Il villaggio di San Martino Delle Scale sorge a 589 m, poco fuori Palermo e adagiato nella vallata tra Monte Cuccio e Monte Caputo, nei pressi dell’aggregato monumentale che include il monastero benedettino e la Basilica abbaziale dedicata appunto a di San Martino Vescovo di Tours.
Un’antica tradizione vuole l’abbazia fondata da papa Gregorio Magno († 604) e distrutta dai Saraceni nel IX secolo. L’inesistenza di fonti attendibili ha fatto dubitare molti studiosi sulla fondazione “gregoriana” dell’abbazia. Invece, esistono moltissimi documenti che legano l’abbazia alla prima metà del XIV secolo, a partire dall’anno 1347.
Nei documenti, tra cui l’atto di fondazione, vengono fatti i nomi di 6 monaci benedettini del monastero di San Nicola, sito alle falde dell’Etna, i quali furono cooptati dall’arcivescovo di Monreale Don Emanuele Spinola per dar vita ad un monastero nel feudo già allora detto di San Martino, di pertinenza del vescovado, appunto, monrealese.
A capo di questi monaci il beato Angelo Sinisio costruì il primo monastero, accolse altri uomini desiderosi di condividere con lui l’ideale monastico e impiantò quelle attività tipiche dei monasteri benedettini, tra cui la coltivazione dei campi e delle erbe semplici per la cura delle malattie e uno scriptorium per la riproduzione dei codici.
Nei secoli successivi l’abbazia di San Martino si trovò a ricoprire un ruolo di notevole importanza nel territorio circostante. I suoi influssi sono ricordati dagli storiografi sia in campo civile che ecclesiastico.
Non può essere taciuto il nome di Giuliano Mayali († 1470), il monaco che fu anche ambasciatore del Re Alfonso presso il Bey di Tunisi e che guadagnò al tesoro dell’abbazia il ricco manto regale del sovrano musulmano, oltre le preziose reliquie della Santa Croce e della Sacra Spina, oggi conservate in altrettanti reliquiari, entrambi opera dell’argentiere Pietro di Spagna, realizzati nella seconda metà del XV secolo. Al suo interno oggi possiamo ammirare numerose opere d’arte tra le quali le tele di Pietro Novelli, Filippo Paladini, Zoppo di Gangi, Paolo de Matteis, Stomer ed altri fiamminghi, raffinati marmi, l’immenso coro ligneo ad intarsi lungo 20 m, opera cinquecentesca napoletana degli scultori Benvenuto Tortelli da Brescia, Nunzio Ferrara e G. B. Vigilante, completato, nel ‘700, da Nunzio di Paola e Pietro Marino. L’organo, cinquecentesco, restaurato e ripristinato, è tra i più armoniosi e potenti di quelli ancora funzionanti in Sicilia. Altre sublimi opere sono il portale marmoreo trecentesco, ornato da formelle raffiguranti il Mistero Pasquale e la sacrestia con i suoi marmi policromi e legni scolpiti.
La Cappella delle reliquie custodite nella storica abbazia, vanta il possesso di 4 corpi di Santi e 1253 reliquie tra cui reliquie della Santa Croce e della Sacra Spina, oggi conservate in altrettanti reliquiari, entrambi opera dell’argentiere Pietro di Spagna, realizzati nella seconda metà del XV secolo.
Tutte le statue, i medaglioni ed i busti scultorei, eseguiti in pietra nera di paragone e marmo candido, numerosissimi nel complesso, sono opera di Frà Guglielmo Benedetto Papillonia.
La monumentale fontana dell’Oreto, così come il gruppo scultoreo del vescovo di Tours, sono di Ignazio Marabitti. Oggi l’abbazia continua a svolgere un ruolo molto importante per la comunità montana di San Martino delle Scale con la sua attività parrocchiale intorno alla quale gravitano diversi gruppi e movimenti cattolici, il Coro Martiniano che vanta anche una recente esibizione all’auditorium della RAI, oltre alle altre attività tipicamente monastiche come: Il restauro del libro, la vendita di erbe officinali e di prodotti tipici e la produzione di un’ottima birra d’abbazia “HORA BENEDICTA” che vanta riconoscimenti di livello nazionale.
Redazione