L’infanzia è il periodo più delicato per l’essere umano, poiché il bambino assorbe tutte le informazioni che riceve, conservandole per poi elaborarle negli anni seguenti. Perciò, un’infanzia traumatica può avere effetti deleteri per la sua salute e per quella della società. Secondo un’indagine condotta nel 2011 da parte del Cismai e delle Terre des Hommes, un bambino su 10 è maltrattato e più della metà sono femmine (52,7%). Tra i maltrattamenti, è risultata prevalente la trascuratezza materiale e/o affettiva, che incide per il 52,7%, seguita dalla violenza assistita (16,6%), dal maltrattamento psicologico (12,8%) e dall’abuso sessuale (6,7%). Tali maltrattamenti possono avere conseguenze sulla salute mentale in età adulta, ma una ricerca dimostra che incidono sulla durata della vita, poiché gli abusi l’accorciano addirittura di 7-10 anni, secondo i dati presentati al 70° Congresso Italiano di Pediatria. I dati raccolti evidenziano che abusi, punizioni, negligenze e atti di bullismo provocano stress cronico nei bambini, invecchiamento precoce e un maggior rischio di sviluppare patologie come obesità, cefalea, sindromi dolorose, asma, malattie cardiache, tumori. Il giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma e Docente di Pediatria presso l’Istituto di Clinica Pediatrica dell’Università Cattolica del S. Cuore e l’Università Campus Bio-Medico di Roma, Pietro Ferrara, ha dichiarato: “Una ragione in più per rafforzare la sorveglianza e prevenire gli abusi sui minori, fenomeno che «interessa circa 100.000 bambini ogni anno in Italia. Si tratta comunque di una stima approssimativa: nel nostro Pese non esiste un sistema di monitoraggio. Gli unici dati certi sono quelli relativi agli abusi sessuali, ma il maltrattamento è un concetto molto più ampio che include molestie, abusi fisici e psicologici, negligenza nelle cure, atti di bullismo. L’Oms ha stimato che i casi reali siano 9 volte più numerosi di quelli segnalati». Per fronteggiare questa drammatica situazione, è stato ricostituito l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Fanno parte di quest’organismo rappresentanti di pubbliche amministrazioni nazionali e locali, di enti e associazioni, di organizzazioni del volontariato e del terzo settore ed esperti in materia di infanzia e adolescenza. I nuovi membri sono stati nominati con decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti il 17 giugno 2014. L’Osservatorio è stato istituito dalla Legge 451/1997 e regolato dal Decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007 n. 103. Questo ente di circa 50 membri coordina amministrazioni centrali, Regioni, enti locali, associazioni, ordini professionali e organizzazioni non governative che si occupano di infanzia. Il suo compito principale è di predisporre documenti strategici inerenti l’infanzia e l’adolescenza. Il Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, è elaborato all’interno di quest’organismo ogni due anni con l’obiettivo di conferire priorità ai programmi riferiti ai minori e di rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo. Non solo, ma l’ente elabora altri due documenti, la Relazione biennale sulla condizione dell’infanzia in Italia e sull’attuazione dei relativi diritti e lo schema del Rapporto del Governo all’Onu sull’applicazione della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo del 1989. Per lo svolgimento delle sue attività, l’Osservatorio si avvale del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, mentre i suoi lavori si svolgono sia in sedute plenarie sia in gruppi di lavoro tematici. Secondo quanto previsto dall’articolo 3 del decreto del 17 giugno i componenti dell’Osservatorio durano in carica due anni dalla data del provvedimento. L’Osservatorio non è l’unico strumento predisposto dal legislatore per la difesa dei bambini, ma questi possono contare sull’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. L’istituzione di questa figura, già presente in molti Paesi europei, è avvenuta nel 2011 ed è prevista anche per dare attuazione alla Costituzione e ai Trattati internazionale cui l’Italia ha aderito. Questo ente ha poteri autonomi di organizzazione, con indipendenza amministrativa e senza vincoli di subordinazione gerarchica e la sua durata in carica è di quattro anni. Il suo mandato è rinnovabile una sola volta e la nomina è rimessa ad una determinazione adottata d’intesa dai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato. Tra le sue facoltà, vi è quella di proporre l’adozione d’iniziative per assicurare la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Inoltre, ha competenza di esprimere un parere sul piano nazionale di azione, prima del suo passaggio alla Commissione parlamentare per l’infanzia. L’autorità dispone di un’indennità fissa pari a 200.000 euro, e, al comma 1, di 750.000 euro per l’anno 2011 e 1.500.000 dal 2012. Questi fondi sarebbero usati per le spese di espletamento delle competenze assegnate e per le attività connesse e strumentali, nonché per il funzionamento dell’Ufficio dell’Autorità garante. La legge di stabilità 2013, all’articolo 1, comma 259, ha incrementato per il 2013 di un milione di euro le sue risorse a disposizione. Non ultimo, esiste un fondo apposito previsto dalla legge 285 del 1997. Il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, in genere, è suddiviso tra le Regioni (70%) e le 15 Città riservatarie (30%). Oggi, le 15 Città riservatarie sono Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Taranto, Torino, Venezia e rappresentano un laboratorio di sperimentazione in materia di infanzia e adolescenza. Il trasferimento delle risorse avviene con vincolo di destinazione, perciò i finanziamenti della legge 285 sono legati alla progettazione dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza. La legge di stabilità 2013 (legge 228/2012) ha destinato 39,6 milioni di euro al Fondo, prevedendo quasi identici stanziamenti per il biennio 2014-2015. Le armi giuridiche per difendere i bambini dagli abusi esistono, ma se non si insegna il rispetto per il prossimo, tutti i provvedimenti sono inutili e i bambini che sono i soggetti più deboli ne pagano le conseguenze.
Francesco Sanfilippo
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