In Italia, una su tre donne è aggredita dal partner ed il fenomeno sta divenendo preoccupante anche tra le bambine, sempre più oggetto di disumanità.
Si celebra il 25 novembre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che trova differenze profonde come motivazioni nei Paesi, ma con i medesimi effetti per le vittime.
In Occidente, le violenze sono commesse per mano degli uomini che spesso conoscono, mentre in altri Paesi possono assumere forme diverse, legate anche ad una precisa tradizione culturale.
È il caso di molti paesi africani, dove le donne vittime della pratica della mutilazione genitale femminile sono circa 200 milioni, cosa che le segnerà per sempre a livello psicologico e fisico. Inoltre, le infezioni provocate possono essere fatali, ma possono causare anche maggiore mortalità e dolore quando partoriranno.
In questi paesi si tratta di pratiche tradizionali, necessarie affinché le donne siano considerate rispettabili, illibate, pronte per essere spose e madri. Un’altra forma di violenza è quella delle spose bambine circa 70 milioni nel mondo.
Il matrimonio precoce, in particolare in Asia meridionale, è considerato una violazione dei diritti umani, ma continua indisturbato. Se la tendenza proseguirà con l’andamento registrato fino ad ora, di qui al 2020 circa 142 milioni di bambine si saranno sposate prima di aver compiuto 18 anni, cioè 37 mila ogni giorno, rilevano varie associazioni.
In Italia, invece, una donna su tre è aggredita dal partner e hanno tra i 15 e i 49 anni, più di un terzo sono straniere. Tra quelle gravemente abusate, più dei due terzi accusano sintomi di stress da disordine post-traumatico a tre mesi dalla violenza.
La situazione è talmente grave che è stato attivato uno studio con l’appoggio del Ministero della Sanità, ricavando questi sconcertanti aspetti.
Il progetto è del Centro per il controllo delle malattie e “Revamp (Repellere Vulnera Ad Mulierem et Puerum) – Controllo e risposta alla violenza su persone vulnerabili”, coordinato dall’ISS e dall’Ospedale Galliera di Genova, che fa parte della rete ospedaliera che raccoglie i dati sulla violenza, nell’ambito dell’Injury Database europeo (Idb).
Dallo studio emerge che le bambine sono sempre più sottoposte a violenza, poiché la causa di accesso al pronto soccorso per violenza, è una aggressione sessuale per il 17,9% di quelle fino ai 14 anni. Le conseguenze della violenza sulla salute della donna possono essere fatali, come il femminicidio, l’interruzione di gravidanza.
Oppure, possono essere molto invalidanti come conseguenze di trauma (ustione, avvelenamento o intossicazione) e psicologiche con problemi di salute che includono depressione, abuso di sostanze e comportamenti auto-lesivi, tentativi di suicidio, disturbi alimentari e sessuali. Di fronte questo quadro, è chiaro che la nostra non può essere definita una società civile.
Le violenze quotidiane mortificano tutta la nostra società, senza eccezioni. Seppur prevalente, le donne non sono le uniche vittime, poiché sono diffusi anche le violenze sui bambini e perfino gli uomini subiscono violenze di vario genere.
Si tratta di casistiche minori, ma presenti, ragion per cui occorre riflettere sulle cause e sulle soluzioni. Una di queste è di favorire i corsi sul rispetto delle persone in quanto tali nelle scuole, poiché è la mancanza o il mancato riconoscimento dell’altro e dell’altra che crea questo mostruoso fenomeno.
Francesco Sanfilippo