"L'osteoporosi è una malattia che rende le ossa 'porose', cioè meno compatte e quindi più fragili. E' una patologia silenziosa (all'inizio non provoca sintomi rilevanti), frequente soprattutto nei soggetti ultrasessantenni, stadio in cui si può parlare di osteoporosi primaria. Essa, infatti, è legata alla fisiologica usura delle ossa dovuta alla vecchiaia. Non si può dare, comunque, per scontato che un soggetto che abbia raggiunto l'età di 60-65 anni debba necessariamente ammalarsi di osteoporosi. Le linee guida in atto da alcuni anni ci consentono di affermare che i soggetti maggiormente colpiti sono le donne dopo la menopausa. Questo perché le donne sono più longeve degli uomini, con maggiori possibilità, quindi, di poter contrarre l'osteoporosi . Questo non significa, però, che gli uomini ne siano esenti. Ma l'osteoporosi può presentarsi anche in soggetti più giovani, come conseguenza di altre malattie (in questo caso si parla di osteoporosi secondaria), il cui sintomo, spesso correlato a frattura ossea, si manifesta quando è già troppo tardi, ossia quando la patologia è ad uno stadio conclamato".
Il Dott. Sergio Salomone - medico chirurgo, specialista in Ortopedia e Traumatologia ed in Medicina dello Sport, responsabile del Centro di Ortopedia e Fisiokinesiterapia "L'Emiro" e responsabile del laboratorio di prevenzione, diagnosi e cura dell'osteoporosi del CTO - Azienda Ospedaliera Villa Sofia e Cervello - introduce subito l'argomento della nostra intervista per conoscere meglio questa patologia, le cause, il trattamento, la prevenzione.
Qual è il segno rivelatore della presenza della malattia?
"Spesso è proprio una frattura. Le fratture colpiscono in prevalenza il polso, la colonna vertebrale e l'anca (fratture del collo del femore). Spesso, al di fuori delle fratture evidenti causate da un effetto traumatico come una caduta,ve ne sono altre che non sempre sono collegate a cadute, ma possono essere causate da carichi o movimenti banali. Sono quelle dovute alla fragilità delle ossa colpite da osteoporosi che non risparmia neppure la colonna vertebrale, con fratture che determinano i cosiddetti crolli vertebrali".
Da quali sintomi si riconosce un crollo vertebrale?
"Dal dolore, generalmente scambiato per mal di schiena o artrosi, dall'incurvamento della schiena e da diminuzione di statura. Quante donne anziane si riducono a quasi la metà per effetto dell'incurvamento delle vertebre? Questo provoca una sensazione dolorosa con un'irradiazione anteriore e lo scivolamento dei visceri all'infuori. Se non curati in tempo, continuano a susseguirsi con disturbi e dolori non indifferenti. Le fratture vertebrali sono spesso misconosciute dai medici di famiglia che non le accertano, né le curano, liquidando il paziente con una diagnosi di artrosi. Purtroppo, si tende ad affrontare questo problema ( molto più presente di quanto si pensi) con troppa superficialità".
Da quali patologie possono derivare le osteoporosi secondarie?
"Da diverse. La talassemia, per esempio,di cui la Sicilia e la Sardegna sono grandi bacini di utenza, può essere causa di crolli vertebrali, anche in donne ancora fertili. O la tiroide, il cui malfunzionamento può essere anticamera dell'osteoporosi. O, ancora, il fumo che incide notevolmente sul problema".
A quali fattori è legato l'aggravarsi della patologia?
"Il primo problema, purtroppo,è la mancanza della cultura della prevenzione dell'osteoporosi, che permetterebbe di scoprire in anticipo la presenza della patologia prevenendo, nei soggetti d'età avanzata, fratture e le possibili conseguenze negative come l'invalidità e il peggioramento della qualità della vita, nonché le spese di riabilitazione e trattamento che incidono notevolmente sull'economia delle famiglie. Ecco perché l'osteoporosi è da considerarsi una malattia sociale di rilevante importanza: incide fortemente sulla sopravvivenza, sulla qualità della vita e sull'autosufficienza delle persone anziane. Si tratta di una battaglia sociale da vincere assolutamente".
Quanto è importante la prevenzione?
"Tantissimo. Bisognerebbe iniziare a farla già dai 50 anni in su, a partire da una corretta alimentazione e non solo. Il consiglio è di seguire una dieta ricca di calcio ed equilibrata sin da giovani. Si pensi che le riserve di calcio in ogni individuo si accumulano sino all'età di 25-30 anni, dopodiché il fabbisogno di calcio va supportato con una sana alimentazione, frequenti esposizioni al sole (che aiuta a fissare il calcio nelle ossa) e non trascurare l'importanza del movimento (nuoto, marcia, corsa lieve, ginnastica dolce) la cui mancanza causa decalcificazione. Lo scarso consumo di alimenti ricchi di calcio, un eccessivo consumo di alcolici (che influiscono negativamente sulla funzionalità epatica e sull'assorbimento del calcio), la vita sedentaria, la ridotta esposizione ai raggi di sole ed il vizio del fumo sono tutti fattori aggravanti".
