prevenzione
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La prevenzione, un argomento ancora non del tutto conosciuto nella Sanità

Il preciso dovere morale di ogni operatore del settore socio sanitario ed assistenziale, dovrebbe essere quello di contribuire in modo determinante alla “Prevenzione”. Questo, a mio avviso secondo un modello che dovrebbe prevedere una corretta informazione, una divulgazione e interventi preventivi sul territorio su vasta scala. Questa dovuta premessa mi permette, adesso, di introdurre un argomento assai delicato e che tanto ha a che fare con la mancanza d’informazione, “Il rischio di una Medicalizzazione estrema”. Oggi, più che mai la nostra realtà è pervasa da un consumismo che permea le scelte dei cittadini e anche la medicina soffre di questo modo di vivere. Purtroppo, l’estrema medicalizzazione anche di atti del tutto fisiologici e l’induzione al consumismo esasperato, fanno parte oggi delle attività mediche, con un evidente guadagno per alcuni operatori e per alcuni potentati economici. Alcuni esempi pratici sono su tutti l’alto tasso d’ospedalizzazione (spesso improprio) sia pubblico sia privato ed una crescita a dismisura della spesa dei rimborsi pubblici per alcune branche specialistiche convenzionate, fatto per altro rilevato dagli organi di controllo competenti in materia (Es. Corte dei conti). A questi, si aggiungono una carenza dei fondi riservati alla prevenzione primaria in Sicilia (mediamente 4%) e un’assenza di una politica progettuale di sviluppo del terzo settore, in particolare, in ambito socio sanitario. Quest’ultimo risulta in costante sofferenza economica, pur realizzando iniziative praticamente a “Costo zero”, quindi senza onere alcuno per le casse pubbliche. La domanda che sorge spontanea è, a fronte di un incremento vertiginoso delle patologie “Psicosomatiche” e delle patologie “croniche” (cit. O. m. s.), quali provvedimenti adotteranno i governi, in un periodo di crisi economica cocente, per garantire un minimo di attività preventiva a quelle fasce di svantaggio o “fragili “? È lecito sperare di raggiungere una” fetta” di popolazione sempre maggiore per informarla circa la “disinformazione ” dilagante e per indirizzarla quanto meno, verso dei corretti stili di vita? A mio avviso si può provare a realizzare tutto ciò′ solamente attraverso meccanismi “meritocratici “, “professionalizzanti” ed attenti a quelle realtà svantaggiate che più ne hanno bisogno (sociali e territoriali ). Abbiamo in Sicilia ed a Palermo tanti buoni esempi, con tanti addetti di buona volontà che provano ogni giorno a portare avanti queste idee, promuovendo la “Corretta informazione”, che rientra a pieno titolo nella già sopracitata “Prevenzione”.
Massimiliano Squillace
Chinesiologo

di Massimo Squillace - Chinesiologo

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