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I medicinali biosimilari valgono quanto i generici


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I farmaci cosiddetti biosimilari cioè simili ai corrispettivi farmaci biologici in commercio con brevetto, hanno un’efficacia simile a questi ultimi.

I biosimilari costituiscono, quindi, per l’Aifa una valida alternativa economica e clinica all’uso dei farmaci originali, esattamente come i farmaci generici nei confronti dei farmaci con brevetto.

La differenza la fanno i costi, poiché i farmaci biologici hanno una valenza economica di gran lunga maggiore rispetto ai biosimilari.

A parità di efficacia, i biosimilari costano meno e la parola risparmio è diventata d’obbligo per la nostra Sanità.

Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia e occorre vigilare affinché il paziente non sia sacrificato sull’altare del risparmio auspicato.

I medicinali biosimilari, ovvero simili ai corrispettivi farmaci biologici in commercio con brevetto, mantengono “garanzie di efficacia, sicurezza e qualità per i pazienti”.

Sono in pratica di fatto “intercambiabili con i corrispondenti originatori di riferimento”.

È la conclusione cui arriva l’Agenzia Italia del Farmaco (Aifa), in un documento presentato di recente. Questo documento apre la strada ad un possibile risparmio sia per la Sanità pubblica sia per migliaia di pazienti per farmaci tra cui l’insulina e l’ormone della crescita.

“Una posizione dettata da rigore e metodo scientifico, non da una questione di cifre e numeri. Se poi la scienza dà una mano alla sostenibilità, ben venga”.

Il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) Mario Melazzini risponde così alle preoccupazioni di chi vede nella presa di posizione a favore della intercambiabilità dei biologici ‘griffati’ con i corrispettivi biosimilari il rischio che criteri economici prevalgano rispetto alla salute del paziente.

Da quelli con psoriasi a quelli con artrite reumatoide, sono circa 200mila i pazienti con malattie autoimmuni gravi e croniche che non sono curati con la terapia che per loro rappresenterebbe la soluzione più efficace, ovvero i farmaci biologici.

A pesare su questo mancato accesso alle cure sono sopratutto gli alti costi e la scarsa conoscenza rispetto a questi medicinali che non sono prodotti da sintesi chimica ma originati da organismi viventi, come le cellule.

È quanto emerge dallo studio “Sottotrattamento da biologico: analisi del fenomeno e spunti di riflessione” realizzato da Ernst&Young per l’Italian Biosimilars Group (IBG) e presentato in un convegno organizzato a Roma dall’Aifa.

L’indagine ha riguardato una serie di patologie autoimmuni, come psoriasi, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, artrite reumatoide, malattia di Crohn.

Per tutte è emerso un ampio sottoutilizzo dei farmaci biologici, nonostante essi siano consigliati e spesso ritenuti indispensabili dalle linee guida.

“I biosimilari hanno pari dignità rispetto ai farmaci biologici. Sono studiati, efficaci e sicuri, ma non sono uguali e, per questo, mi auguro sia lasciata nelle mani del medico la scelta sul dare il farmaco più appropriato in base alle caratteristiche del paziente”.

Così Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria a margine della presentazione del position paper dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sui farmaci biosimilari.

Il rischio, nel nostro paese è “la possibilità di gare a intercambiabilità per mettere nelle mani del medico solo un farmaco, che sia esso biologico o biosimilare.

Mi aspetto, che le istituzioni affrontino le problematiche da un punto di vista rigorosamente scientifico e non prettamente economico”.

Redazione

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