On. Martini: “Sicurezza da manuale in sala operatoria”

Il Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini nell’intervista esclusiva resa al nostro portale spiega le iniziative del Governo per contrastare le infezioni osteoarticolari

On. Martini, il nostro Paese è in forte ritardo sul fronte della prevenzione delle infezioni osteoarticolari. Eppure ogni anno in media 28 mila pazienti che ne sono colpiti si rivolgono all’Anio. Non crede che si tratti di una vera e propria emergenza sanitaria e sociale che dovrebbe avere quanto meno la stessa attenzione che il Governo ha dedicato all’influenza A, la quale ha sicuramente provocato meno vittime? “Considerando la necessità di ridurre l’incidenza di tali patologie e di migliorare la tutela dei pazienti, non vi è dubbio che le strategie di intervento debbano interessare la prevenzione della patologia, attraverso la riduzione dei fattori di rischio, nonché il trattamento della infezione osteoarticolare e la prevenzione della disabilità. Per quanto
riguarda il primo punto la linea strategica si deve avvalere di uno strumento per il miglioramento
della qualità dei trattamenti per i pazienti, qual è il Governo clinico (GC) – Clinical Governance, con lo scopo di favorire sistemi di eccellenza, all’interno dei quali venga implementata la partecipazione e la responsabilità dei vari professionisti. Per quanto riguarda il trattamento e la prevenzione delle disabilità il Ministero ha proposto l’inserimento delle osteomieliti croniche  nell’elenco delle patologie croniche, allegato alla proposta di aggiornamento del DPCM sui livelli di assistenza. Tale riconoscimento consentirà a questi pazienti, in esenzione dalla quota di partecipazione, l’utilizzo di prestazioni specialistiche, utili per effettuare un corretto follow-up della malattia al fine di prevenire le complicanze e le disabilità”.

Fra le sue deleghe vi sono quelle alla disabilità e alla riabilitazione. Le terapie per la cura dell’ infezione osteoarticolare e per la riabilitazione del soggetto hanno costi che sono quasi interamente coperti dal Servizio sanitario nazionale, ma che rappresentano un peso considerevole per l’erario. Investire sulla prevenzione, presso le sale operatorie e i reparti di
degenza, non avrebbe un costo inferiore? E chi paga il costo sociale di una persona attiva che viene meno al mercato del lavoro? “Trattandosi di una patologia causata dallo sviluppo di infezioni a livello delle ossa e del midollo osseo, di solito di natura batterica, conseguenza di interventi chirurgici e di eventi traumatici, sicuramente le politiche sanitarie devono basarsi, oltre che sulla valutazione degli standard organizzativi, sull’appropriatezza delle procedure diagnostiche e terapeutiche e sui risultati finali degli interventi. E’ chiaro che è necessario intervenire con un
approccio assistenziale che tenda a garantire e organizzare servizi, con elevati livelli di efficacia,
tempestività, appropriatezza, ponendo al centro del percorso la persona con patologia. Una
risposta a tale approccio è rappresentata dall’elaborazione ed attuazione dei percorsi clinicoassistenziali condivisi tra territorio ed ospedale che utilizzino linee guida scientifiche, validate e condivise, e vedano realizzati interventi multiprofessionali e multidisciplinari”.