Alcune terapie farmacologiche possono influire sulla riduzione di calcio nelle ossa?
"Sì, soprattutto per chi ha subito trattamenti per più di sei mesi all'anno con farmaci cortisonici. Ma soggetti a rischio sono anche coloro che seguono terapie post-trapianto, il cui conseguente abbassamento delle difese immunitarie può causare fratture".
E quali invece aiutano ad integrare le riserve di calcio perse?
"Terapie a base di vitamina D3, da assumere una volta al mese o con cadenza settimanale; flebo di alendronati, che servono per il metabolismo del calcio e vanno somministrate una volta l'anno, con ottimi risultati. Ma per poter essere sottoposti a tali terapie occorre conoscere i valori del calcio nell'organismo. E questo è possibile attraverso esami di routine per l'osteoporosi, riguardanti i valori di: azotemia, glicemia, creatinina, emocromo, elettroliti, clearance - creatinina, GOT - GPT (proteine che stanno all'interno delle cellule del fegato), bilirubinemia, T3 e T4 (ormoni tiroidei), TSH (ormone dell'ipotalamo). Non esiste, comunque, una cura definita dell'osteoporosi. Ricordo, però,che tali terapie rivestono un'importanza fondamentale in quanto consentono di ridurre il rischio di fratture ossee dal 45 al 60%".
A quale età occorre sottoporsi a controlli?
"Dopo un paio d'anni dall'inizio della menopausa sarebbe obbligatorio sottoporsi ad accertamenti. E' un po' quello che si fa con i controlli del seno e lo striscio vaginale".
Quali soggetti possono considerarsi più a rischio di osteoporosi?
"Le donne con una struttura fisica magra e longilinea. Chi ha subito l'asportazione totale delle ovaie, ma, soprattutto, quelle che hanno una familiarità. E' a rischio anche chi ha subito trattamenti per più di sei mesi all'anno con farmaci cortisonici, o lunghi periodi di immobilizzazione".
A quali centri rivolgersi per la diagnosi e il trattamento dell'osteoporosi?
"Sono pochissime, a Palermo, le strutture ospedaliere ben organizzate in tal senso , come il CTO Villa Sofia, il Civico e il Policlinico, che risultano però molto intasati per eccesso di prenotazioni ed affluenza".
Ma chi ha diritto alla gratuità di prescrizione dei farmaci per l'osteoporosi?
"Si tratta dei casi descritti nella Nota 79 del Ministero della Sanità che, per i farmaci di costo elevato. possono avvalersi delle prescrizioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale".
Cosa offre il Centro L'Emiro
Il Centro, con l'apporto professionale di diversi specialisti in materia come il dott. Baragliacco e la dott.ssa Finocchiaro, offre la possibilità di eseguire radiografie, densitometria, visite specialistiche e analisi di laboratorio (specifici per la diagnosi dell'osteoporosi), appoggiandosi a strutture limitrofe, purché rispondenti a canoni di serietà, professionalità e correttezza. Nel Centro sono proposti pacchetti per la prevenzione che prevedono la radiografia, la densitometria e la visita a costi ridotti. Il Centro è disponibile ad avviare campagne promozionali periodiche per Palermo e provincia attraverso l'ausilio di strumentazioni densitometriche portatili, come il calcagnare (non considerato molto efficace, ma accettabile per una densitometria da eseguire al di fuori del centro) allo scopo favorire l'incremento della prevenzione.
Gli esami per diagnosticare l'osteoporosi
Ai fini di un intervento di prevenzione si consiglia almeno una singola determinazione della densità minerale ossea da effettuare il più precocemente possibile (al massimo entro 3 anni dalla scomparsa delle mestruazioni) attraverso i seguenti esami: densitometria ossea (DEXA) che consente misurazioni accurate sia in piccoli distretti che in tutto lo scheletro. Utili sono anche le radiografie tradizionali, indagini in grado di evidenziare l'osteoporosi solo quando è in fase avanzata, quindi non utilizzabile per una diagnosi precoce di malattia ed esami del sangue di routine e specifici per la diagnosi. Si deve, però, tenere conto che nessuno di essi, se preso singolarmente, può dare valori utili ad una diagnosi certa. L'ideale è eseguirle tutte e tre.
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