Per il 14 novembre si celebra sempre la giornata mondiale del diabete, ma i problemi nel mondo del lavoro restano e ancora non si cambia.
Anche quest’anno è arrivato novembre puntuale come tutte le stagioni, ed è il mese nel quale tutti parlano di diabete per chi non lo sapesse.
Ne parlano tv, giornali, radio che ci bombardano delle solite notizie con dati statistici che una persona con diabete è abituata a sentire. Le nostre orecchie conoscono a memoria le ramanzine politiche delle campagne istituzionali elaborate dagli ipotetici Soloni dell’inutile.
Sì, proprio così, perché si tratta di persone che dovrebbero rappresentare quasi 5 milioni di malati di diabete solo in Italia, ma la realtà è diversa.
Saranno affermazioni dure e forse lapidatorie, ma giustificate dalle azioni che incoronano scelte scellerate di persone che beatamente non conoscono il complesso mondo del lavoro.
Forse bisogna fare un passo indietro nel lontano 1981, quando per la prima volta il partito comunista guidato da Berlinguer fece approvare le prime leggi in materia di tutela alla persona con diabete, oggi ancora in vigore ma parzialmente applicate o per meglio dire schiacciate dal decreto Balduzzi del partito centrista tecnico montiano.
Non so se lo sapevate, ma nella legge dell’81′ fu approvata anche una norma che obbligava la fornitura di prodotti dietetici per persone con diabete.
Toglietemi una curiosità ma voi li avete mai visti? Io no.
Eppure sembra così lontano l’81 che non penserei mai che in materia di diritti dei lavoratori non sia stato ancora fatto nulla salvo in Emilia-Romagna, dove Sinistra italiana ha fatto approvare una risoluzione che impegna la Regione nei prossimi anni ha darsi da fare seriamente in materia, del resto esiste il deserto più arido.
Rendiamoci conto che un lavoratore con diabete senza invalidità civile riconosciuta oggi è un lavoratore precario. Non è precario solo quello col contratto a termine ma anche quel lavoratore che non riesce ha svolgere il proprio lavoro con dignità, serenità e senza ricatti.
È precario il lavoratore che subisca l’ignoranza quotidiana che avviene nei luoghi dove si fanno turni al freddo la mattina presto, dove non c’è un posto abbastanza pulito da misurarsi la glicemia.
Si tratta di luoghi, dove la stanchezza è tale che quando si ritorna a casa la sera non si ha neppure voglia di contare i carboidrati. Queste stesse persone, spesso, sono quelle che stanno con la bocca cucita e che si nascondono quando si fanno l’insulina per paura di essere giudicati male dal padrone.
Di queste situazioni ne ho viste a centinaia, di occhi in lacrime e volti stressati di persone rassegnate ad un Italia che ci vede come fantasmi. Eppure, servirebbe ingranare la marcia e pensare che bisogna creare una legge che permetta il prepensionamento anticipato per questi lavoratori con diabete sottoposti a lavori usuranti.
Bisogna pensare anche che manca una legge che tuteli la vita nei luoghi di lavoro con l’inserimento obbligatorio di un corso specifico sull’uso del glucagone e delle procedure mediche in caso di crisi ipoglicemiche o iperglicemiche (kit salva vita) al pari del defibrillatore.
Tuttavia, sarebbe lunga la lista e credo non ci sia tutto lo spazio necessario per esprimere idee troppo rosse rispetto alla logica del regime di quelli che festeggiano novembre.
Sarà ma io non credo ci sia nulla da festeggiare, anzi c’è da rimboccarsi le maniche e lavorare per un futuro migliore condito in abbondanza di umanità, carità e solidarietà, tre parole dimenticate oggi.
Damiano Iulio