anno 4
n. 25
29 giugno 2009
sommario


PRIMA 
- EDITORIALE
Le istituzioni sostengano 
la speranza di Brancaccio
(di Michele Guccione)

pag. 2: ATTUALITA’
-
Come aiutare il cuore malato senza ricorrere 
al bisturi 

- “DermoAge ha un ottimo rapporto 
qualità - prezzo”
- Il chirurgo plastico palermitano Carlo Di Gregorio nella commissione internazionale sul filler
- Run the Sun: la corsa di solidarietà euromediterranea in programma a Lampeduso per il 4 luglio
 
pag. 3: MEDICINA
- Il medico di famiglia tra la gente di Brancaccio   (di Giusy Egiziana Munda)

pag. 4:  MEDICINA
-
Cuore e salute estiva: consultare il medico quando serve e mangiare con intelligenza e senza eccessi(di Diego Fabra)

pag. 5:  MEDICINA
- Grazie al pacemaker è possibile tornare a vivere in modo sereno e guardare al futuro con fiducia (di Sergio Fasullo )

pag. 6: SALUTE E BENESSERE
- Nuoto in apnea: i consigli dell’esperto per evitare i rischi (di Valeria Russo )
- Consigliati

pag. 7: CERCHI UNA FARMACIA?
- Farmacie di turno
- Annunci Immobiliari

pagina 3 - MEDICINA
Il medico di famiglia tra la gente 
di Brancaccio 
di Giusy Egiziana Munda - e-mail

"E' da 28 anni che sono in questo studio. Sono uno dei medici più an-ziani della zona nella quale, oltre a lavorarci, vivo. Conosco la storia di questi posti, i periodi della guerra di mafia, quando si aveva paura di uscire da casa per andare a comprare il pane. Ma mi ferisce molto quando di Brancaccio si parla solo in chiave negativa, perché di questo posto conosco tanta brava gente".

Siamo andati a trovarlo nel suo studio medico. E’ il dottor Giuseppe Sicari che, con voce flemmatica e con il suo modo di fare sereno e familiare, ci parla della sua professione.

Cosa significa essere “medico della mutua" a Brancaccio?
"Personalmente, preferisco la definizione di medico di famiglia. Operando in una borgata, l'immagine e il carisma del medico è forte tra la gente del posto. E' quello che trasmette fiducia, quello che parla con la gente e ci entra in confidenza. Quella confidenza che mi porta a conoscere i problemi più intimi della gente che vive qui, che mi fa capire quando non basta prendersi cura di un paziente solo dal punto di vista medico, ma occorre intervenire dal punto di vista umano. Come, per esempio, nel caso delle persone anziane per le quali, a volte, non basta effettuare la visita, ma si porta anche la spesa, dal momento che sono sole".

La professione di medico di famiglia, vissuta in questo modo, è esemplare, ma anche complessa. In quali circostanze ha avuto maggiori difficolta?
"Continuamente, quando devo confrontarmi con le lunghe liste d'attesa per le visite specialistiche presso le strutture sanitarie pubbliche alle quali indirizzo i miei pazienti. Noi medici di famiglia, in genere, ci troviamo in trincea nel tentativo di risolvere problemi spesso irrisolvibili perché non c'è una struttura sanitaria che, in tempi realisticamente utili, ci metta nelle condizioni di farlo. E’ inevitabile provare un senso di impotenza e di sconforto quando, da medico, mi trovo di fronte a situazioni insormontabili che non mi consentono di aiutare i miei pazienti".

Che bacino di utenza raccoglie la zona di Brancaccio e quali sono le strutture cui fare riferimento?
"Le persone del quartiere sono circa 11 mila. Ma Brancaccio è ponte tra le zone di Settecannoli e Romagnolo, il che fa sì che l'utenza salga a 30 mila unità. Le strutture sanitarie cui fare riferimento sono, per lo più, il Buccheri la Ferla, il Civico, il Policlinico e il Poliambulatorio della Guadagna, all'interno dei quali con diversi colleghi ho creato un' associazione in rete, una sorta di equipe virtuale attraverso la quale consultarci per cercare di aiutare concretamente i nostri pazienti".

Cosa manca per consentirle di lavorare meglio?
"La cosa più importante, ossia la diagnostica delle patologie in tempi accettabili e punti di riferimento ospedalieri che aiutino il lavoro del medico quando si presentano particolari situazioni. Servirebbero più servizi che non esistano solo sulla carta. Spesso, per evitare di mandare la gente allo sbaraglio, ho effettuato piccoli interventi di chirurgia qui nel mio studio; ho curato le broncopolmoniti a casa, evitando il calvario delle attese in ospedale o al pronto soccorso. E per accelerare i tempi, per i casi d'urgenza, ho dovuto contare sulla cortesia di qualche collega in ospedale. Ma non è puntando sulla cortesia che si possono risolvere le cose".

E per quanto attiene alle politiche di informazione e di prevenzione a scuola?
"Fino a quando nelle scuole tutto è in funzione dei progetti che dipendono fortemente dai fondi previsti (in mancanza dei quali tutto si blocca), non si farà mai realmente prevenzione. Una vera azione di prevenzione non può dipendere da un simile sistema. Quel che manca è il coordinamento che permetta di riportare alla scuola ciò che è oggetto di una campagna condotta su tutto il territorio. In questo modo si potrebbe realizzare un programma di prevenzione omogenea che dovrebbe partire dalla conoscenza dei bisogni del territorio per attuare interventi idonei a soddisfarli. Tutto questo, per me, è realizzabile. Servirebbe un coordinamento tra istituzioni, Asl e ospedali che operi in sinergia con i comitati di quartiere che ben conoscono il territorio, le esigenze e le situazioni della zona di competenza".

E il ruolo del medico di famiglia all'interno di tale sistema quale sarebbe?
"Dare indicazioni di una certa importanza, come la segnalazione di casi tra i propri pazienti, che presentano patologie importanti, attorno ai quali la rete di collaborazioni creata consentirebbe di intervenire urgentemente. Diversi tentativi si sono fatti, ma serve fare tanto ancora perché non dobbiamo ritrovarci impotenti davanti a casi di persone sole che non sanno come affrontare una fisioterapia, una medicazione o una puntura perché non sono autosufficienti".

Come interviene di fronte a queste situazioni il Dott. Sicari?
"Creando una rete umana attorno ad un caso in difficoltà (il più delle volte è un anziano solo), rintracciando un parente o una vicina di casa che faccia da gancio, o parlando con un'assistente sociale dell'Asl di competenza. E quando quest'ultima presenta la lunga lista d'attesa di gente che ha bisogno di interventi di fisioterapia e ci sono solo due specialisti addetti, cosa fai? Spesso mi sono sentito impotente e ho potuto offrire solo una parola di conforto ad una persona che mi chiama al telefono mille volte al giorno per essere curata dell'unico vero male di cui soffre: la solitudine". 

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