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Nuoto in apnea: i consigli dell’esperto per evitare i rischi |
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di Valeria Russo - e-mail | |||
Non basta una maschera per diventare Umberto Pelizzari, il recordman italiano di apnea. Un po' per osservare le bellezze del mondo sommerso, un po' per andare a pesca con pinne e fucile, sono sempre più quelli che si cimentano nella discesa in apnea. Una disciplina apparentemente semplice -anche perché economicamente alla portata di tutti- ma che di fatto ha le sue tecniche che, se ignorate, possono mettere in situazione di grave pericolo. Scendere in apnea non è solo "trattenere il fiato". "L'apnea può essere pericolosa quando ci si improvvisa apneisti, non seguendo dei corsi, quindi non conoscendo la tecnica. In certi casi l'istinto gioca brutti scherzi". Parola di Mario Perricone, 35 anni di cui 20 passati in acqua, responsabile della scuola di subacquea Orca di Mondello e Ustica. Le pagine dei giornali d'estate sono spesso popolate di notizie di incidenti in mare, sub o semplici bagnanti. Abbiamo parlato con Perricone dei rischi più diffusi per chi si avvicina all'apnea senza avere la consapevolezza di ciò che accade all'interno del proprio corpo. Il rischio più comune, ma anche quello più pericoloso, è la sincope. "Nonconoscendo le tecniche di apnea o eseguendole in maniera errata, spesso si fa troppa iperventilazione - spiega Perricone - abbassando troppo il livello di anidride carbonica nel sangue che invece è il campanello di allarme naturale per la mancanza di ossigeno". L'assenza di ossigeno, infatti, è asintomatica, è l'aumento dell'anidride carbonica nel sangue, ovvero l'ipercapnia, che indica la mancanza di aria. Se prima di immergersi si abbassa troppo il livello di co2 ci si può ritrovare senza ossigeno praticamente senza accorgersene: il risultato è lo svenimento e dunque l'annegamento. "Un altro rischio con conseguenze serie è l'incidente da elica di barca - prosegue Perricone - che avviene quando il sub non segnala la sua presenza con un palloncino a norma". No, quindi, a galleggianti improvvisati: esistono regole precise su grandezza e colori. A chi fa pesca subacquea può anche capitare di restare impigliato tra le rocce con il carichino del fucile e non sempre si ha la prontezza di riflessi di tagliare la cima mentre si è in riserva di ossigeno. Poi ci sono quelli che si infilano in grotte e tunnel ma non riescono a tornare indietro in tempo per prendere aria. Infine l'ultima regola che è la più importante negli sport in mare, ma spesso anche quella più disattesa: mai andare in acqua da soli. L'aiuto di un compagno, in molti degli incidenti sopra descritti, può essere fondamentale per tornare vivi a riva. |
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