Se è vero che la principale cura di questo fenomeno è la prevenzione, servirebbe una adeguata
campagna di informazione. Mi rendo conto che c’è il solito problema dell’esiguità di risorse finanziarie. Non ritiene che sia utile e possibile avviare una prima azione informativa coinvolgendo
anche i medici di famiglia, che sono capillarmente presenti sul territorio e che spesso firmano gli atti che precedono l’intervento chirurgico? “ La patologia è, nella maggior parte dei casi, conseguenza di interventi chirurgici e di eventi traumatici. Nella chirurgia traumatologica sono importanti entità e durata dell’esposizione, l’inquinamento ambientale delle ferite, l’energia del trauma e le fratture comminute con maciullamento dei tessuti molli. Oltre che nei politraumatizzati le complicanze settiche sono frequenti negli incidenti stradali, con fratture esposte. Pertanto la prevenzione va attuata con la tempestività dei soccorsi, con la correttezza del trattamento e con una adeguata organizzazione e sicurezza nelle sale operatorie. In riferimento a quest’ultima è stato predisposto da questo Ministero il ‘Manuale per la sicurezza in sala operatoria: Raccomandazioni e checklist’ che contiene delle raccomandazioni sulla sicurezza in sala operatoria, elaborata sulla base della Raccomandazione prodotta dall’OMS ed adattata al contesto nazionale. Tale manuale si pone l’obiettivo di rafforzare i processi preoperatori, intraoperatori e post-operatori, anche tramite l’adozione della specifica Checklist per la sicurezza in sala operatoria. Il documento è rivolto alle Direzioni strategiche aziendali, agli Uffici di Qualità, ai Direttori di Dipartimento Chirurgico e di Anestesia e Rianimazione, ai Dirigenti Infermieristici, a tutti i Responsabili coinvolti nell’organizzazione e nella gestione delle sale operatorie e a tutti i componenti delle equipe chirurgiche. Inoltre va tenuto presente che i nuovi ceppi di agenti patogeni multiresistenti aumentano molto più delle nuove classi di antibiotici, per cui sicuramente non sarà mai possibile azzerare l’incidenza di tali infezioni. Nonostante ciò è necessario implementare quei documenti che riguardano “le raccomandazioni sulla profilassi antibiotica in chirurgia”, modificandoli e integrandoli per rendere adeguata la profilassi  antibiotica”.

In Sicilia la Regione non riesce a provvedere, ad esempio, ad una efficace rete di prevenzione delle complicanze diabetiche, fra cui il piede diabetico e la cancrena. Pochi centri, poi, si sobbarcano i costi e il “peso” di curare questi casi. C’è una facile tendenza ad amputare, anche
perché il sistema sanitario regionale rimborsa 10 mila euro al chirurgo per ogni arto amputato.
Una collaborazione nata ad hoc tra ANIO e un medico specialista a Palermo, in una struttura
sanitaria convenzionata col Ssn, ci ha dato ragione di credere che tecniche alternative agli standard hanno dato come risultato il recupero e la piena efficienza dell’arto e ne hanno evitato
l’amputazione. La lunga terapia ha il costo di appena tremila euro, ma la Regione non intende rimborsare questa spesa. Insomma, preferisce spendere di più per la menomazione di un soggetto, piuttosto che risparmiare sull’intervento, sulle protesi, sugli ausili successivi e per salvare l’autonomia motoria dell’individuo. Pensa di intervenire su questo paradosso? “Il diabete rappresenta un problema sanitario, umano e sociale. Questa consapevolezza ha indotto il Ministero della Salute, con i Piani Sanitari 2003-2005 e 2006-2008, a impegnare fortemente il
Servizio Sanitario Nazionale nei confronti di questa malattia. Inoltre le complicanze del diabete,
tra cui il piede diabetico, in particolare, sono tra le aree di intervento prioritarie previste dai
Piani di prevenzione che hanno previsto la realizzazione di progetti regionali finalizzati, nel caso
del diabete, a prevenirne le complicanze tramite l’adozione di programmi di “disease management” (gestione integrata della malattia). Nell’ambito del progetto IGEA (Integrazione gestione e assistenza) si sta, quindi, realizzando un insieme di azioni volte a favorire il  miglioramento dell’assistenza al paziente diabetico”.

L’Anio può contare nel Nord Italia su alcuni centri di riferimentoper la cura dell’infezione osteoarticolare. Ma i centri che rispondono agli standard ottimali di prevenzione in sala operatoria sono ancora pochi, quasi nessuno al Sud Italia. Come pensa di intervenire? “Considerando che la maggior parte delle osteomieliti croniche sono conseguenza di interventi
chirurgici e traumatici è indispensabile che le strutture ospedaliere rispondano a degli standard che riducano al minimo l’incidenza di tali patologie, migliorando gli aspetti organizzativi e la sicurezza delle camere operatorie. Sarà la Regione, a cui è devoluta l’organizzazione dell’ assistenza ospedaliera, individuare eventualmente dei centri dedicati, qualora lo ritenga necessario”.

