Lo stretching (dall’inglese “to stretch” che significa allungare, tendere) è una forma di attività fisica finalizzata all’estensibilità muscolare e abbraccia tutte quelle tecniche di allungamento muscolare che hanno l’obiettivo di aumentare l’elasticità, migliorare la flessibilità e la mobilità articolare. Lo stretching più conosciuto, arrivato in Italia da oltre oceano negli anni settanta è quello codificato da Bob Anderson, il così detto stretching statico.
Questa tecnica con le sue posizioni e il suo modo di respirare, prende spunto dallo yoga e fonda la sua pratica in esercizi di stiramento muscolare allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma fisica. E’ la forma più semplice e facile di stretching che può essere praticato da tutti indipendentemente dall’età e dalla forma fisica. Se è eseguito correttamente e nel modo giusto, senza forzare i propri limiti e senza giungere alla soglia del dolore, i risultati sull’elasticità possono essere notevoli. Soprattutto, consente di evitate l’instaurarsi di dannosi squilibri muscolari a causa della ripetizione sistematica dei gesti quotidiani e del gesto atletico della disciplina praticata. Lo stretching, quindi, oltre che nei programmi di allenamento dell’atleta ,professionista,dilettane, amatore dovrebbe trovare il giusto spazio nell’arco della giornata di ogni essere umano indipendentemente dall’età e dalla flessibilità. Oggi esistono diverse tecniche di Stretching, quali lo Stretching Statico Attivo, quello Dinamico, il P.n.f (‘Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation’ che in italiano significa ‘facilitazione propriocettiva neuromuscolare’) e il C.r.a.c.(ontract Relax Antagonist Contract’ che in italiano significa ‘contrazione, rilassamento e contrazione dei muscoli antagonisti). Ne fa parte anche lo Stretching Globale Attivo (trae i suoi principi dalla Rieducazione Posturale Globale, metodo del ‘Campo Chiuso’, creata da Philippe E. Souchard).
Queste tecniche utilizzate anche nella rieducazione e nella riabilitazione sono efficacissime se compiute sotto il controllo di personale qualificato ma possono essere inutili o addirittura dannose se eseguite in maniera dilettantistica. Questo perché lo stretching, cosa che non tutti i praticanti conoscono, è un allenamento del sistema nervoso e agisce sostanzialmente sull’interazione nervo-muscolo, sui propriocettori che si trovano nei muscoli e nei tendini deputati alla raccolta ed alla trasmissione di dati inerenti la tensione sviluppata dai muscoli. Questi ricettori sono i fusi neuromuscolari localizzati all’interno della muscolatura striata-volontaria e gli organi tendinei del Golgi.
Questi ultimi sono in grado di captare con la loro attività lo stato di allungamento dei muscoli e di inviare le informazioni raccolte al midollo spinale e all’encefalo.
Tralasciando le varie tecniche di stretching sopra elencate, ci si può concentrare sulla sua forma più semplice che dà la possibilità di allungare il muscolo gradualmente fino ai limiti fisiologici, senza attivare il riflesso miotatico diretto ma stimolando quello inverso, attivato dagli organi tendinei del Golgi.
Si può imparare molto, osservando gli animali, come i cani e i gatti che conoscono per istinto il modo di allungarsi. Lo fanno spontaneamente senza mai eccedere, preparando i muscoli che utilizzeranno. Imparare ad allungarsi è facile e la tecnica corretta passa attraverso una tensione rilassata e prolungata, ponendo l’attenzione sui muscoli che si vogliono allungare. La tecnica sbagliata è il rimbalzare su e giù o il sovra stirarsi sino alla soglia del dolore. Sono sufficienti soltanto 15 minuti, dopo l’esercizio fisico, o la sera prima di andare a letto per beneficiare degli effetti dello stretching. Questo sport praticato con regolarità produce alcuni vantaggi quali la riduzione della tensione muscolare, il favoreggiamento della sensazione di rilassamento del corpo, della coordinazione e della destrezza. Inoltre, incrementa la capacità di movimento, sviluppa la consapevolezza del corpo e migliora la concentrazione mentale. La sua applicazione nell’ambito degli sport, spesso sopravalutata, merita taluni approfondimenti alla luce dei risultati delle ricerche di questi ultimi anni.
Chi ha una pur piccola esperienza nel campo dello sport, anche dilettantistico, sa quanto sia comune l’abitudine di fare stretching prima di iniziare un allenamento o affrontare una competizione per scaldare i muscoli, per diminuire il rischio d’infortunio e per aumentare il livello di performance.)
Tuttavia, la ricerca clinica ha dimostrato che lo stretching nella fase di riscaldamento, prima di qualsiasi attività sportiva, potrebbe essere una perdita di tempo, perché non serve a prevenire gli stiramenti o a ridurre i dolori ma soprattutto è controproducente prima di una gara o una competizione. Lo stretching è comunque positivo e riveste una grande importanza nella attività fisica e nella preparazione atletica e quindi giusto farne uso, ma un uso consapevole, in relazione agli obiettivi da raggiungere ed inserito in programma motorio personalizzato ed individualizzato.
Lidia Mazzola
Chinesiologo UNC
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