Il peeling è una procedura di ringiovanimento della pelle che utilizza sostanze che agiscono localmente al fine di rimuovere i suoi stati superficiali, stimolando così i processi riparativi con conseguente rigenerazione dell’epidermide e del derma. Questo sistema è comunemente adoperato per migliorare la pelle dai danni da fotoinvecchiamento, per ridurre l’iperpigmentazione e per rendere la pelle stessa più luminosa ed uniforme (nel caso di cicatrici post-acneiche), aumentandone la consistenza. Tuttavia, i rischi e le complicazioni legati alla profondità di penetrazione del peeling sono da tenere in considerazione. Infatti, i cosiddetti “peeling leggeri”, i quali agiscono solo superficialmente e non arrivano mai al derma papillare, fanno parte dei prodotti da banco in vendita presso la maggior parte delle farmacie o disponibili nelle profumerie. I peeling che agiscono più profondamente sono l’acido glicolico al 70%, l’acido tricloroacetico da 50% in su e l’acido mandelico al 50% e sono di pertinenza medica. La valutazione del paziente e le sue aspettative in relazione all’età e al danno da crono e fotoinvecchiamento, sono da tenere in considerazione per assicurare il successo del trattamento. I pazienti che presentano eritema, rosacea, teleangectasie o infezioni della cute (herpes) vanno trattati in maniera conservativa o con peeling leggeri per non esacerbare ulteriormente la loro condizione. L’acido glicolico (Ga), derivato dalla canna da zucchero è un alfaidrossiacido comunemente adoperato con varie concentrazioni. Tuttavia, la concentrazione al 70% (di pertinenza medica) quando adoperata sul viso, deve essere attentamente monitorata durante il tempo di contatto (massimo 10 minuti) e prontamente neutralizzata in caso di risposta infiammatoria molto vivace. L’acido tricloroacetico (Tca) è una sostanza molto familiare alla maggior parte dei medici che nel passato l’hanno adoperato per il trattamento di condilomi o delle verruche. In seguito alla sua applicazione sulla cute (da 30 secondi a 2 minuti), si manifesta un intenso eritema seguito da uno scolorimento chiamato “frosting” fenomeno questo legato alla profondità di penetrazione fino al derma. Il frosting è neutralizzato, lavando il viso o la zona trattata con acqua corrente o acqua e bicarbonato analogamente al GA. Esistono controindicazioni all’applicazione dei peeling come la gravidanza, le alterazioni ematologiche, l’immunosoppressione, ecc. ovvero aspettative non realistiche da parte del paziente e dimorfismi del corpo. L’acido mandelico (deriva dalle mandorle amare) alla concentrazione del 50% incontra attualmente il favore della maggior parte dei medici e chirurghi estetici per l’assenza di eritema, di frosting e soprattutto per la possibilità di utilizzarlo anche durante i mesi estivi avendo l’accortezza di adoperare sempre un crema con SPF da 30 in su. Esso fa parte degli alfaidrossiacidi, molecole largamente utilizzate in cosmesi per la realizzazione di creme esfolianti, schiarenti e antiossidanti. A differenza delle creme a base di acido glicolico e prodotti preparati con altri esfolianti chimici, i cosmetici a base di acido mandelico non sono fotosensibilizzanti e, di conseguenza, possono essere applicati anche prima di esporsi al sole. La procedura di preparazione comporta una dettagliata anamnesi clinica unitamente alla valutazione del danno da crono e fotoinvecchiamento ed è necessario ottenere il consenso informato e la documentazione fotografica prima e dopo trattamento. I peeling sono solitamente applicati una volta la settimana per un totale di 6 settimane, ma questi tempi sono variabili in relazione ai risultati raggiunti. Il rischio di complicazioni (dolore, eritema persistente, iperpigmentazione) con i peeling, è in relazione alla profondità di penetrazione e alla più elevata concentrazione, situazioni queste sempre risolvibili nel corso dei mesi successivi da parte del Medico responsabile.
Dott.Ennio Sacco
Medico-Chirurgo
Tags funzionalità peeling pelle ripristinare trattamenti