Da Febbraio 2018 l’andrologo ha una ulteriore arma a disposizione per i pazienti che soffrono di eiaculazione precoce (EP): lo spray a base di lidocaina e prilocaina da usare al bisogno.
Le indagini epidemiologiche probabilmente sottostimano il dato che la popolazione maschile tra il 20 e il 40% (media 27,3%) soffra di EP. Spesso in consulenza mi capita di citare un lavoro pubblicato che ha cercato di fotografare la durata ‘media’ di un rapporto penetrativo nella popolazione europea anche per accontentare le curiosità che questo determina.
Bene, la durata media è stata stimata in 6,7 minuti con punte variabili tra i differenti paesi. Pensare soltanto in termini di tempo di una problematica così invalidante come la EP è assolutamente riduttivo e questo è stato ben compreso dalle Società Scientifiche che nella definizione concordata che vedremo amplia quello che comprende.
Leggiamola insieme:
“Si definisce precoce l’eiaculazione che, con frequenza ricorrente o persistente, viene raggiunta con minima stimolazione prima o poco dopo la penetrazione, e prima che la persona lo desideri, in assenza di capacità di controllo volontario, e che determina disagio nella persona affetta e nella sua partner”.
La definizione di eiaculazione precoce contiene dunque 3 sintomi chiave che non fanno riferimento soltanto alla tempistica della EP, ma che includono anche una valutazione soggettiva e una valutazione della coppia:
- Riduzione del tempo di latenza intravaginale (IELT)
- Assenza della capacità di controllo volontario
- Disagio individuale e di coppia
Sebbene siano ormai note delle cause genetiche nella eziopatogenesi della EP si deve sottolineare il fatto che non per tutti gli uomini si tratta di una malattia a livello organico e che la valutazione andrologica deve sempre essere effettuata per inquadrare al meglio il problema.
L’anamnesi sessuologica del paziente e della coppia rappresenta per l’andrologo un momento fondamentale di inquadramento. L’andrologo con competenze sessuologiche includerà una valutazione relazionale per smussare le conflittualità inequivocabili che molto spesso accompagnano le coppie che giungono a consulto dopo un vissuto spesso lungo: l’atteggiamento consolatorio che giustifica una disfunzione erettile (“sarà l’ansia, i pensieri”, “può capitare”) non è la stessa per la EP (“sei egoista” “non pensi a me”).
Molte volte l’origine del problema va ricercata nei vissuti soggettivi di ciascuno, per esempio è abbastanza comune che sia stata saltata o vissuta male la fase dell’autoerotismo che spesso rappresenta anche la modalità propedeutica di comprendere la capacità del controllo eiaculatorio.
L’eiaculazione è l’azione neuromuscolare più complessa dell’intero atto sessuale e richiede, oltre che una perfetta integrazione funzionale tra Sistema Nervoso Centrale e Sistema Nervoso Periferico, anche una attiva partecipazione della componente psico-emotiva.
La fisiopatologia del meccanismo eiaculatorio è una integrazione tra vie nervose afferenti ed efferenti. Tra le prime troviamo per esempio recettori ed aree sensoriali come quelli sul glande, nervi di conduzione (nervo dorsale del pene e plesso ipogastrico) ed aree recettoriali centrali (area mediale preottica, Nucleo Paraventricolare e Nucleo Paragigantocellulare); tra le vie efferenti il Centro Secretorio Spinale, controllato dal sistema simpatico e responsabile dell’emissione del seme, ed il nucleo di Oluf responsabile dell’espulsione.
Questi sistemi sono controllati da neurotrasmettitori di cui i più importanti sono la serotonina e il sistema ossitocinico. Tralasciando i tecnicismi l’eiaculazione è però fondamentalmente apprendimento che è anche esso un processo biologico ed espressione dell’uomo nell’ambiente con la integrazione di un sistema biologico, psicologico e ambientale.
In sintesi la presenza di un fattore organico non esclude la presenza di un coinvolgimento psicologico, concausale o reattivo al sintomo stesso.
Ecco dunque che nel meccanismo dell’eiaculazione si intersecano eventi non controllabili come il riflesso dell’emissione a componenti di “sensazioni pre-eiaculatorie” che volontariamente possono essere gestite.
E’ solo successivamente che il maschio impara a regolare in maniera adeguata il riflesso eiaculatorio attraverso l’esperienza e l’empatia sessuale di coppia e, spesso, con la serenità di un rapporto stabile.
