Come agire quando occorre montare una protesi? L’attività sportiva resta preclusa ai pazienti o si apre una nuova fase della loro vita?
Come agire quando occorre preparare una protesi?
In prima fase è necessario prendere contatti con un centro ortopedico dove il tecnico che realizza le protesi proceda con una valutazione, possibilmente insieme al fisioterapista e/o al medico e/o chirurgo ortopedico che segue il paziente.
Così, si può stabilire quale sia la protesi più adatta (sistema di tenuta, tipo di ginocchio ecc…) in modo da preparare la scheda progetto. La seconda fase prevede la prescrizione della protesi.
Nel caso della protesi provvisoria (la prima alla quale ha diritto il paziente) la prescrizione può essere stesa dal chirurgo (vascolare) che ha effettuato l’amputazione su apposito modulo predisposto o su carta intestata.
Per le altre protesi (definitiva, da bagno, di riserva) è necessario prenotare, tramite ricetta del medico di base, una visita ortopedica con medico ortopedico prescrittore Asl il quale potrà procedere alla prescrizione stessa.
Il centro ortopedico dove si è deciso di procedere alla realizzazione della protesi, presa visione della prescrizione, dovrà in seguito stendere il preventivo della protesi stessa.
Infine, sarà necessario consegnare scheda progetto, prescrizione e preventivo, insieme ai documenti del paziente, presso l’ufficio presidi e ausili dell’Asl di riferimento.
Al momento della consegna sarà comunicata la data nella quale sarà possibile ritirare l’autorizzazione necessaria al centro ortopedico per procedere con la realizzazione della protesi.
Il completamento del ritorno di un paziente amputato alla vita sociale e relazionale è l’inserimento sportivo.
Come dico sempre “io mi occupo di amputati, ma non sono amputata”, ecco perché non potrò mai capire davvero e fino in fondo cosa significhi subire lo strappamento di una parte del corpo.
Volendo citare una persona amputata a me vicina: ”ho perso una parte di me che se ne è andata via per sempre insieme a quello che facevo prima”.
Per tale motivo mi affido alle parole dei miei pazienti per spiegare quanto è importante lo sport e cito ancora: “correre senza una gamba significa vincere un paradosso”.
Se ci pensiamo bene, infatti, un paziente amputato mette una protesi per tornare a camminare e forse con gli abiti addosso non è detto che si noterà.
Ma correre senza una gamba, con una semplice lingua di carbonio che lascia quasi sospesi per aria, significa proprio vincere le leggi della fisica!
Fare sport inoltre permette di porsi nuovi obiettivi personali e innalzare così il livello di autostima, avere una motivazione che spinge a misurarsi con se stessi e con gli altri, creare sana competizione per migliorarsi, tenere impegnata la mente, allenare il corpo per poter anche semplicemente deambulare meglio, creare nuove relazioni ed amicizie.
Molti soggetti amputati attraverso lo sport scoprono capacità fisiche che non pensavano di avere, nonché il piacere del movimento e della fatica fisica in una nuova condizione che non è altro che scoperta costante di tutto quello che si può ancora fare e del modo in cui lo si può fare.
Vi sono diverse attività praticate a Palermo: nuoto, sollevamento pesi in panca piana, basket in carrozzina, badminton, scherma, ping pong, tiro con l’arco.
Il mondo degli amputati è fatto di eroi anonimi che giorno dopo giorno affrontano sfide, superano ostacoli, con forza e con tutti gli strumenti che riescono a trovare fuori e dentro di sé tentano di vivere una qualità di viva migliore…perché ci si può rialzare e andare avanti anche se un pezzo ci viene strappato via.
Rita Abbate