Ignorare l’importanza delle emozioni comporta il non rendersi conto che l’organismo animale possiede strutture e sistemi di comando ampiamente collaudati dalla storia dell’evoluzione.
L’educazione emozionale, da questo punto di vista, diventa allora irrinunciabile.Ne va della consapevolezza del nostro sentire ed emozionare. Inoltre, si corre il rischio di non aver coscienza di quali motivazioni siano messe in campo dall’interazione fra l’ambiente ed i nostri bisogni. Dietro ogni emozione, infatti, c’è sempre un bisogno che reclama.
La paura è il linguaggio del bisogno di sopravvivenza. Mentre la rabbia si attiva quando sono minacciati i bisogni di sicurezza, di appartenenza o stima. Nessuna emozione è inutile, ma tutte sono le portavoce.
Nell’articolo precedente si è detto che l’emozione è un meccanismo di adattamento.
Ad ogni buon conto, ogni meccanismo segue una sequenza secondo momenti ben conosciuti dalla cibernetica, composta da un input, seguito da una valutazione, che attiva il sistema e fornisce un output.
Ad esempio quando prendiamo un ascensore non ci rendiamo conto che stiamo rispettando questa sequenza. Ma funziona proprio così. In input schiacciamo il pulsante di chiamata.
Il sistema valuta se le porte siano chiuse ed ogni meccanismo funzionante. Quindi si attiva, ed in output si spalanca la porta per potervi accedere. Anche l’interazione emotiva rispetta la sequenza descritta nei quattro momenti fondamentali, tutti fra loro intimamente e sequenzialmente uniti, di modo che interagiscono reciprocamente attivando il posso successivo e fungendo da feedback al precedente.
Nelle emozioni l’input è qualunque stimolo che superi la soglia di reazione ed afferisca per vie sensoriali dall’esterno dell’organismo o dal suo corpo al sistema nervoso centrale. La valutazione svolge la funzione di riconoscimento della natura dell’input. L’attivazione è la messa in atto dello schema cerebrale e nervoso di risposta che attiva l’organismo. L’output è la vera e propria risposta all’input, scelta dalla valutazione, preparata e resa disponibile dall’attivazione.
L’output a sua volta diventa input di valutazione delle conseguenze. Non va dimenticato che gli input emotivi non arrivano solo dall’ambiente, ma anche dal corpo e dalla memoria.
Una ferita o una carezza valgono ben un’emozione. Ma anche i ricordi e le preoccupazioni sono input di molte emozioni. Un esempio semplice è la paura. In input troviamo la presenza di qualcosa che viene valutato come pericolo, il quale attiva l’organismo per (in output) fuggire o attaccare.
L’emozione, avendo la fondamentale funzione dell’adattamento contingente, promuove la crescita, preserva l’animale dal rischio per la propria sopravvivenza e dalla perdita della possibilità di riprodursi. L’emozione riveste quindi una funzione irrinunciabile per la comprensione del comportamento animale ed umano.
Senza la riflessione sulla sua funzione, la comprensione è destinata a fraintendimenti o ad una antropologia distorta come la storia del pensiero ci ha abbondantemente dimostrato con tutte le sue ideologie.
Carluccio Bonesso
Presidente SITI