Farmacie solidali in cui saranno dispensati farmaci donati a migranti e persone bisognose.
Lo prevede il progetto pilota “Farmacie di strada” lanciato oggi in occasione dell’Assemblea pubblica 2018 di Assogenerici, per contrastare il diffondersi di patologie legate alla povertà o al mancato accesso alle cure. Sempre più italiani si affidano a ‘cure senza brevetto’.
Nei primi sei mesi del 2018 rappresentano il 22% dei consumi in farmacia, in crescita del 5,7% rispetto al primo semestre dello scorso anno. Ma resta un divario tra nord e sud.
E a galoppare, con una crescita del 27,7%, sono anche i farmaci biosimilari, utilizzati per la cura di malattie autoimmuni e tumori in modo sempre più mirato ed efficace diminuendo i costi della sanità
A proporre l’iniziativa, l’Istituto di Medicina Solidale Onlus (IMES), nato in collaborazione con l’Università e il Policlinico di Roma Tor Vergata che oggi gestisce sei ambulatori in cui 30 volontari medici specialisti, psicologi e infermieri garantiscono 15mila prestazioni mediche l’anno.
In due di questi ambulatori, quello di Tor Bella Monaca, quartiere caratterizzato dal più alto indice di povertà nella Capitale, e l’ultimo inaugurato nel 2016 a piazza San Pietro sotto il colonnato del Bernini, sarà sperimentato per 12 mesi un modello pilota di “Farmacie di strada”.
Le farmacie funzioneranno indipendentemente ma in stretta connessione con gli ambulatori di strada: saranno rifornite da Banco Farmaceutico che gestirà la raccolta e la distribuzione dei farmaci donati da cittadini e aziende, tra cui quelle aderenti a Assogenerici.
Mentre farmacisti volontari aderenti alla Federazione nazionale degli Ordini dei farmacisti (Fofi) distribuiranno i prodotti, secondo le prescrizioni mediche rilasciate dagli ambulatori solidali.
“Abbiamo cura di loro” è lo slogan che battezza il progetto che ha tra gli obiettivi la riduzione dello spreco di farmaci e la riduzione degli accessi impropri al Pronto soccorso.
Intanto, sempre più italiani si affidano a ‘cure senza brevetto’. Nei primi sei mesi del 2018 rappresentano il 22% dei consumi in farmacia, in crescita del 5,7% rispetto al primo semestre dello scorso anno.
Ma resta un divario tra nord e sud. E a galoppare, con una crescita del 27,7%, sono anche i farmaci biosimilari, utilizzati per la cura di malattie autoimmuni e tumori in modo sempre più mirato ed efficace.
A mettere a fuoco le tendenze nei primi sei mesi del 2018 è il report diffuso in occasione dell’Assemblea pubblica di Assogenerici.
Equivalenti a quelli di marca, ma venduti a minor prezzo e quindi in grado di far risparmiare sia i cittadini che il Servizio Sanitario Nazionale, i generici hanno potuto contare su numerose immissioni in commercio a seguito delle scadenze brevettuali decorse nel 2017.
Complessivamente il mercato dei farmaci ‘no logo’ assorbe il 17,6% del mercato farmaceutico nazionale, pari a circa 10,5 miliardi di euro. E’ concentrato essenzialmente in classe A (a carico dal Servizio Sanitario Nazionale) e soprattutto al Nord (36,5% delle confezioni vendute rispetto al 26,8% del Centro e 21,5% del Sud.
A guidare la classifica dei consumi è la Provincia Autonoma di Trento, con il 42,5% sul totale delle unità dispensate SSN, fanalino di coda Calabria (19,5%) e Basilicata (19,8%).
Ammonta infine a 561 milioni di euro la differenza di prezzo pagato dai cittadini per ottenere il branded a brevetto scaduto invece del generico: l’incidenza più alta è in Sicilia (58 milioni di euro).
Ancor di più aumenta la diffusione dei farmaci biologici non coperti da brevetto, ovvero molecole complesse, prodotte in laboratorio all’interno di sistemi viventi.