L’infertilità dell’uomo e delle donne in Italia è seria e la questione assume dei risvolti vitali per la tenuta della nostra società che demograficamente sta declinando.
Sempre meno coppie fanno figli e pure stentatamente, mentre lo Stato, finora, non è stato d’aiuto alle famiglie. Le cause sono tante, ma mai nessun Governo ha messo in evidenza quest’aspetto finora, anche quando il fenomeno è apparso nel 1980 con il pareggio tra morti e nascite.
Da allora è stato un lento declino senza soluzione di continuità, ma ora si sta velocizzando. Se questo andamento negativo non sarà rovesciato, il nostro sistema socio-economico non resisterà. Già da adesso si assiste alla contrazione dei servizi da parte dello Stato in ambiti quali quello sanitario. Infatti, i giovani fanno domanda di beni e ciò sostiene la nostra economia.
Sta destando parecchie polemiche la campagna del Governo sulla questione spinosa dell’infertilità. A questo proposito, il Governo ha promosso il primo “Fertility day” (Giorno della Fertilità) per il 22 settembre. Quest’evento è promosso dal Ministero delle Salute, guidato dal ministro Beatrice Lorenzin, per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione. Gli obiettivi di quest’azione sono molteplici poiché si vuole porre l’attenzione sul pericolo della denatalità nel nostro Paese, sulla bellezza della maternità e paternità e sul rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori.
A questi va aggiunta anche l’attenzione della Medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini. La Direzione Comunicazione e la Direzione Prevenzione ha puntualizzato “La Giornata costituisce una delle azioni di prevenzione dell’infertilità previste dal Piano Nazionale per la fertilità, elaborato nel maggio 2015 dagli esperti del Tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e prevenzione delle cause di infertilità.
L’iniziativa, che vede il coinvolgimento di giovani, insegnanti, famiglie, medici e operatori sanitari, associazioni, società scientifiche, federazioni e ordini, farmacie, scuole e comuni, sarà articolata in momenti di approfondimento scientifico con esperti del settore attraverso delle tavole rotonde che potranno essere seguite via streaming e saranno allestiti dei villaggi nelle piazze di città italiane in cui la popolazione potrà avere consigli e ricevere materiale informativo.
Scopo della Giornata è d’informare correttamente la popolazione sui temi della fertilità, della salute riproduttiva, e sui fattori che possono metterla a rischio”.
Non sono mancati numerosi personaggi dello spettacolo che l’hanno trovata offensiva e discriminante proprio nei confronti di chi ha problemi di fertilità. Il web e i social, poi, si sono scatenati, massacrando il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e quest’iniziativa portata avanti dal suo Ministero.
Certamente, il linguaggio poco diplomatico con cui è stato promosso presso l’Opinione pubblica, non sta centrando gli obiettivi prefissati. In realtà, si corre il rischio di non guardare il vero problema di questo Paese seppellendo un’iniziativa lodevole del Governo sotto una caterva di critiche e sarcasmi che non permettono un’analisi costruttiva della questione. Mi spiego meglio, facendo un breve passo indietro al secolo scorso e riportandomi ai nostri giorni.
La politica sulla fertilità se tale può essere definita, inizia con il fascismo che per questioni di prestigio e potenza sfavorisce in tutti i modi il celibato. Per scoraggiare i celibi, s’impongono tasse e si favoriscono al massimo i matrimoni e la buona salute dei giovani attraverso l’educazione fisica.
Con l’avvento della Repubblica, tali energiche politiche sono abbandonate e si passa all’eccesso opposto, tant’è che di fronte ai cambiamenti sociali, non sempre i Governi sono così attenti. Una politica per salvaguardare la fertilità e la natalità, anche aiutando con misure reali la popolazione femminile e le famiglie in genere, non c’è mai stata e il peso è ricaduto sulle famiglie. A questo vanno aggiunte mode provenienti prevalentemente dagli Usa, che incoraggiavano la libertà delle donne, scordandosi dei soggetti più deboli, i bambini, tanto che si è arrivati all’aberrazione di hotel, oggi, che rifiutano famiglie con bambini. La questione è d’importanza vitale, poiché la fertilità e natalità hanno dei risvolti importantissimi per la sopravvivenza economica e sociale di un Paese. Uno Stato per sopravvivere deve salvaguardare la sua economia che procura le risorse necessarie.
Però, un’economia fiorisce se ha una popolazione giovanile numerosa, poiché i giovani domandano beni che le aziende producono e più sono le richieste, più le aziende prosperano.
Quando la domanda di beni diminuisce perché le richieste non sono più così numerose, le aziende vanno in sofferenza. Poi, non sempre la domanda estera è in grado di coprire questo deficit, poiché entrano in gioco altri sistemi industriali più redditizi del nostro. Se a questo dato, si aggiungono l’elevata pressione fiscale e la mancanza di spesa pubblica per limitatezza delle risorse dovuta alla pessima gestione delle casse pubbliche, si arriva al declino economico.
Già oggi, i tagli alle spese pubbliche nei servizi sociali e nella sanità costituiscono una spia, amplificata dall’Istat che ha certificato che da due anni abbiamo il più basso indice di nascite europeo dai tempi dell’Unità d’Italia (1861). Inoltre, l’immigrazione vista da molti come ad una soluzione ai problemi demografici, non dà, in realtà, garanzie, poiché le nuove generazioni acquisiscono i difetti e le nostre abitudini che non aiutano la demografia.
Un ruolo non secondario l’hanno anche le malattie veneree o altre come l’endometriosi o l’immancabile diabete che portano anche conseguenze negative sulla fertilità umana, oltre che costituire un pericolo per la salute a prescindere.
Francesco Sanfilippo