Iperplasia Prostatica Benigna

L’iperplasia prostatica benigna può costituire un problema negli uomini dai quarant’anni in poi, determinando situazioni imbarazzanti nella vita quotidiana. Un controllo precoce aiuta a prevenire l’espansione del problema, rendendo la vita della persona molto più libera. Infatti, i suoi sintomi comprendono il bisogno di urinare frequentemente, dolori durante la minzione e un flusso di urina debole. Un controllo può fare molto in aiuto delle persone con questi sintomi.
L’iperplasia prostatica benigna è una patologia caratterizzata da un ingrossamento (iperplasia o ipertrofia) della prostata, più specificatamente delle cellule prostatiche epiteliali e stromali, che conduce alla formazione di noduli nella regione periuretrale della prostata. Quando questi noduli sono abbastanza grandi comprimono il canale uretrale, causando una parziale ostruzione dello stesso, quindi interferendo col normale flusso urinario. Questo comporta l’origine di diversi sintomi spiacevoli, quali esitazione ad urinare, minzione frequente e dolorosa, rischio di incrementato d’infezioni e ritenzione urinaria. 
In alcuni casi di iperplasia prostatica benigna si possono osservare anche alti livelli del PSA, che però non sono da ritenere indice di neoformazione maligna in corso. Piuttosto, questi ultimi sono dovuti all’aumento del volume della prostata, di conseguenza alla maggior produzione dell’antigene stesso. Diversi studi rilevano che è un problema molto diffuso e si pensa che l’ingrossamento della prostata possa iniziare in alcuni pazienti già all’età di 30 anni. Facendo riferimento alle cifre statistiche, si osserva che circa il 50% degli uomini all’età di 50 anni presenta evidenze cliniche della comparsa dell’Iperplasia prostatica benigna. Le cause di questa patologia rimangono ancora da chiarire completamente, tanto che tra i diversi ricercatori esistono opinioni divergenti. C’è chi ritiene che le minzioni continue e gli orgasmi durante il nostro ciclo di vita creino delle microlesioni che fanno liberare una sostanza capace di causare l’ingrossamento delle ghiandole vicine, ma finora nessuno ha potuto confermare questa teoria. Un’altra ipotesi più accreditata sostiene che l’eccesso degli ormoni androgeni, che raggiungono la prostata, rappresenti il principale fattore responsabile dell’ingrossamento della ghiandola prostatica. Tali deduzioni si basano sull’osservazione che individui castrati in età giovanile non sviluppano, nemmeno in età avanzata, iperplasia prostatica benigna. Quando è necessario iniziare i controlli?
Considerando la sua elevata frequenza, gli specialisti consigliano a partire dai 40 anni.
La diagnosi si basa, innanzitutto, sulla visita urologica con anamnesi ed esame obiettivo. Il medico rileverà dal paziente la presenza di sintomi ed il loro impatto sulla sua qualità di vita. L’esame obiettivo si fonda sull’esplorazione rettale per valutare le dimensioni della prostata e la sua consistenza. In conformità a questa prima visita potranno essere prescritti esami di secondo livello che sono principalmente uroflussometria, l’ecografia vescicale sovrapubica e la determinazione del Psa (Antigene prostatico specifico). L’uroflussometria è un esame non invasivo che quantifica la velocità del flusso minzionale nel tempo, facendo urinare il paziente in un recipiente collegato ad un computer. L’ecografia vescicale sovrapubica stabilisce le dimensioni della prostata ed i suoi rapporti con la vescica, un eventuale aggetto della prostata dentro la vescica, la determinazione del residuo di urine dopo minzione. La determinazione del Psa che è un esame di laboratorio eseguito su un normale prelievo di sangue per identificare l’antigene prostatico specifico, funge anche come test per la diagnosi di neoplasia prostatica. Un PSA superiore a 1.4 ng/ml indica anche che l’Iperplasia prostatica benigna (Ipb) tenderà a progredire con una crescita dell’adenoma prostatico se non trattata.
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