Un motivo di frequente accesso presso gli ambulatori di allergologia riguarda la sensibilizzazione ai metalli. I pazienti lamentano il più delle volte delle lesioni cutanee nei punti di contatto degli oggetti in metallo che si manifestano dal semplice eritema fino a veri e propri “eczemi “.
Questi ultimi sono una reazione dermica infiammatoria, vera e propria dermatite, pruriginosa a genesi a immunitario-irritativo. Le lesioni sono caratterizzate da alterazioni di tipo infiammatorio con la comparsa di aree arrossate, tumefatte, intensamente pruriginose, sulle quali compaiono numerose piccole vescicole contenenti un liquido sieroso, limpido. Il grattamento conseguente al prurito determina la rottura delle vescicole stesse con la fuoriuscita del liquido, che successivamente si rapprende e forma crosticine giallastre. Frequentemente, il soggetto giunge alla nostra osservazione dopo essere stato dal dermatologo il quale ha posto una diagnosi di dermatite da contatto e ha consigliato una terapia. In realtà, l’eczema da contatto non è esclusivo dell’allergia ai metalli ma si tratta di una lesione cutanea molto frequente comune ad altre dermatiti da contatto determinate dalla sensibilizzazione di molte sostanze usate anche per motivi professionali.
Nella sensibilizzazione ai metalli si osservano quasi sempre lesioni eczematose nei lobi delle orecchie (uso di orecchini) , nei polsi (orologi, bracciali), al collo (collane) ma anche ai piedi (fibbie di sandali ) e all’addome nella regione periombelicale per contatto di bottoni di pantaloni (jeans) e cinturoni, alle montature di occhiali utensili da cucina etc.. La maggior parte delle allergie ai metalli, sono determinate dal Nichel e in misura nettamente inferiore dal cobalto cloruro, che peraltro da reazioni crociate con il nichel stesso.
Il nichel (simbolo Ni) è un metallo argenteo e appartiene al gruppo del ferro, è duro, malleabile e duttile, usato largamente nell’industria con molti usi e per ricoprire altri metalli a scopo protettivo e decorativo tramite un processo detto nichelatura. Anche “l’Euro” è realizzato con una lega composta dal 25% di nichel e dal 75% di rame.
Il contenuto di nichel negli oggetti in metallo di bigiotteria è, da qualche anno, regolato da alcune normative europee con proibizione di fabbricazione e/o immissione in commercio di oggetti che abbiano un rilascio di nichel superiore al limite consentito. Un rivestimento “nichel free”, deve garantire che il tasso di cessione di nichel consentito non venga superato per un periodo di almeno due anni di uso normale dell’articolo. Un aspetto decisamente importante medico legale è rappresentato dal contenuto di nichel nelle protesi ortopediche e negli apparecchi odontoiatrici.
Il nichel non si ritrova soltanto negli oggetti metallici, ma anche negli alimenti e ne ingeriamo ogni giorno quantità difficilmente controllabili. L’ingestione del metallo, oltre a peggiorare uno stato di sensibilità cutanea, è responsabile in parecchi soggetti di disturbi gastro-intestinali (intolleranze) ad alimenti quali colite, gastrite e gonfiore addominale, dispepsia, infiammazioni della bocca a volte come afte, malessere generale diffuso, mal di testa, nausea. In alcuni casi, i disturbi gastrici possono essere presenti da soli o d’intensità tale da far passare inosservati quelli cutanei.
Per questi casi è stato coniato il nome di Snas (sindrome da allergia sistemica al nichel).
L’elenco dei cibi che contengono nichel, è molto ampio, ma volendo fare una selezione, sono cibi ad alto contenuto gli Arachidi, l’avena, il cacao (cioccolato), il pomodoro concentrato, le lenticchie, la mandorla, la noce, le nocciole. Invece, sono a medio contenuto di nichel gli asparagi, i cavoli/cavolfiore, i fagioli, il pane integrale, il lievito margarina, i mitili/ostriche, le patate, i piselli, il pomodoro, gli spinaci, le prugne secche. L’indagine allergologica di sensibilizzazione al nichel, si discosta da quella dei classici test cutanei per allergia ai pollini ed è comune alle altre Dac. Viene, infatti, eseguito il cosiddetto Patch test, ossia l’applicazione nelle spalle di cerotti adesivi contenenti la sostanza che si vuole indagare. Poiché la sensibilizzazione che sospettiamo è di tipo ritardato (cellulo-mediata), la rimozione e la lettura del test vengono eseguiti a distanza di 48-72 ore. Che cosa fare dopo avere riscontrato un’allergia al nichel? L’allontanamento dal metallo è la prima prevenzione da attuare, sia come contatto sia come dieta. A questa può aggiungersi l’attenzione nell’utilizzo di pentole di metallo preferendo quelle smaltate, anche se l’acciaio inox contiene minime quantità di nichel. Tracce di nichel si possono, comunque, avere anche nelle porcellane decorate. Un’accortezza è di fare scorrere l’acqua dai rubinetti, prima dell’utilizzo.
I tubi delle condutture idriche delle città sono in ferro e soltanto gli edifici più moderni utilizzano rame o pvc. La terapia si basa su creme cortisoniche e lenitive per le lesioni cutanee localizzate, mentre gli antistaminici possono essere di utilità come sintomatici del prurito. In ultimo, esiste anche per il nichel un vaccino (Tio-Nichel) prodotto da una casa farmaceutica italiana, in commercio da anni a prescrizione specialistica allergologica, il cui utilizzo ha dato riscontri positivi nelle sindromi alimentari generalizzate.
Dott. Giancarlo Santonocito
Allergologo
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