La situazione nelle carceri italiane resta sempre grave, ma ci sono segnali positivi che emergono con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute delle persone private della libertà personale facilitando l’operato dei medici attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Federsanità ANCI e il Ministero della Giustizia hanno definito una modalità innovativa il 3 luglio 2015 per la gestione della salute nei penitenziari, garantendo cure che fino ad oggi sono state erogate con grandi difficolta. Si tratta di costi importanti e spesso non è stato facile fornirle a chi vive all’interno di un penitenziario da detenuto per le ovvie circostanze. L’accordo prevede l’adozione del Diario Clinico del Detenuto, sia per gli effetti di continuità terapeutica, quando questo è affetto da patologie croniche, sia per terapie ritenute necessarie. È una conquista dei diritti dei detenuti, tanto auspicata e rivendicata dalle famiglie e dalle associazioni di volontariato. Da quando il decreto DL 230/99 e successivo D.P.C.M. 1 aprile 2008, le Regioni hanno assunto la piena competenza della sanità, le azioni di miglioramento sono state ben poche e molto agognate. Tuttavia, c’è molto da fare, non si deve dimenticare la necessita dei supporti psicologici e la prevenzione al suicidio che è un fenomeno diffuso con numeri spaventosi. Quindi, Federsanità Anci e il Ministero della Giustizia, Dipartimento Giustizia Minorile e le comunità, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per sostenere la cura del detenuto nel suo periodo di detenzione. Inoltre, hanno fornito concrete opportunità di riqualificazione professionale per i detenuti e favorito la condivisione e la gestione dei loro dati sanitari per migliorare la comunicazione sulla continuità delle cure somministrate.
Il Decreto del Consiglio dei Ministri del 1° Aprile 2008 ha disposto il definitivo passaggio di tutte le funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali dell’assistenza penitenziaria al Sistema Sanitario Nazionale. Sono state definite, oltretutto, le competenze sanitarie delle Asl e il modello organizzativo delle Unità Operative di medicina penitenziaria, con compiti di coordinamento e gestione delle attività di assistenza negli istituti penitenziari. In realtà, l’assistenza medica ai detenuti presenta diverse problematiche, non solo di tipo sanitario, ma anche economico e gestionale. A fronte di un’età media contenuta (65+ < 10%), una forte componente della popolazione carceraria soffre di dipendenze (per alcol, fumo e droghe) e vive in condizioni di sovraffollamento e di forte disagio psicologico. La Simspe, (Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria) nel 2014 ha effettuato una ricerca sullo stato di salute all’interno degli istituti penitenziari ed è emerso che il 60-80% dei detenuti soffre di almeno una patologia, spesso cronica. Le malattie maggiormente diffuse nelle carceri risultano essere le malattie infettive, i disturbi psicologici, le tossicodipendenze, le malattie osteoarticolari, quelle cardiocircolatorie, malattie metaboliche e dermatologiche. Il Presidente della Simspe Luciano Lucania, ha dichiarato: “Pur nel rispetto delle norme generali e delle regole dell’istituzione, va data una risposta sanitaria del tutto peculiare, non diversa, ma specifica. Il protocollo siglato da Federsanità ANCI mira a fare dell’attività sanitaria in ambito penitenziario una tassello del Servizio Sanitario Nazionale. Ho sempre creduto in questo principio, fondante la riforma, pur in presenza di una medicina penitenziaria che è spesso medicina sociale, delle marginalità, delle problematiche di salute amplificate dalla detenzione, di quel disagio che dalle periferie esistenziali spesso si sposta alle carceri. Non è un contesto facile, né facilmente gratificante. Ma è un contesto di sanità vera, dove sì contano le capacità professionali, ma ancor di più quelle umane”. Il Presidente di Federsanità Anci Angelo Lino Del Favero ha spiegato: “Per molte Aziende Sanitarie Locali si configura la necessità di promuovere un’attività di medicina ‘in rete’ nelle Carceri che contempla l’impiego di soluzioni innovative anche per gli Istituti di Pena”. Il Segretario generale della Federsanità ANCI, Lucio Alessio D’Ubaldo, ha aggiunto: “Bisogna cambiare il modo di ‘fare’ sanità all’interno delle carceri, non solo in funzione della mutata forma giuridica del servizio, ma soprattutto nel rapporto con l’uomo e la donna detenuti.
Una maggiore disponibilità di informazioni e la circolarità delle stesse fra gli Operatori dei processi sanitari contribuisce in modo evidente al miglioramento della salute e all’abbattimento dei costi. Il Protocollo d’Intesa punta al raggiungimento di questi obiettivi mediante una revisione profonda delle attuali modalità organizzative-operative, basata sulla “digitalizzazione” dei dati sanitari in ambito penitenziario”.
Girolamo Calsabianca
Dott. Dario Bellomo
Carceri. Da oggi garantite maggiori cure ai detenuti grazie alla telemedicina Ministero della Giustizia Siglata intesa con Federsanità
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