La disfunzione erettile (De) è la significativa o ricorrente inabilità dell’uomo nell’ottenere e/o mantenere l’erezione, fino al termine del rapporto sessuale. L’erezione peniena, complesso evento neurovascolare, perché possa avvenire, necessita dell’interazione del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso periferico, del sistema endocrino e della muscolatura liscia delle arterie peniene e delle trabecole. Esistono evidenze epidemiologiche su come la DE sia predittiva di eventi cardiovascolari su base ischemica negli uomini di età compresa tra 40 e 49 anni rispetto a quelli più anziani e l’incidenza di cardiopatia ischemica negli uomini più giovani di 40 con DE è 7 volte maggiore rispetto a coloro senza De. La De ha inoltre nei soggetti con diabete mellito una prevalenza 3 volte superiore di quella riscontrata nei soggetti non diabetici. Nella maggior parte dei casi è correlata e correlabile alla presenza di una neuropatia periferica e/o di una vasculopatia. In considerazione del rischio cardiovascolare ischemico associato la presenza di DE concorre al calcolo dello stesso rischio cardiovascolare del singolo soggetto con diabete mellito, soprattutto se già in trattamento con inibitori della fosfodieterasi (PDE). In italia la prevalenza della De è stimabile intorno al 12,8% ed è strettamente correlata al diabete, ipertensione, neuropatia e fumo. In alcuni studi sulla popolazione diabetica afferente ai centri di diabetologia la prevalenza media è del 35,8% ed è nel diabete mellito di tipo 1 più elevata (51%) di quella riscontrata nel tipo 2 (37%). Anche nei diabetici la prevalenza è strettamente correlata all’età, al fumo, alla durata di malattia e alla presenza di altre complicanze croniche. L’incidenza della De nei diabetici, valutata in 1010 soggetti con un follow-up di 2,8 anni, è risultata di 68 casi/1000/anno, più che doppia pertanto di quella riportata dal Massachusetts Male Aging Study nella popolazione generale statunitense. Sono predittori significativi di De l’età, la durata del diabete, la nefropatia e l’ipertensione. I dati provenienti dall’Istituto Mario Negri Sud nei diabetici tipo 2 confermano una prevalenza della DE del 34% associata più frequentemente a depressione e a una peggiore qualità di vita. Più recentemente, lo studio ADVANCE (Action in diabetes and Vascular Disease: Preterax and Diamicron Modified-Release Controlled Evaluation) ha dimostrato che la presenza di De al momento dell’arruolamento nello studio si associava a un elevato rischio per tutti gli eventi cardiovascolari. Uno studio epidemiologico recente condotto su 95.000 ricoveri in Australia ha documentato come la gravità del disturbo erettile fosse correlata alla morbilità e alla mortalità in qualsiasi fascia d’età. La disfunzione erettile (De) ha quindi un valore predittivo per evento cardiovascolare uguale o maggiore di altri fattori di rischio tradizionali quali la familiarità per cardiopatia ischemica, il fumo di sigaretta o la dislipidemia. La valutazione della DE deve anche includere il suo grado di severità dal momento che questa si associa a maggior rischio di eventi cardiovascolari maggiori, all’estensione della cardiopatia ischemica e al rischio di arteriopatia obliterante. La De va ricercata già alla diagnosi nei soggetti con diabete mellito di tipo 2 e poi rivalutata una volta l’anno. Nelle persone con diabete di tipo 1, la De va ricercata in presenza di una lunga durata di malattia (>10 anni) o di complicanze croniche, in particolare neuropatia e vasculopatia. La valutazione della presenza di De, del suo grado, delle sue componenti maggiormente alterate va fatta attraverso l’impiego (screening) dell’International Index of Erectile Function (Iief-15* o Iief-5 — Iief-15). Ciò consente, in rapporto al punteggio ottenuto, di classificare la De in grave (<10), moderata (11-16), lieve (17-26), assente (26-30) (1). Non ultimi, sono efficaci gli esami di laboratorio come l'indice di testosterone libero, la prolattina, il Tsh, e il dosaggio del Psa. A meno che non si preveda la necessità di intervenire chirurgicamente, non sono necessarie altre indagini. Il trattamento medico prevede l’utilizzo dei farmaci inibitori della PDE-5, tenendo in considerazione le specifiche caratteristiche farmacocinetiche e in particolare la loro durata d’azione.
Dott. Emilio Italiano
Specialista Urologo
Andrologo-FECSM
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