A seconda delle caratteristiche che presenta, sono state definite alcune tipologie di eiaculazione precoce:
– EIACULAZIONE PRECOCE PRIMARIA: (detta anche long life): tale forma si evidenzia sin dal primo rapporto sessuale, a prescindere dalla partner e dal tipo di attività svolta (ad esempio, si manifesta anche nel caso della masturbazione). Talvolta può arrivare a livelli estremi di perdita del controllo col raggiungimento anche ante portas, nel caso in cui l’eiaculazione preceda la penetrazione.
– EIACULAZIONE PRECOCE SECONDARIA: a differenza di quella primaria, non affligge il soggetto sin dall’inizio della vita sessuale, ma subentra in seguito.
E’ provocata da patologie di carattere organico, come ad esempio sclerosi multipla, prostatite, ipertensione, disfunzioni tiroidee, epilessia, neurite; o può avere alla base fattori psicologici o relazionali/diadici (reazioni a stress, disturbi dell’umore o della personalità, disturbi d’ansia, lutti, partners conflittuali o richiedenti).
Può anche succedere che si verifichi come conseguenza di problemi relazionali o quando si ha a che fare con una nuova compagna.
Nell’età più adulta può essere il risultato di una iniziale difficoltà di erezione; in questi casi è importante comprendere che il problema da trattare è il deficit erettile, e non l’eiaculazione precoce.
– EIACULAZIONE PRECOCE SITUAZIONALE: si evidenzia soltanto in determinate situazioni o solo con determinate partner e non con altre. Non è sintomo di una reale patologia, ma è una normale variazione della prestazione eiaculatoria.
– LA DISFUNZIONE EIACULATORIA SIMIL-PRECOCE: chi ne soffre non riesce ad imporre il controllo sul riflesso eiaculatorio e può non essere in grado di procrastinare il “punto di non ritorno eiaculatorio” a seconda delle proprie esigenze.
Il diverso inquadramento che lo specialista effettua in consulenza permette di valutare il percorso che il maschio o la coppia faranno per riprendere o cominciare una intimità attenta e gratificante per entrambi.
Ai giorni nostri è assai raro che chi soffre di eiaculazione precoce si rivolga in prima battuta ad uno specialista, ma trova terreno fertile in Dr. Google che nell’ambito poi delle disfunzioni sessuali in genere è ricco di consigli e terapie miracolose.
Si può spaziare dai famosi esercizi di Kegel (che strazio! non me ne voglia Kegel) al suggerimento di pensieri distraenti (catastrofi, lutti, malattie e chi più ne ha più ne metta). Per poi passare al dolore fisico autoindotto o alle prestazioni multiple, supportate da farmaci naturalmente, per ridurre il tempo di latenza, memori del fatto che “quando ero giovane…”.
La scelta del più opportuno approccio terapeutico nei singoli casi di eiaculazione precoce va valutata alla luce dei risultati di una corretta valutazione diagnostica, costituita da colloquio clinico e visita andrologica.
L’inquadramento permetterà di definire se il tipo di approccio dovrà avere un taglio maggiormente sull’area psico-sessuologica (counseling psico-sessuologico, psicoterapia breve (per esempio una tecnica per la gestione dell’ansia come la EMDR), terapia di coppia ad orientamento sessuologico), ovvero sia più indicata una terapia farmacologica orale al bisogno con l’unico farmaco approvato con l’indicazione EP, la dapoxetina o ancora una terapia topica con farmaci desensibilizzanti locali.
La correzione chirurgica di problematiche talvolta causali (più per il paziente che le richiede che per il medico) come la frenuloplastica o la circoncisione, le riserverei solo dopo un esaustivo chiarimento che possono essere del tutto inutili (si certo su Dr. Google sembrano estremamente efficaci!).
Quando la scelta terapeutica si basa su un approccio farmacologico o, raramente, chirurgico, è fondamentale un attento counseling attuato dallo specialista, in quanto la terapia dell’eiaculazione precoce non può essere semplicemente “prescritta” al paziente, ma va dettagliatamente proposta, negoziata e spiegata.
Inoltre, come in tutte le problematiche sessuali, è fondamentale il coinvolgimento della partner ed i controlli periodici per verificare la risposta al trattamento prescelto e per eventualmente integrarla a seconda delle necessità.
In conclusione il successo avuto nel trattamento della disfunzione erettile grazie alla possibilità di risolvere la problematica con farmaci o terapie di II e III livello può essere eguagliato anche per la eiaculazione precoce grazie ai farmaci e allo spray anestetico.
Ma per la EP il successo terapeutico passa inevitabilmente da un counseling attento e da un costante monitoraggio dei progressi in un cammino condiviso che il maschio e/o la coppia percorre fino al successo e per non vanificare gli eccellenti supporti farmacologici che oggi abbiamo a disposizione.
Emilio Italiano
Urologo-Andrologo