Cosa dire al cittadino che deve sottoporsi a impianto di protesi? Come fidarsi? “Nella chirurgia elettiva le protesi articolari, con il loro notevole incremento, costituiscono una voce importante nel campo delle complicanze infettive. Fra gli interventi di riprotesizzazione, specie se secondari a sepsi periprotesiche, la percentuale di fallimenti sale sino al 20%. Pertanto l’infezione di un artroprotesi è un’evenienza non rara data anche l’alta prevalenza di interventi di protesizzazione,
ma è riconosciuto dal mondo scientifico che per ridurne l’incidenza è necessario che il Comitato infezioni ospedaliere studi l’incidenza e la prevalenza dei germi, si lavori sull’ adeguamento della profilassi antibioticanella chirurgia ortopedica maggiore in base alla meticillino-resistenza degli agenti infettanti, siano ben organizzate e sicure le sale operatorie. Di conseguenza è necessario disporre di linee guida specifiche, individuare le carenze formative e programmare interventi sul territorio in maniera capillare per settore e categoria specialistica. Le Società Scientifiche possono giocare un ruolo importante nell’informazione, nella formazione, nella redazione di protocolli che rendano uniformi i comportamenti”.

Come giudica l’operato dell’Anio? Vi sono programmi da sviluppare insieme?  “Lo stato di salute è fortemente legato non solo alle capacità del Sistema Sanitario, ma anche all’influenza che su di esso esercita la rete di relazioni che lega tutti i protagonisti del mondo della salute, impegnati nel settore quali l’innovazione, la produzione, la ricerca, nonché il volontariato, l’assistenza, l’etica, la comunicazione, il no profit. Pertanto si ritiene fondamentale il contributo che l’Associazione di pazienti può dare per migliorare il processo decisionale attraverso la valorizzazione e l’utilizzazione di esperienze e conoscenze, poiché è dimostrato che il loro coinvolgimento nel percorso assistenziale, consentendo la reciproca conoscenza e la collaborazione mirata, aumenta l’efficacia e l’efficienza degli interventi. Considerando quindi la necessità di ridurre l’incidenza e la prevalenza della patologia e fornire risposte concrete alle necessità di questi pazienti ho previsto la istituzione di un tavolo di lavoro, che, coinvolgendo vari interlocutori, comprese le Associazioni dei pazienti (ANIO), si è posto l’obiettivo di fornire raccomandazioni che rendano omogenei i comportamenti a livello di procedure chirurgiche;
individuare le carenze informative e formative, per fornire sia allo specialista che al medico di medicina generale gli strumenti conosciuti per la prevenzione e il corretto approccio terapeutico; creare alleanze con altri dicasteri per il miglioramento della qualità di vita dei pazienti, anche in relazione alla vita familiare e al contesto sociale e lavorativo”.

Prevenzione, adeguamento delle strutture, terapia e riabilitazione, rimborsi e assistenza: come può riassumere l’azione del governo nei confronti di questa piaga sociale?  “Possiamo riassumere l’azione nelle varie attività già illustrate ai precedenti punti:

  • Lavori del tavolo istituito presso il Ministero della Salute.
  • Proposta di aggiornamento d.m. 329/99n e succ. modifiche.
  • Implementazione del ‘Manuale sulla sicurezza in camera operatoria’.
  • Implementazione di ‘Raccomandazioni sul miglioramentodella compliance farmacologia e sull’adeguamento della profilassi antibiotica’.
  • Progetto Igea per la prevenzione delle complicanze, compreso il piede diabetico.
  • Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, in riferimento alla continuità assistenziale e all’integrazione fra ospedale e territorio Formazione dei medici di medicina generale e degli specialisti attraverso l’azione delle Società Scientifiche.
  • Informazione ai pazienti attraverso il lavoro delle Associazioni dei pazienti”.

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