Cianotossine

Le cianotossine, un fastidioso inconveniente moderno


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Con il riscaldamento del pianeta, molte specie aliene stanno mettendo radici nei nostri mari. Particolarmente temute sono quelle che producono cianotossine.

Per contrastarli, è necessario preparare interventi a medio e a lungo termine, eliminando le condizioni favorevoli alla proliferazione dei cianobatteri. Più facile a dirsi che a farsi, poiché i luoghi di riproduzione sono spesso bacini interni e coste marine dove l’intervento si presenta complesso.

Una particolare attenzione dovrebbe essere rivolta al controllo delle concentrazioni di nutrienti che permettono a queste cianotossine di prosperare. Con il contenimento della loro immissione e il mantenimento di un adeguato bilancio idrico, si dovrebbe eliminare il pericolo.

L’arrivo dell’estate è da sempre identificato con i bagni a mare o nelle acque interne e con l’abbronzatura dopo mesi di duro lavoro o di un convulso anno scolastico.Tuttavia, occorre fare attenzione alla qualità delle acque che si frequentano, così come non si può dimenticare che l’abbronzatura naturale permetterà l’acquisizione di vitamina D, ma anche di fastidiose scottature.

Infatti, le acque marine possono contenere dei cianobatteri. Questi ultimi sono un gruppo di microrganismi fotosintetici distribuiti in tutto il pianeta e nelle acque di superfice ricche di fosfati possono raggiungere densità molto elevate, formando fioriture e schiume.

Sono contraddistinti da una grande variabilità morfologica, con forme unicellulari, coloniali e filamentose. In genere, le cellule sono circondate da uno strato gelatinoso o mucillaginoso, che permette loro di sopravvivere anche in condizioni di siccità. Sono presenti soprattutto nell’ambiente acquatico, dove possono sopportare notevoli variazioni di salinità e temperatura nonché fotosintetizzare anche in condizioni di scarsa luminosità.

La loro maggiore diffusione si verifica nei laghi naturali e negli invasi artificiali. Molte specie di cianobatteri producono tossine e molte che operano nelle acque dolci producono una grande varietà di tossine, dette cianotossine.

Le cianotossine includono le epatotossine, neurotossine, le citotossine, le endotossine associate a disturbi gastrointestinali e infiammatori e le tossine gastrointestinali prodotte da cianobatteri marini. A seguito dell’esposizione a cianobatteri nelle acque di balneazione, i bagnanti possono riportare gastroenteriti, forti emicranie, polmoniti, febbre, mialgia, vertigini, formazione di vescicole.

La presenza di fioriture, schiume, accumuli di materiale formato dai cianobatteri raffigura la situazione più a rischio, soprattutto per i bambini che potrebbero accidentalmente ingerire dosi di cianotossine in grado di causare effetti anche gravi. In caso di corpi idrici interessati da elevate densità di cianobatteri, è di particolare importanza che, oltre al divieto di balneazione, la popolazione sia informata dei rischi, prevenendo incidenti.
Gli ultimi dati riportati da Goletta verde, la barca di Legambiente destinata al controllo delle acque marine italiane, non dà un quadro rassicurante sulla salute delle acque marine siciliane.
Se non s’interverrà, questo humus ambientale favorevole potrebbe divenire un terreno di coltura ideale per queste problematiche.
Grazie al nostro servizio sanitario, si può contare ancora su una rete d’assistenza in riduzione, ma ancora ben funzionate per far fronte a eventuali disagi.
Tuttavia, la prudenza non è mai troppa, per cui se vi trovate in laghi o in lidi marittimi, occorre fare attenzione alle indicazioni delle autorità.

Francesco Sanfilippo

di Francesco Sanfilippo

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