Le pubblicità sono un ottimo strumento comunicativo, ma le stesse in un manciata di secondi di uno spot pubblicitario, devono colpire l’attenzione e non possono essere meticolosi nelle informazione. Tutto ciò funziona per il mercato ma non concilia con la salute e con un corretto stile di vita a cui è necessario abituarsi.
Mangiamo male a causa della vita frenetica e squilibrata, che sembra esser diventata una scusa che giustifica tutti i mali.
Spesso su prodotti da forno e snack salati leggiamo la dicitura “olio vegetale”: cosa si nasconde dietro questa affermazione dal suono salutista? Materie prime di origine vegetale sono ricchissime di grassi saturi, pestiferi per il nostro metabolismo.
L’olio di palma, perfetto per le preparazioni industriali, contiene il 48% di grassi saturi.
L’olio di palmisto, estratto dalla noce del frutto, può essere presente nei prodotti industriali e ha un contenuto di grassi saturi che raggiunge l’84%.
L’olio di cocco, usato nell’industria dolciaria, contiene più grassi saturi del burro: 92%.
L’olio extravergine d’oliva, che dovrebbe fare il re nella nostra tavola, visto che il mediterraneo è uno dei maggiori produttori, lo esportiamo all’estero e lo mistifichiamo come un integratore alimentare in altri paesi…….e noi italiani?
L’olio d’oliva ha un contenuto molto elevato di grassi monoinsaturi, benefici per la salute e un bassissimo contenuto di saturi: 15%.
Lo slogan su numerosi prodotti SENZA ZUCCHERI AGGIUNTI è un’affermazioni ingannevole.
Un caso ricorrente lo troviamo nelle bevande, succhi e bibite, sempre a base di frutta, quindi sempre ben forniti di zuccheri già in partenza, di cui però si sottolinea l’assenza di quelli aggiunti con ampio uso di diciture “light” o “diet” per far credere che si tratti di prodotti ipocalorici. Infine, dal momento che anche gli additivi fanno paura, c’è addirittura chi adotta la strategia opposta, pubblicizzando l’assenza di aspartame e di altri dolcificanti artificiali, ma rendendo difficile per il consumatore capire se lo zucchero sia o meno presente nel prodotto. Scritte di questo tipo danno l’illusione di fornire informazioni, ma di fatto creano confusione. Questo ci fa capire che dovremmo fare diversi passi indietro, quando tutto quello che si metteva a tavola era a km 0 tra il contadino e il consumatore, piuttosto che essere superficiali per le cose importanti e poi ricercare metodi ed artifizi per stare bene con il nostro corpo e in salute.
Dott. Girolamo Calsabianca
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