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Timosina: un'arma in più per aiutarci a combattere l'influenza A |
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Un'arma in più contro l'influenza: con la sua azione stimolante sulle cellule del sistema immunitario, la timosina può certamente aumentare il livello di risposta al virus, che sta allarmando il mondo. Lo ha spiegato Allan L. Goldstein, direttore emerito del Dipartimento di Biologia molecolare della George Washington University, nel corso del "Secondo Simposio Internazionale sulle Timosine", organizzato dalla George Washington University in collaborazione con l'Università di Roma "Tor Vergata", l'Università di Catania e il Centro di ricerca e sviluppo di una nota casa farmaceutica. Secondo Goldstein, "la timosina alfa 1 può aumentare il grado di protezione dal virus H1N1, in modo particolare in soggetti cosiddetti a rischio che, per la presenza di patologie concomitanti, hanno un sistema immunitario non perfettamente efficiente e, quindi, oltreché rispondere meno al vaccino, risultano più esposti al rischio di complicanze gravi". Maggiore sicurezza, quindi, per le persone immunodepresse ed esposte al rischio di complicanze gravi: lo dimostrano i risultati delle applicazioni cliniche nel trattamento dell'epatite B e C (già approvato in 37 Paesi), del melanoma avanzato e dell'infezione da citomegalovirus nei pazienti trapiantati. Temi affrontati da esperti e ricercatori provenienti da tutto il mondo, che hanno discusso dei recenti progressi e delle prospettive future sulla biologia e le applicazioni cliniche di questa sostanza. Biologicamente attiva e fisiologicamente presente nell'organismo umano - come è stato ricordato nel corso del simposio - è in grado di svolgere una funzione di regolazione di molti processi biologici essenziali per il buon funzionamento del sistema immunitario (timosina alfa 1) e dei processi di riparazione dei tessuti (timosina beta 4) danneggiati da eventi ischemici, come l'infarto del miocardio e le ulcere da insufficienza vascolare. Presentati anche dati pre-clinici e clinici sulle possibili applicazioni terapeutiche in campo oftalmologico, angiologico e cardiologico. "Sono estremamente compiaciuto nel vedere che ciò che abbiamo ipotizzato ed osservato in laboratorio attraverso anni di lavoro e di produzione scientifica trovi conferma in applicazioni cliniche così importanti" ha dichiarato il presidente del Simposio, Enrico Garaci, professore di Microbiologia presso l'Università romana "Tor Vergata" e presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. |
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