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La Sicilia si pone all’avanguardia nella risoluzione del problema amianto

L’amianto costituisce ancor oggi una notevole fonte di pericolo per la popolazione a causa del largo uso che ne è stato fatto attraverso l’eternit dal 2° dopoguerra ai primi anni 90.
In realtà, la sua pericolosità deriva dall’inspirazione delle particelle sbriciolate dagli agenti atmosferici o dall’azione improvvida dell’uomo. Queste particele, altamente cancerogene, si depositano nei polmoni, accelerando o creando processi tumorali molto difficili da sradicare.
Nello stato solido, invece, il pericolo non sussiste perché la sua azione non ha modo di svilupparsi ingerendo le particelle con i liquidi o maneggiando i manufatti senza romperli. Finora, l’esposizione all’amianto ha coinvolto in Sicilia oltre 15.000 ammalati, causando 88 morti l’anno, nonostante siano passati 22 anni da quando una legge nazionale ha dichiarato fuori legge la produzione e la lavorazione dell’amianto.
Tuttavia, la competenza sulla sua rimozione competeva alle Regioni e la Sicilia era rimasta l’unica, insieme alla Calabria, a non aver provveduto. Oggi, la Sicilia si è dotata di una legge che, se sarà applicata fedelmente, porterà l’Isola all’avanguardia a livello europeo, in linea con i Paesi più virtuosi come la Germania e la Francia. Tra i punti fondamentali della legge, sono previste la mappatura delle zone a rischio, la creazione di centri di stoccaggio nei Comuni e di una centrale regionale per lo smaltimento e il riutilizzo, nonché istituzione di una struttura ospedaliera per la cura dei soggetti contaminati e per la prevenzione. Dal 1906 si conoscevano i rischi dell’amianto, ma le uniche risorse ricevute sono stati 17 milioni per il monitoraggio dei rischi mai usati, mettendo a rischio di infrazione dell’U.e la Regione. Tutta l’operazione è sovvenzionata economicamente dalla Regione attraverso i fondi comunitari e il primo passo previsto dalla legge sarà l’istituzione dell’ufficio amianto nel dipartimento regionale protezione civile.
Questo sarà un organo composto da 12 componenti nominati dal Presidente della Regione, che avrà la funzione di coordinare e promuovere tutti gli enti coinvolti in questa operazione come la Regione, l’Arpa, il Servizio Sanitario Regionale e, soprattutto i Comuni. Gli enti locali, non a caso, svolgono un ruolo cruciale, poiché dovranno dotarsi di un piano comunale per l’amianto.
Saranno questi, partecipando al bando regionale, a gestire i fondi e ad emanare le ordinanze rivolte ai cittadini che vorranno intervenire sulle proprie abitazioni o imprese per la rimozione dell’amianto. Nel frattempo, tutti i soggetti pubblici e privati proprietari di siti, edifici, impianti e mezzi di trasporto, manufatti e materiali saranno obbligati a dare comunicazione all’Arpa se si ritrovano materiali in amianto. Nascerà così un registro pubblico che conserverà una mappatura completa dell’Isola, classificando i siti in base al grado di rischio sanitario.
I comuni invieranno alle famiglie un apposito modulo per il censimento che dovrà essere ultimato entro due anni dall’entrata in vigore della legge. L’amianto rimosso sarà trasferito in appositi centri di stoccaggio, la cui realizzazione spetta ad ogni singolo Comune. I materiali raccolti saranno, poi, conferiti in un centro regionale per la trasformazione dell’amianto in sostanza inerte, riutilizzabile ad esempio nell’edilizia. Questo centro sarà realizzato in una delle aree più a rischio tra Priolo, Biancavilla, San Filippo del Mela, Milazzo o Gela, entro due anni mediante un finanziamento dai fondi P.A.C. (Piano di Azione e Coesione) pari a 10 milioni di euro. Per la copertura finanziaria degli oneri concernenti la rimozione e lo smaltimento dell’amianto sarà disponibile con uno stanziamento di 20 milioni di euro provenienti dai fondi P.A.C. Un ulteriore innovazione inserita nella legge sta nell’art. 15 che contiene la clausola valutativa che monitora e verifica in un report annuale dove è seguito lo sviluppo e gli avanzamenti. In ultimo, saranno costituiti un sito web con tutte le informazioni sulle problematiche presenti e un registro dei lavoratori esposti ed ex esposti, mentre sono in corso valutazioni da parte dell’Assessorato della Salute e quello della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro per la realizzazione di corsi di formazione per chiunque sia interessato da questa problematica.
Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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