Se i giochi d’azzardo fossero il termometro per misurare la crisi di un paese, bisognerebbe dare ragione alla politica, “siamo usciti dalla crisi”, ma sappiamo bene che non è cosi.
Dal 2001, molte associazioni e società scientifiche hanno fatto una sanguinosa battaglia per far riconoscere importanti patologie croniche il cui decreto Lea non è stato aggiornato, per poter essere inserite tra gli stessi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Tuttavia, per la ludopatia nemmeno una goccia di sudore è stata versata. Eppure, i consultori, i sert, e vari servizi di psichiatria hanno attivato percorsosi di prevenzione per soggetti affetti da ludopatia cronica. L’Italia è la patria delle cose assurde e è questa ne è l’evidenza assoluta.
Se la dipendenza da gioco d’azzardo, infatti, è ritenuta una patologia, perché lo Stato ne è attore principale? Le slot machine, videoloLttery, gratta-e-vinci e poker online sono sotto rigido e fruttuoso monopolio di stato. Ad oggi, il soggetto affetto da questa patologia è riconosciuto invalido secondo l’istituzione sanitaria, contro patologie gravi che aspettano da decenni la legittimazione dal famoso decreto Lea.
Non è chiaro il come e il perché non è stato emesso un decreto legislativo che vieti la pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive, sia on-line che in qualsiasi altra forma, di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro che possono indurre a comportamenti compulsivi e creare dipendenza patologica.
Il 16 dicembre 2004 l’allora governo Berlusconi emanò il decreto legislativo che ha posto fine alla pubblicità dei prodotti del tabacco perché ritenuti nocivi per la salute. Con il decreto legislativo n. 300 del 16 dicembre 2004 il governo diede attuazione alla direttiva 2003/33/ce che mirava ad omogeneizzare i diversi regimi di divieto di pubblicità ai prodotti del tabacco vigenti negli stati membri dell’unione europea.
Il governo ha il compito di tutelare la salute dei propri cittadini, difenderli da patologie dannose e pericolose per la loro incolumità e garantire la serenità delle loro famiglie. Il primo gennaio 2013 è entrato in vigore il decreto Balduzzi che ha soltanto posto il divieto su ogni tipo di media di quelle pubblicità in cui è prevista una vincita in denaro. Tuttavia, non sono presenti formule di avvertimento sul rischio di dipendenza e informazioni sulle percentuali di probabilità di vincita.
Il gioco d’azzardo è un business che il Ministero della Salute stesso ha stabilito essere causa di dipendenza patologica. Credo che così com’è stato fatto contro l’industria del tabacco, debba essere vietata anche ogni forma di comunicazione commerciale con lo scopo, diretto o indiretto, di promuovere il gioco d’azzardo.
Purtroppo milioni di italiani sono vittima di quest’ultimo, tenuto conto che per ogni giocatore c’è sempre una famiglia che soffre.
Dott. Girolamo Calsabianca
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