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Resistenza agli antibiotici, occorre potenziare le ricerche scientifiche


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La resistenza dei batteri agli antibiotici sta divenendo un problema primario da affrontare per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)

“Abuso e cattivo utilizzo degli antibiotici sono la prima causa della resistenza agli antibiotici. Un comportamento che riguarda le persone, ma anche i medici quando  somministrano questi farmaci a dosi non adeguate alla cura.

Basta esaminare i dati del sondaggio condotto dall’Oms su 12 Paesi. Su 10 mila persone interrogate, quasi due su tre assumono antibiotici per un semplice raffreddore o un’influenza da virus.

Non solo, un terzo dei malati interrompe la terapia non appena sta meglio, una condotta che aumenta le resistenze al farmaco”.

Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, intervenendo al convegno “Superbugs: Strumenti di intervento nell’era post-antibiotica”, organizzato in collaborazione con  l’associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” onlus, che si è svolto oggi a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana.

Gli ultimi dati prospettano una sorte di ‘apocalisse degli antibiotici

ha spiegato Amato -. La proiezione al 2050 è di 10 milioni di vittime l’anno.

Se non si inverte questo trend con interventi mirati, a partire dalla ricerca, anche le operazioni chirurgiche più semplici in futuro potranno mettere a rischio la vita del paziente”.

“In Europa, secondo gli ultimi dati – ha continuato il presidente – ogni anno, sono 4 milioni le infezioni contratte da antibiotico resistenza. Passando all’Italia, la situazione peggiora perché è il Paese con la percentuale di resistenza agli antibiotici più alta. Le infezioni dei pazienti ospedalizzati colpiscono dal 7% al 10% dei malati, provocando la morte di circa 4.500-7.000 persone.

Un numero allarmante. Ecco perché l’antibiotica resistenza è ormai una vera e propria emergenza mondiale. Si stanno diffondendo germi sempre più resistenti e ci sono sempre meno farmaci per neutralizzarli”.

All’utilizzo scorretto degli antibiotici “si aggiunge un altro elemento non meno importante – ha spiegato ancora Amato –  che sono i tagli alla sanità pubblica.

Tagli che riguardano anche la ricerca, sulla quale invece bisogna investire. Sappiamo che ci sono già alcuni nuovi antibiotici pronti, ma  non sono ancora commercializzati perché devono essere ancora classificati anche in termini economici.

L’emergenza del 2050 sembra lontana, ma già dal 2025 si stimano morti per malattie che prima potevamo curare e che domani non potremo curare più″. “L’Oms ha già invitato gli Stati membri ad elaborare piani d’azione nazionali e la Commissione europea ha identificato nell’AMR (Antimicrobico resistenza) una delle principali priorità della sua agenda politica.

Questo convegno, che si terrà anche a Milano e a Roma, in Sicilia potrebbe già rappresentare il primo passo e motivo di ricerca, oltre che di arricchimento per il territorio. Ci sono centri di eccellenza, come il Rimed, che potrebbero essere pronti, ma che per motivi burocratici restano fermi”.

Ad aprire i lavori del convegno gli interventi del vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo, del presidente dell’Omceo Amato e del segretario nazionale dell’associazione Giuseppe Dossetti.

A seguire, tra le relazioni si segnalano gli interventi di Francesco Vitale, presidente della Scuola di medicina e chirurgia dell’università di Palermo, Giovanni Migliore, vicepresidente nazionale Fiaso (Federazione italiana Aziende sanitarie e ospedaliere) e Roberto Asaro, dirigente dell’ufficio sanitario provinciale della questura di Palermo.

Redazione

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