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Gli asili-nido, i costi restano alti

Secondo un’indagine condotta da Cittadinanzattiva, gli asili-nido costituiscono una realtà non omogenea in tutta Italia, per costi, servizi offerti e disponibilità di posti. Permangono forti differenze tra il Nord e il Sud Italia e un bambino al di sotto dei 5 anni su tre resta fuori con punte del 65%-70% in alcune regioni.La Responsabile delle Politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva, Tina Napoli, dichiara: “Il nostro Paese è ben lontano dall’avere un sistema di servizi per l’infanzia diffuso, accessibile e capillare su tutto il territorio”.

Gli asili-nido rappresentano una tra le soluzioni migliori per chi, come le donne, è impegnato con ritmi lavorativi frenetici, tipici della nostra era. Infatti, questi luoghi servono a tenere i bimbi piccolissimi da uno a 4 anni, che non possono essere accuditi da nessun altro parente fino a quando, il genitore non può riprendersi il figlio o la figlia, affidati a personale apposito e a pedagoghi, al termine della giornata lavorativa. Tuttavia, anche questi centri hanno un costo e un figlio un figlio all’asilo nido comunale costa mediamente in Italia 309 euro al mese (3.100 euro l’anno), il 12% delle spese familiari. L’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ogni anno fornisce un quadro nazionale delle spese sostenute dalle famiglie italiane in merito ai servizi pubblici locali (asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici). L’Osservatorio ha pubblicato i dati di un’indagine condotta sui costi, sulla disponibilità di posti e sulla lista di attesa esulle agevolazioni tariffarie previste in tema di asili nido comunali. Gli asili-nido più gravosi sono al Nord con una spesa di 380 euro seguiti dal Centro con un onere di 322 euro e al Sud con un impegno di 219 euro. La regione più economica è la Calabria con una spesa di 139 euro, mentre la più costosa è la Valle D’Aosta con 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro, mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro. Tra le città più care, ma che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2012/13, Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Lucca, Alessandria e Bolzano, mentre Imperia, Cremona e Trento subentrano al posto di Mantova, Aosta e Udine. Al contrario, le 10città meno care risultano essere Vibo Valentia, Catanzaro, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Foggia, Venezia, Napoli e Salerno.In Sicilia, i costi di un asilo-nido ammontano a 200 euro mensili rispetto ai 309 euro della media nazionale. Le differenze tra le ex province siciliane sono rilevanti, perché si passa dai 100 euro di Agrigento ai 275 eurodi Catania, ma solo il 5,1% dei bimbi nella fascia di età 0-2 anni usufruisce di questi servizi.Resta, però, ancora elevato il numero di bimbi in attesa di un posto nel nido comunale, perciò uno su tre resta fuori, raggiungendo punte del 71% in Basilicata e del 65% nel Lazio. Quest’indagine indica che, in Italia, questi servizi coprono solo l’11,8% della potenziale utenza, passandodal 24,4% dell’Emilia Romagna all’1,9% della Campania, nonostante l’offerta di asili nido sia cresciuta negli ultimi anni. Dal confronto delle domande soddisfatte rispetto a quelle presentate, compare che il Lazio, a livello di capoluoghi di provincia, ha il maggior numero di asili comunali (453) e di posti disponibili (21.756) ma è anche la regione in cui il 65% dei bambini resta in lista di attesa, preceduta solo dalla Basilicata con il 71%.Invece, in Lombardia e in Piemonte rimane in lista di attesa solo il 7%. L’Emilia Romagna risulta essere la regione con la maggiore copertura di asili pubblici in tutti i comuni con 28.321 posti in 624 strutture pubbliche. Il 56% dei capoluoghi di provincia mette a disposizione agevolazioni tariffarie, tanto che nel 62% dei casi siha una riduzione della retta dal secondo figlio iscritto al nido, oppure del 45% per assenze dovute a malattia. Il 19% riduce la retta per modifiche alla situazione economica familiare (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione), mentre il 15% per bimbi portatori di handicap e il 3% in presenza di mutuo per acquisto prima casa. In Sicilia, la situazione è peggiore, poiché, rispetto ai 66 nidi comunali attivi nei capoluoghi siciliani, con una disponibilità di posti pari a 2765, resta fuori dal servizio comunale il 46% dei richiedenti, circa il 33% della media nazionale. Solo a Palermo la percentuale arriva al 72%. La Responsabile delle Politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva,Tina Napoli, ha dichiarato: “Il nostro Paese è ben lontano dall’avere un sistema di servizi per l’infanzia diffuso, accessibile e capillare su tutto il territorio. E risulta quanto meno anacronistico che solo il 19% dei Comuni preveda agevolazioni tariffarie per modifiche alla situazione economica familiare, determinate da disoccupazione, mobilità, cassa integrazione.Chiediamo al Governo di investire in politiche di sistema per l’infanzia, che puntino a creare un sistema di servizi sostenibili e di qualità, da poter così incrementare l’occupazionefemminile diretta e indiretta, e avvicinarci alla copertura del 33% nell’offerta nei servizi educativi”.
Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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