Il doping è un’antica pratica medica antisportiva, che usa sostanze alla lunga dannose per il corpo degli atleti scorretti che la impiegano per aiutarli a vincere le gare in modo fraudolento. Il mercato di questi farmaci è imponente e i controlli sono pochi, ma i danni per l’uso prolungato sono irreversibili. I Nas e il Coni non danno tregua al mercato illegale di farmaci e integratori, ma ogni euro di farmaci dopanti rende 2.500 euro e gli annunci sul web sono milioni. Una battaglia difficile che richiede un grande sforzo culturale da parte della società.
Quando Lance Armstrong, ciclista professionista americano, si ammalò di cancro ai testicoli, non si arrese e combatté il male, sconfiggendolo a tal punto da fondare un’associazione contro i tumori. Tuttavia, tutte le vittorie e la fama conseguita andarono in pezzi quando l’antidoping scoprì che tutti i successi ottenuti in più di dieci anni di carriera erano frutto di un uso sproporzionato di sostanze dopanti. Prima negò le circostanze sempre più evidenti, poi ha ammesso tutte le colpe in diretta televisiva, perdendo i titoli e la faccia. Questa vicenda è stata emblematica per il rapporto tra atleti e doping, ma non è stata appresa ancora dal mondo sportivi visti i numerosi casi che ancora sono scoperti. Il doping, in realtà, ha origini antiche e risale ai tempi delle prime olimpiadi nell’antica Grecia, dove gli atleti usavano sostanze in grado di avvantaggiarli nei confronti degli avversari. Poi, l’uso di queste sostanze si è rafforzato nel XX° secolo, tanto che nella Germania dell’Est i preparatori atletici con il supporto delle autorità ne facevano un uso indiscriminato e autorizzato. Che poi queste pratiche provocassero gravi e irreparabili menomazioni negli atleti, non aveva importanza di fronte alla gloria dello Stato totalitario. Il problema non è recente né esiste una o più soluzioni in grado di interrompere questo fenomeno. La gloria e la fama portano soldi, visibilità negli organi comunicativi e ti danno un’importanza considerevole. Lo sport richiede sacrifici che le famiglie e alcune società sopportano certi che i loro investimenti ritornino con extra copiosi. Tuttavia, questi sacrifici sono onerosi per la psiche e per il fisico del giovane atleta, nel quale subentra spesso la paura di deludere i propri cari e i propri sponsor. Così s’innesca un meccanismo perverso che porta non pochi atleti a prendere sostanze proibite, cercando anche con complicità di evitare i controlli. Solo che più si diventa famosi, più si è pressati, spingendo il giovane ad andare oltre, incappando nella morte, in malattie gravi o finendo per essere scoperto, perdendo tutto ciò che si è vinto. I controlli antidoping non potevano bloccarlo prima? In realtà, i controlli antidoping sono eseguiti, ma il mondo dello sport è talmente vasto che non sono mai sufficienti, nonostante gli sforzi delle autorità. L’uso da parte di atleti amatoriali oltre che da professionisti scorretti rende questo quadro ancora più imprevedibile, anche perché il mercato on line è immenso e permette di acquistare medicinali proibiti con una facilità prima impensabile. I Nas (Nuclei antisosfistificazione e sanità) dei carabinieri hanno compiuto dal 2000 al 2013 565 arresti, hanno denunciato 4.228 persone e sequestrato 2 milioni di confezioni in Italia. Il problema non è solo quantitativo, ma anche qualitativo, poiché la frontiera del doping non conosce limiti. Ogni anno, sono immesse sul mercato nuove molecole che non sono riconosciute come dopanti, finché non sono scoperte. Addirittura, sono emersi studi che prevedono l’uso di sostanze dopanti genetiche, la cui identificazione è molto difficile ad oggi. Ciò dà ai trafficanti e agli operatori del mercato un certo lasso di tempo che permette di far guadagnare milioni prima di essere scoperti, poiché un euro di farmaci dopanti rende 2.500 euro, quando un euro di cocaina rende 16 euro. Naturalmente, la salute degli sportivi non è considerata e si sottacciono spiacevoli conseguenze del loro uso quali tumori, patologie auto-immuni, ecc… Il Coni dispone di un ufficio antidoping con sede a Roma e di propri tribunali interni divisi in due sezioni, il Nas ha 38 nuclei operativi di cui tre in Sicilia, ma che si occupano anche di altre investigazioni. Le società sportive sono decine di migliaia, mentre i controlli della medicina sportiva e del Coni sono solo 12 mila in tutta Italia, 60 in Sicilia. Di fronte a questi magri sforzi, solo gli annunci scoperti che vendono medicinali sospetti, sono 52 milioni secondo i dati del 2013. Tuttavia, la minaccia è anche più nascosta, poiché queste sostanze possono essere fatte passare in questo mercato on line come integratori per sportivi, essendo assunte come vitamine. Di fronte queste cifre e a queste realtà, è necessario tenere alta la guardia, altrimenti i casi Armstrong non resteranno isolati.
Francesco Sanfilippo