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pagina 6 - PSICOLOGIA | |||
La "presa in carico" | ||||
di Silvia Tinaglia - Psicologa, Psicoterapeuta | ||||
"Presa in carico" è un'espressione ampiamente utilizzata in ambito socio-sanitario per indicare una modalità fondamentale del supportare o del curare. Può riguardare interventi operati da psicologi, psicoterapeuti, medici, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali e tutti gli operatori socio-sanitari in genere. A fronte di un disagio o di un bisogno emergente da soddisfare, può essere necessario che il paziente/utente venga preso in carico dall'operatore, affinché si giunga ad un obiettivo da entrambi sufficientemente condiviso. Non si tratta di una semplice azione, perché la presa in carico racchiude l'insieme degli interventi e delle condizioni che consentono la valutazione dei bisogni e delle abilità della persona e che individuano e predispongono le azioni atte a garantirne la massima partecipazione alla vita sociale. È un vero e proprio processo, che operatore ed utente "co-costruiscono", ossia realizzano insieme, a partire quanto più possibile da una progettazione condivisa... Ha quindi necessariamente a che fare con il tipo di rapporto che si instaura tra chi è portatore di una richiesta di cambiamento e chi si assume la responsabilità di promuovere, sostenere e indirizzare tale positiva modificazione. Lo stato di difficoltà rende l'utente in varia misura vulnerabile e desideroso innanzitutto di percepire accanto a sé una o più figure rassicuranti, la cui competenza gli comunichi che è possibile "con-prendere" il suo disagio ed intervenire a favore di un cambiamento in positivo della situazione. Prendere in carico comporta, in qualche modo, l'assunzione su di sé, grazie alla propria competenza professionale, di parte del "peso" che grava sull'utente, per ridurre il suo disagio consentendogli di attivare nuove energie e riacquistare fiducia nel futuro. Un'eventuale interruzione del trattamento non solo depriva i soggetti di servizi essenziali, ma, spezzando i rapporti di fiducia costruiti con gli operatori, abbandona loro e i familiari in uno stato di frustante solitudine e "tradisce" le aspettative sui progetti di vita attivate e sostenute dall'intervento. In breve, il rischio è di far regredire la condizione fisica, psicologica e sociale di tali pazienti a livelli inferiori a quelli precedenti alla presa in carico. |
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