli alimenti. O anche stando loro vicini. Tutti gli alimenti prodotti dagli animali debbono essere seguiti e controllati in ogni loro tappa : dalla stalla, al supermercato, al ristorante, alla gelateria. E se poi si tratta di pesci, i controlli cominciano già sulla barca o negli allevamenti e proseguono fino alla scatoletta di tonno, al vasetto di acciughe, agli spaghetti con gamberi e cozze. Fino alla tavola. Fin dentro le nostre case.

Dove cani e gatti, sani e belli, puliti e curati godono anche loro gastronomicamente del lavoro del veterinario che si occupa di sicurezza alimentare ed educazione sanitaria del consumatore. I miei gatti, per esempio, non mangiano carne cruda perché mi hanno sentito parlare di parassiti di vario genere. E di pesce mangiano solo quelllo mediterraneo. Di pangasio non ne vogliono sapere. Non si fidano dei veterinari dell'Estremo Oriente. 
Forse perchè da quelle parti i cani ed i gatti se li mangiano. E non ci litigano, come faccio io per farli scendere dal divano. 

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