Di recente, sono stati diffusi i risultati della prima rilevazione sul lavoro volontario, nato dalla convenzione stipulata tra Istat, CSVnet (rete dei Centri di Servizio per il Volontariato) e Fondazione Volontariato e Partecipazione. In Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone, con un tasso di volontariato totale pari al 12,6% e un italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità. Sono 4,14 milioni i cittadini che svolgono la loro attività in un gruppo o in un’organizzazione con un tasso di volontariato organizzato pari al 7,9% e tre milioni s’impegnano in maniera non organizzata con un tasso di volontariato individuale pari al 5,8%. Gli uomini sono più attivi delle donne (13,3% contro 11,9%), poiché esiste una maggiore presenza maschile nel volontariato organizzato. I volontari appartengono prevalentemente alla classe di età 55-64 anni, ma il contributo di giovani e anziani attivi si mantiene, invece, inferiore alla media nazionale. La percentuale di chi presta attività volontarie sale con il titolo di studio, tanto Il 22,1% di chi ha conseguito una laurea, ha avuto esperienze di volontariato contro il 6,1% di quanti hanno la sola licenza elementare. Considerando la condizione occupazionale, i più attivi sono gli occupati con il 14,8% e gli studenti con il 12,9%. La partecipazione è, inoltre, massima tra i membri di famiglie agiate (23,4%) e minima tra i componenti di famiglie con risorse assolutamente insufficienti (9,7%). L’impegno medio di un volontario è di 19 ore in quattro settimane, ragion per cui il maggior contributo orario nelle attività di aiuto non organizzate è di donne e anziani. Superano il valore medio delle ore dedicate ad attività volontarie le persone con condizioni economiche ottime, i laureati, e le persone tra 55 e 74 anni. Le attività svolte dai volontari nell’ambito delle organizzazioni sono più diversificate e qualificate di quelle svolte in modo individuale, non a caso, quasi un volontario su sei s’impegna in più organizzazioni (16,2%). Il volontariato organizzato è una pratica consolidata nel tempo, poiché il 76,9% si dedica alla stessa attività da tre anni o più e il 37,7% da oltre dieci anni, mentre il 48,9% di quanti s’impegnano in attività individuale di volontariato lo fa da meno di due anni. Il 23,2% dei volontari è attivo in gruppi/organizzazioni con finalità religiose, il 17,4% in attività ricreative e culturali, il 16,4% nel settore sanitario, il 14,2% nell’assistenza sociale e nella protezione civile, l’8,9 % nelle attività sportive, il 3,4% in attività relative all’ambiente e il 3,1% nell’ istruzione e ricerca. Il 62,1% dei volontari che operano in un ente no profit svolge la propria attività perché crede “nella causa sostenuta dal gruppo”, mentre il 49,6% di chi presta opera di volontariato dichiara di sentirsi meglio con se stesso. L’attività volontaria organizzata si rivela come uno spazio in cui si sviluppa la rete di relazioni, crea un allargamento dei rapporti sociali per il 41,6% dei volontari attivi in gruppi o organizzazioni e contribuisce a migliorare le capacità relazionali per il 21,8% di essi, arrivando ad un massimo del 30,1% tra gli studenti. Per il 28,1% dei volontari, l’attività prestata in un’organizzazione “cambia il modo di vedere le cose” e per il 20,4% di essi consente di sviluppare una “maggiore coscienza civile”. Questi ultimi due aspetti testimoniano il ruolo formativo dell’attività volontaria organizzata. Per una piccola minoranza (5,1%) lo svolgimento dell’attività volontaria ha rappresentato anche l’occasione buona per acquisire competenze utili per la propria professione. La quota di chi ha avuto questo tipo di beneficio è maggiore tra le donne con il 6,7%, tra i 14-24enni con il 12,4% e gli studenti con il 12,6%. Le attività volontarie svolte dai 6,6 milioni di persone nelle quattro settimane di riferimento si traducono in circa 126 milioni di ore di lavoro totali, suddivise in circa 114,1 milioni di ore dedicate all’attività dichiarata come principale e 11,9 milioni di ore dedicate ad altre attività. Considerando, ad esempio, una “settimana lavorativa” di 36 ore, l’ammontare del lavoro volontario si può considerare equivalente a circa 875 mila unità occupate a tempo pieno. L’impegno medio di ciascun volontario nell’arco delle quattro settimane, calcolato sul totale delle attività svolte, è di 19 ore. Analizzando l’intensità dell’impegno su base territoriale, spetta sempre al Nord il primato sul resto del Paese ed in particolare sul Sud. Il Nord-ovest con una media di 21,4 ore dedicate al volontariato, supera il Nord-est dove s’impegnano per 19,4 ore. Valori medi di gran lunga più contenuti si registrano nelle Isole con 15,6 ore, a causa del valore fortemente contenuto della Sicilia che presenta 13,9 ore. Anche la Campania con 13,8 ore presenta una bassa intensità dell’impegno. Già penalizzate da un tasso di volontariato contenuto, Sicilia e Campania si profilano, dunque, come le regioni a più bassa intensità. A livello regionale il monte ore medio mensile più elevato si registra in Friuli Venezia Giulia con 25,6 ore e in Piemonte con 24,9 ore.
Francesco Sanfilippo
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