La rabbia governa la relazione con la contraria e conspecifica filia. Nel rapporto con gli altri o si contro o si è a favore. La radice emotiva di ogni contrarietà ha origine nella rabbia.
La rabbia raggruppa tutte quelle emozioni che determinano un atteggiamento emotivo sfavorevole ed oppositivo. Le cause che la scatenano sono la presenza di un ostacolo al soddisfacimento di un desiderio, l’imposizione di un danno, la frustrazione e la costrizione sia fisica che psicologica.
La rabbia occupa l’area semantica più ampia del lessico emotivo della lingua italiana con ben 357 termini. È uno degli impulsi più difficili da gestire e, infatti, è sempre stato un problema di difficile controllo, però non sempre la rabbia è avversa.
La rabbia possiede da un lato tanto antitropismo dell’attacco generato dalla sfida o dall’aggressività attivata dalla minaccia, dall’imposizione di un danno, da una sottrazione e dall’esclusione.
Dall’altro, possiede altrettanto antitropismo del disprezzo, dell’indignazione o della delusione che portano inevitabilmente agli atteggiamenti di evitamento tipici del “tenersi alla larga” e del “non rivolgere la parola”.
I criteri cui fa riferimento la rabbia, sono l’alleanza, i bisogni di affetto, d’identificazione, di appartenenza e di stima, che disattesi, generano l’ostilità, la quale valuta secondo i vari:
“È contro me! Non mi stima! Non mi vuol bene! Non mi ama!”.
Gli input della rabbia sono tutti gli oggetti e i soggetti che impediscono o che minacciano danni. Il corpo è teso fin quasi all’immobilità o molto mobile ed irrequieto.
I comportamenti conseguenti sono ostili, aggressivi, distruttivi, giudicanti ed oppositivi. La rabbia, anche quando è soltanto irritazione o fastidio, è l’emozione che più le persone cercano di controllare per il malessere che genera in chi la prova e in chi ne è oggetto.
L’espressione facciale è riconoscibile in tutte le culture. Le sensazioni soggettive più comuni sono il calore, l’irrigidimento della muscolatura, l’irrequietezza estrema, la paura di perdere il controllo.
La voce si alza di volume e di intensità, il tono può essere minaccioso o stridulo o sibilante. Il battito cardiaco accelera e aumentano la tensione muscolare e la sudorazione, la pressione arteriosa e l’irrorazione dei vasi sanguigni periferici, perciò si dice “rosso di collera”!
La rabbia è uno stato emotivo che attiva potentemente l’organismo onde passare alle vie di fatto attraverso azioni o semplicemente con espressioni verbali contro persone, oggetti inanimati o anche istituzioni.
Sono, però, gli altri esseri umani la fonte più frequente delle frustrazioni e difficoltà, ed è quindi contro loro che la rabbia esplode.
Ciò accade soprattutto con le persone più intime e vicine. In altre parole, ci si arrabbia con le persone con le quali si è più in relazione, non con quelle che ci sono indifferenti, che cioè attivano il sistema solo minimamente.
Poiché vi è la tendenza a rimuovere dalla coscienza i sentimenti ostili verso le persone, può succedere che per evitare il senso di colpa conseguente, questi sentimenti vengono attribuiti agli altri dei quali se ne teme l’ostilità.
Sono numerosi gli eventi che possono trasformare negativamente la relazione. Tutti hanno in comune l’elemento di “esser contro”. Violenze, tradimenti, abbandoni, sfruttamento, giudizi, ingiustizie sono solo alcuni dei fatti che hanno il potere di scatenare la rabbia.
Quest’ultima può esser malevola e distruttiva quando assume la caratteristica di vendetta o giudizio che rompe la relazione, mentre può essere costruttiva nelle forme dello sdegno e della disapprovazione. Nella rabbia distruttiva interviene un feedback (ritorno) che può spiegare il perpetuarsi di tanta violenza ed è il piacere dell’azione sadica ed onnipotente.
Mentre nell’indignazione si rileva la presenza del piacere della reazione, presente anche nelle reazioni giustizialiste, la rabbia coltivata nel tempo sfocia nell’odio con conseguenze relazionali ed anche fisiche negative.
È risaputo, infatti, accertato e accettato dalla medicina, che lo stato di tensione, generato dalla rabbia nel tempo crei danni al cuore, alle coronarie, alla circolazione e non solo. Perciò, odiare non è salutare e nuoce gravemente alla salute se non si presta la dovuta attenzione.
Ci sono tanti celebri e meno celebri casi che descrivono gli incidenti causati da questo sentimento come Alessandro Magno, perciò meglio non sottovalutarlo o si rischiano azioni inconsulte e non riparabili.
Carlo Bonesso Presidente del Siti e Francesco Sanfilippo