Obesità, diabete e colesterolemia colpiscono di più i meno istruiti secondo lo studio Cnr-Siprec. Tra le persone con minor scolarizzazione, ad esempio, a soffrire di diabete è il 17,7% degli uomini e il 13,2% delle donne, contro l’8,6% degli uomini e il 3,7% delle donne più istruiti. E nel primo gruppo la situazione è peggiorata a causa della crisi economica degli ultimi anni.
La povertà e la bassa istruzione fanno male alla salute. Lo rileva uno studio frutto della collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e la Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec). Lo studio evidenzia l’aumento, tra 1998-2002 e 2008-2012, di diabete, obesità e colesterolemia tra le persone meno abbienti e conferma come, nella diffusione di alcune patologie, si leghino al reddito, alla scolarità e alle abitudini di vita.
Lo studio ‘Impatto della crisi economica sulla prevenzione cardiovascolare’ è coordinato da Gaetano Crepaldi dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova (In-Cnr) e dalla dott.ssa Maria Grazia Modena dell’Università di Modena-Reggio Emilia. Questo saggio prende in esame i dati nei due periodo di tempo, confrontando i risultati del periodo precedente la crisi economica, dal 1998 al 2002, con quelli post crisi, cioè del 2008-2012. Quel che emerge è un aumento delle condizioni a rischio, mentre salute e buone abitudini appaiono correlate con reddito e scolarità.
”Tra le persone con minor scolarizzazione a soffrire di diabete nel primo periodo era il 16,3% degli uomini e l’11,6% delle donne, che nel periodo di crisi passano rispettivamente a 17,7% e 13,2%. L’obesità colpiva tra 1998 e 2002 il 21% degli uomini e il 28 delle donne, che nel secondo periodo sono diventati rispettivamente il 29,1 e il 35,5%. L’ipercolesterolemia è cresciuta dal 21,3% dei maschi e 28 delle femmine, rispettivamente al 40 e al 45,6%”, sottolinea il ricercatore dell’In-Cnr, Luigi Crepaldi, aggiungendo “Solo nell’abitudine al fumo di sigaretta si registra un calo, negli uomini si passa dal 32,6% al 25,2% e nelle donne dal 19,4% al 18%”. Lo stesso confronto è stato effettuato sul gruppo di popolazione a più alta scolarizzazione, sempre mettendo a confronto il 1998-2008 con il 2008-2012: in questo caso si registra una situazione più variegata. La dott.ssa Modena, invece, ha rilevato: “La percentuale dei maschi affetti da diabete si riduce dal 9,9% all’8,6% e delle donne dal 4 al 3,7%, l’obesità è invece in crescita sia tra gli uomini, dal 13,4 al 21,8%, che tra le donne dall’11,7 al 17,2%. L’ipercolesterolemia è in calo tra i primi (dal 43,7 il 31,7%) ma in aumento tra le seconde (dal 22,1% al 32,4%). In calo anche l’abitudine al fumo, che passa negli uomini dal 29,3% al 20,6% e nelle donne dal 26,7% al 21,3%, quest’ultimo è anche l’unico dato in controtendenza nel confronto con le meno scolarizzate, dove fuma il 18%”.
Queste differenze, spiega il Cnr in una nota, si allineano a quanto evidenziato dai dati Istat, che correlano reddito e scolarizzazione nel definire lo stato di ‘benessere’. “Gli stili di vita meno salutari, quali scarso esercizio fisico e un’alimentazione poco sana, spesso appaiono legati a minore reddito e scolarità”, continua la dott.ssa Modena. “I dati relativi al 2013 indicano che, tra i più informati a livello nutrizionale, il 35,3% segue la Dieta mediterranea e l’obesità colpisce il 25%, contro il 31% di seguaci di questo tipo di alimentazione e il 41,5% di obesi riscontrati tra i meno informati”, conferma il ricercatore Crepaldi. “La Dieta mediterranea aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di tumore, permette una maggiore disponibilità e utilizzo di micronutrienti e antiossidanti e si dimostra utile al mantenimento di un buono stato di salute”.
All’interno del Documento Siprec, Gianluigi Ferrante dell’Istituto superiore di Sanità evidenzia come le difficoltà economiche abbiano anche un effetto più diretto sulla salute. Secondo il dott. Ferrante, i consumatori che consumano quantità elevate di alcol sono il 4,5% della popolazione più abbiente e il 5,2% di chi ha difficoltà economiche. A svolgere attività fisica nel tempo libero è rispettivamente il 28,3% e il 25,9%, il consumo di almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno è più elevato (11%) tra i benestanti rispetto a quanti risentono della crisi (8,7%).
Redazione
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