sovrappeso_e_colesterolo
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Trigliceridi e colesterolo, un binomio che favorisce l’obesità cellulare

Ogni pasto modifica la composizione del nostro sangue in rapporto agli alimenti mangiati, ma le variazioni della glicemia post prandiali sono le più rapide e le più pericolose per la salute e per l’accumulo di massa grassa corporea. È saggio conoscere il valore della glicemia entro un’ora dal pasto, soprattutto dopo cena, quando il suo valore può essere il più elevato della giornata. Tuttavia, il valore dei trigliceridi nelle ore dopo i pasti è del tutto sottovalutato, perciò si fanno le analisi al mattino e si pensa che il valore dei trigliceridi resti uguale nella giornata. Si è tutti tranquilli se il valore al mattino a digiuno è sotto i 150 mg/ 100 ml? Non è così, poiché le analisi del sangue al mattino sono eseguite dopo la cena con 10-12 ore di digiuno. Però, durante la giornata noi mangiamo e il valore dei trigliceridi si modifica in particolare dopo 3-4 ore dal pasto in base agli alimenti ingeriti, in questo modo, si ha il picco lipemico. La lipemia globale (tutte le molecole lipidiche contenute nel sangue) non deve superare il valore di 700 mg / 100 ml di sangue, ma spesso si va ben oltre senza saperlo, perché non facendo analisi dopo i pasti, non si conosce cosa avviene. Per esempio, con un valore di 800 mg/ 100 ml, avendo 5 litri di sangue, si hanno 40 grammi di grassi nel sangue che è lipemico, aggressivo per le pareti delle arterie, capillari e vene. Purtuttavia, molte persone ad ogni età riportano valori ancora superiori, avendo un sangue che lascia “traccia” sui vasi sanguigni. La persona è ignara, in genere, di ciò che succede nel suo sangue e nel suo sistema cardio- vascolare. Infatti, gli effetti potranno evidenziarsi dopo anni, ma ormai in modo irreversibile con patologie degenerative croniche, aterosclerosi oppure con eventi acuti come infarto miocardico o trombosi, oltre all’accumulo di grasso corporeo. Per conoscere il valore dei trigliceridi dopo 3-4 ore dopo i pasti, si consiglia di dotarsi di uno strumento con cui poter eseguire tre analisi con una goccia di sangue prelevata mediante digitopuntura come quelli per la glicemia, i trigliceridi e il colesterolo, cambiando una piccola striscetta specifica per ciascun esame. Si consiglia, inoltre, di scegliere alimenti con contenuto limitato di acidi grassi saturi che entrano nella costituzione dei trigliceridi, come salumi, formaggi a pasta dura, panna, margarina, mascarpone e dolci. Un eccesso di carboidrati, non a caso, può trasformarsi nel fegato in acido palmitico, grasso tra i più aggressivi contro le pareti arteriose. Oltre a tutto, esiste un grasso visibile accumulato in zone anatomiche precise per femmine e maschi e un altro invisibile accumulato nel sangue e negli organi vitali. L’accumulo invisibile di trigliceridi all’interno delle cellule causa un’azione nutrigenomica sul Dna cellulare che porta ad una sua espressione genica alterata. In questo caso, si modifica la sintesi delle proteine cellulari con compromissioni delle funzioni degli organi vitali. L’eccesso di trigliceridi all’interno delle cellule è definita come obesità cellulare (grasso invisibile) che precede e condiziona quella anatomica formata da grasso visibile. L’obesità cellulare può colpire anche persone con peso corporeo normale, poiché è l’eccesso di trigliceridi nel sangue che aggredisce il sistema cardio-vascolare. L’eccesso dei trigliceridi all’interno delle cellule causa, oltre alla variazione della sintesi delle proteine, anche carenza di ossigeno, definita come ipossia. Quest’ultima provoca infiammazione degli organi e un processo di decadenza estetica e funzionale, oltre a una maggiore acidificazione tessutale. Inoltre, riduce la presenza di recettore per il colesterolo Ldl sulla membrana cellulare con la conseguenza del suo aumento nel sangue. Per ridurre valori elevati di colesterolo nel sangue, occorre diminuire prima i trigliceridi nel sangue. L’eccesso di trigliceridi nelle cellule determina anche la riduzione del recettore per l’ormone dell’insulina con la comparsa di uno stato d’insulino resistenza che, se non corretto, potrebbe portare nel tempo al diabete mellito tipo 2. Difatti, questa condizione procura una riduzione del recettore per l’ormone dell’insulina stessa e ciò causa tanta difficoltà nel dimagrire. La salute, quindi, sta nel piatto quotidiano.
Prof. Pier Luigi Rossi
Medico Specialista dell’alimentazione
Università di Bologna

di Prof. Pier Luigi Rossi

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